Figurine sacre ritagliate dai libri pop up e alieni troppo “umani” dal forte accento napoletano: questi sono gli ingredienti del poliedrico mondo messo in scena da I Sacchi di Sabbia. La compagnia toscana, che si è distinta sul piano nazionale grazie all’invenzione di linguaggio minimale e coinvolgente sempre in bilico fra comico e tragico, ora si applica nientemeno che a due opere agli antipodi e particolarmente evocative: “Abram e Isac. Sacra rappresentazione in cartoon” e “Il ritorno degli Ultracorpi. A science fiction” in programma da venerdì 7 a domenica 9 marzo, ore 21 a Teatri Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; www.teatridivita.it; infoline: 051.566330).
Creativi, animati da un sano gusto per la provocazione intelligente, per la rilettura di consolidate traiettorie letterarie, I Sacchi di Sabbia, diretti da Giovanni Guerrieri, giocano con i generi e le atmosfere. In “Abram e Isac” è il libro pop-up il motore del movimento narrativo, mentre “Il ritorno degli Ultracopri” riprende il film cult di fantascienza “Invasion of the Body Snatchers” di Siegel per una rilettura teatrale declinata con modi che attingono al teatro di Eduardo De Filippo.
In scena Arianna Benvenuti, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Giulia Solano, Gabriele Carli e Enzo Liliano. Gli spettacoli dei Sacchi di Sabbia sono in coproduzione con Federgat, Armunia e la Compagnia Sandro Lombardi, e con la collaborazione del Festival Castel dei Mondi di Andria.
Ancora una volta la ricerca de I Sacchi di Sabbia si basa sull’essenzialità comunicativa, sull’intrecciarsi di serio e comico, sulla sperimentazione di diversi linguaggi artistici (che spaziano dalle arti visive al mezzo cinematografico, dall’esercizio vocale a un ritmato andamento teatrale), nel presentare due performance apparentemente distanti l’una dall’altra, ma al contrario unite dal file rouge dell’ironia, marchio di fabbrica della compagnia.
“Abram e Isac. Sacra rappresentazione in cartoon”, scritto da Giovanni Guerrieri e liberamente tratto dalla quattrocentesca “Rappresentazione di Abramo ed Isac” di Feo Belcari, vede in scena tre figure femminili intorno a uno scranno (Arianna Benvenuti, Giulia Gallo, Giulia Solnano), che alzano pile di libri e poi le smontano metodicamente, aprendo un po’ alla volta finestre di racconto. Paesaggi e figurine di carta ritagliata che affiorano dalle pagine dei libri come evocazioni di un mondo in bilico tra quotidianità rurale e lampi di divino. L’ombra di un angelo, l’ascesa di Abramo e Isacco sul monte Moria, i bisbiglii degli animali notturni e la gioia dello scampato sacrificio: la regia di Guerrieri è una partitura fatta di nuances e di sonorità, segni arcani e silhouette ironiche. La vicenda di Abramo e Isacco è così raccontata con la “suspance misteriosa di un X-File, la grazia leggera di un fumetto, la stilizzata eleganza di un canto gregoriano” (Rossella Battisti, L’Unità).
In “Il ritorno degli Ultracorpi. A science fiction”, che vede in scena Gabriele Carli, Giulia Gallo, Enzo Illiano, Giulia Solano e Giovanni Guerrieri, la vicenda prende spunto dal romanzo di fantascienza di Jack Finney ,“The Body Snatchers”, in cui l’invasione del pianeta Terra è scatenata da alieni capaci di clonare perfettamente i terrestri. La duplicazione avviene all’interno di grossi baccelli, che si schiudono una volta compiuto il processo di imitazione e danno vita ad essere umani privi di sentimenti. La trasposizione cinematografica, ad opera di Don Siegel nel ’56, lo trasformò in un cult del genere. Nella versione dei Sacchi di Sabbia però, la clonazione raggiunge il risultato ben diverso generando “umani” altruisti, sensibili e sentimentali, che si commuovo ascoltando l’Aida di Verdi e s’identificano coi giovani amanti destinati alla morte. Lo spettacolo è esilarante grazie all’utilizzo di una “lirica dialettale” in cui il richiamo alla farsa è evidente in molti aspetti. Il tema del doppio, dei sosia è un classico del teatro, da Plauto a Pirandello e diventa qui occasione per la Compagnia di una “riconciliazione” con la tradizione teatrale, con la commedia in senso arcaico, quella dei carnevali, delle feste dei folli, dei riti di propiziazione. E, nello stesso tempo, fornisce il pretesto – grazie all’idea dei sostituiti – di immaginare l’uomo del futuro. Il passato e il presente, la commedia antica e la fantascienza, vecchie tecniche di teatro e misteri spaziali, si fondono nello sforzo di dar luogo ad altre forme del reale.
TEATRI DI VITA
Centro Internazionale per le Arti della Scena
Via Emilia Ponente 485 – 40132 Bologna – Italia