La Galleria Arianna Sartori di Mantova, in via Ippolito Nievo 10, presenta la personale dell’artista Ornella Reni intitolata “L’immaginario delle nuvole”. La mostra sarà inaugurata sabato 19 aprile alle ore 17.30 alla presenza dell’artista, nata a Gonzaga (Mn) e che vive e lavora da molti anni a Como. La personale rimarrà aperta al pubblico fino al prossimo 8 maggio 2014 con orario dal lunedì al sabato 10.00-12.30 e 16.00-19.30, chiuso festivi.
Alla ricerca dell’armonia
L’opera di Ornella Reni è da sempre frutto di una approfondita ricerca, che privilegia la presa di coscienza, la meditazione, l’ascesi anziché l’inseguimento della forma pura e semplice. Fa prevalere l’interiorità sull’esibizione esteriore. Per questo ogni suo impulso inventivo con materie diverse, dalla tela o dalla tavola dipinte ad olio alla scultura a tutto tondo o ai bassorilievi in legno, cartapesta, terracotta, non nasce dalla necessità di tentare tecniche nuove ma di applicare queste tecniche ad altrettanti motivi d’ispirazione. Inoltre, seguendo questa linea di continuità, l’artista si è sempre mantenuta coerente con la sua formazione cristiana, tenendo in massima considerazione i valori della vita in tutte le diramazioni e del destino umano. Ed era quindi logica per lei l’assunzione di un modulo espressivo dalla natura prevalentemente simbolica, nella quale s’inserisce una ritta condensazione di significati.
Il percorso di sperimentazione si dirama in successivi periodi, senza mai perdere di vista l’originaria giustificazione di contenuto: dal richiamo all’immagine della foglia quale metafora dell’esistenza e della sua conclusione, si passa ai ritratti di persone o animali e la loro sublimazione in archetipi mitologici, all’attenzione ammirata per l’armonia intrinseca delle creature floreali. Fra l’uno e l’altro periodo, si è inserita un’esperienza di grande valore umano, l’assistenza dell’autrice a malati psichici insegnando loro ad esprimersi e comunicare attraverso Farte, con risultati sorprendenti documentati in una pubblicazione.
Plurime attività, suggestioni e stimoli emozionali, vari orientamenti basati su un’unica matrice spirituale, sfociano oggi in un’estrema rarefazione di linguaggio e nell’assunzione di uno spazio astratto che rappresenta invece qualcosa di estremamente concreto, i termini fondamentali dell’esistenza stessa ritrovati nel genoma umano. In esso, nel principio vitale che racchiude i cromosomi dei sessi, l’autrice individua il conflitto di due opposte tendenze dinamiche, che conducono l’una al disordine, l’altra all’ordine, in una dimensione cosmica.
Ed ecco, delineando la possibilità di scegliere un indirizzo di equilibrio nel fermentante caos degli istinti, che l’arte diventa il mezzo più convincente per suggerire la possibilità di una via di uscita, o quantomeno di una speranza della vera pace che dovrebbe regnare nel inondo, affratellando i popoli. Se infatti l’arte, intesa nel senso più nobile del suo esercizio creativo, è quanto si avvicina di più al rispecchiamento dell’armonia che regna nel Creato, il generoso tentativo della Reni di interpretarne il compito salvifico si traduce in una iconografia allusiva, in una scrittura di segni, in una sintesi che si presenta con disarmante semplicità, come un francescano ritorno alle origini. Alle origini, s’intende, dell’arte che comunica valori di perenne importanza sociale, stabilisce relazioni fra le persone, innesca salutari processi di riflessione siili essenza della condizione umana. (Alberto Longatti)