Gio. Nov 21st, 2024

Mario Esposito

Un oggetto di vastissime dimensioni, un grande insieme di associazioni legati insieme dalla reciproca forza di gravità ….. La definizione di un fenomeno spaziale si trasforma nella descrizione di un’esistenza creativa. L’universo pittorico di Mario Esposito, in effetti, spazia dalla micro particella di polvere stellare al macro agglomerato di astri, unendo tutto con la vitale dinamica del colore. La percezione visiva dei segnali nervosi che la retina invia al cervello quando assorbe le diverse lunghezze d’onda della luce poteva rimanere anche solo l’illustrazione di un processo biofisico, ma da quando l’essere umano è cosciente questo contatto tra vista e visto catalizza, oltre il processo sensitivo, un intero mondo emotivo. L’azione sensibile, morale, etica ed estetica del colore e dunque i suoi aspetti sentimentali e soggettivi, diventano conditio sine qua non per il mondo artistico, colpito dalla grande Teoria dei colori di Goethe. Evidente che si tratti di non solo un puro fenomeno fisico, la cromia diviene qualcosa di vivo, che origina nella natura, ma che si realizza nel meccanismo della visione. Perde così importanza il grande quesito tra il bianco che si scompone nel spettro dei colori puri e il nero che si compone dalla somma degli stessi. L’accento cade definitivamente sulla forza latente di un elemento capace di esistere solo nel momento d’incontro e interazione tra uomo e mondo esterno.

 

Massimo Renzi

Le gioie del giovane Werther

Un uomo formatosi secondo le regole non farà mai nulla di assurdo e di cattivo, come chi si modella sulle leggi della buona creanza non sarà mai un vicino insopportabile, né potrà divenire un vero scellerato; ma tutte le regole, si dica quello che si vuole, distruggono il vero sentimento e la vera espressione della natura.

Una citazione di Goethe, una citazione del suo romanzo più romantico, I dolori del giovane Werther, è il primo passo per affrontare il lavoro artistico di Massimo Renzi, dipintore che scopre la pittura come autodidatta e quindi ne mantiene “la vera espressione della natura”.

Sono diverse le strade che partono dai lavori di Renzi. Una di esse segue le orme di Friedrich e Turner, del Romanticismo alla fine del XVIII secolo, con le atmosfere oniriche di paesaggi inghiottiti di nuvole, ma anche le cromie venete, morbide e vaporose, di Tranquillo Cremona e di tutta la maniera scapigliata dell’impressionismo nostrano alla fine del’800. Altra strada è quella della visione personale della natura, la più grande musa di ogni animo creativo. Le strade corrono parallele e si potenziano a vicenda, dove la prima porta alla maestria dell’esperienza e la seconda all’unicità del talento.

Colori limpidi e paesaggi nitidi e luminosi sono il risultato dell’esteriorizzazione dei sentimenti interpretata al meglio sempre dalle parole di Goethe:

Non vi è al mondo gioia pura e calda come quella di vedere una grande anima che si apre a noi.

Renzi utilizza 13 colori e spazia nelle loro sfumature per ottenere tonalità complementari.

 

Stefano Manzotti

L’ immagine seducente di un quadro si esprime attraverso un’infinità di informazioni che creano collegamenti sensoriali nel fruitore che gode dell’esperienza ottica, ma ancor prima nel traduttore-artista, in una visione interiore che riemerge come fusione lavica all’esterno, comprimendo ogni particella di forma e di colore nell’immagine pittorica e se si condivide il pensiero di R. Arnheim che l’arte è qualcosa che ci soccorre nei momenti di difficoltà ed è strumento che ci aiuta a capire l’umano divenire, così a far fronte agli aspetti terrificanti di tali condizioni, è che la creazione di questa immagine piena di un ordine denso di significato offre un rifugio dall’insopportabile confusione della realtà esterna.

Una sera vidi animarsi su di una piccola sedia un corpo di violino senza testa e mi chiese, con il suo cuore di legno , di bere e di fumare la pipa. Era pronto e aspettava impaziente di essere ritratto nelle sue funzioni che, pacatamente e orgogliosamente, rivestiva in quei giorni di seduta in atelier.

 

Filippo Guicciardi

Tutto è in funzione del movimento, di una dinamica concezione dell’immagine che sia salto, vertigine e rivoluzione.

La particolare tecnica utilizzata da Filippo Guicciardi è il frutto di successive e progressive fasi di montaggio, un’azione compositiva proattiva che si produce nel tempo e nello spazio dell’opera. L’immagine viene lasciata libera di muoversi assieme alla visionarietà fantasiosa e creativa dell’osservatore, il quale assume un ruolo non subalterno, ma parallelo e paritario a quello dell’artista nella concezione estetica così come nel completamento formale dell’opera d’arte.Non c’è un tempo cronologico, misurabile, ogni punto di riferimento annega e si smarrisce nel flusso di un dinamismo continuativo che racconta i gesti di un passaggio senza principio e senza fine.

Ancora di più: il quadro diviene simulacro, correlativo oggettivo di un piano quadridimensionale entro il quale modificare le direttive e l’apparato testuale dell’oggetto.

Ciò che viene rappresentato non è ciò che è e viceversa, in ragione di una interpolazione visiva tesa a risaltare – potenziandolo – il mistero del fluire circolare dell’esistenza.

 

Critica: presentazione serata a cura di Alberto Gross

Curatore mostra: Deborah Petroni

 

Galleria d’Arte Contemporanea Wikiarte

in Via San Felice 18 – Bologna

Sito: www.wikiarte.com

Durata mostra:

dal 11 febbraio al 27 febbraio 2014

da mercoledì a sabato dalle 11.00 alle 19.00 orario continuato

domenica e martedì dalle 15.00 alle 19.00

e lunedì chiuso.

Ingresso gratuito