Sab. Nov 23rd, 2024

L’esposizione “RAW moments” è composta da 18 lavori di Carlo Corradi, realizzati tra il 2007 e il 2013 e stampati su 3 diversi formati: alluminio, pannello in forex e poster. La mostra, a cura di Anna Mola, sarà visitabile presso lo Spazio RAW di Milano (C.so di Porta Ticinese 69), dal 12 al 28 febbraio.

Gli scatti sono tutti stati realizzati in digitale e modalità raw, con una forte sottoesposizione, indipendentemente dalle condizioni di luce naturale. Il sensore, messo “sotto stress”, produce immagini completamente nere sul display, che appaiono poi in camera chiara. Il fotografo non è quindi in grado di controllare il risultato finale e da ciò scaturisce una visione insolita e quasi primordiale della realtà quotidiana, in cui ogni giorno si è immersi.

Nell’epoca in cui si grida, da più parti, alla morte della fotografia, Carlo Corradi accoglie il monito come una sfida, ricordando a tutti che l’epoca del digitale è agli albori e la strada da percorrere è ancora lì tutta da inventare. Il denominatore comune di questa mostra – e in generale della ricerca sperimentale del fotografo – è dunque proprio l’uso e la nuova interpretazione della macchina digitale e di ciò che può realizzare non al massimo, ma al minimo, o addirittura privata, paradossalmente, delle proprie specificità tecnologiche. Non è quindi un tema o un genere ad accomunare queste immagini, ma piuttosto una tecnica, una forma attraverso cui si veicola un modo inedito di percepire la realtà. Riducendo l’apertura del diaframma, aumentando molto la sensibilità e sottoesponendo al limite della possibilità, il sensore è spinto oltre i limiti delle capacità programmate nel software; se fosse un umano, diremmo che è posto in una condizione di difficoltà. Per questo, esso restituisce immagini in parte o del tutto scure; immagini che diventano poi visibili in camera chiara. Sono immagini, inoltre, piene di rumore digitale, dust spots e altre imperfezioni che vengono normalmente considerati errori, ma che qui sono funzionali al progetto. In questo processo emerge in maniera evidente l’“inconscio tecnologico” di cui parla Franco Vaccari («Non è importante che il fotografo sappia vedere, perché la macchina fotografica vede per lui», F. Vaccari, Fotografia e inconscio tecnologico). Lo scopo di Corradi è, infatti, utilizzare la macchina fotografica innanzitutto come apparecchio per registrare la realtà. Qualunque estetica compositiva, ricerca di inquadratura e prospettiva artistica è qui messa da parte; d’altronde l’autore è obbligato a farlo, essendo impossibilitato perfino a controllare, sullo schermo della reflex, la porzione di realtà immortalata.

Il sensore si comporta come un neonato, che scopre ciò che lo circonda con curiosità, cercando di memorizzare più stimoli visivi possibili, lasciandosi attraversare da quei pochi segnali luminosi che percepisce. Allo stesso modo il fotografo può solo immaginare ciò che ha scattato e comprende, dalle immagini che vede “apparire” in post-produzione, un modo insolito di rapportarsi a ciò che lo circonda. In questo senso, gli oggetti di casa, gli animali, le case, i passanti, la città, per quanto presenti e inflazionati nell’immaginario visivo di ciascuno – fotografo e non – acquistano una nuova dimensione: decontestualizzata e a-prospettica, per certi versi onirica.

Ne risultano fotografie oggettive in modo naturale, non catalogabili in un genere prestabilito. Esse sono capaci di aprire possibilità di riflessione su vari argomenti: sulla frenesia della vita contemporanea, la solitudine, il cambiamento, la desolazione di un paesaggio urbano sempre meno a misura d’uomo. Pur non essendo un effetto ricercato, in alcune è possibile ritrovare la desolazione di Ghirri o la sobria, fredda alienazione descritta dai coniugi Becher nelle loro griglie di silos e gasdotti.

Molte interpretazioni scaturiscono dunque dalle stesse immagini, che a questo punto fungono da stimoli visivi per arrivare a diversi concetti. Il punto di partenza resta comunque “raw”: senza elaborazioni. Il titolo contiene, forse, la migliori definizione di questo lavoro: origini, materie prime, da cui iniziano vari percorsi.

Le serie complete di immagini (più di 60 fotografie), insieme a vari commenti critici e altri contributi, sono raccolti nella pubblicazione RAWS, fotografie di giorni liquidi | pictures from liquid days, ed. Blurb. L’opera verrà presentata da Fulvio Bortolozzo, fotografo riconosciuto a livello nazionale e docente nei corsi triennali di grafica e fotografia dell’Istituto Europeo di Design di Torino (IED), il 20 febbraio alle ore 18:30 presso lo Spazio RAW.

 

Spazio RAW

Corso di Porta Ticinese 69, Milano

Dal lunedì al venerdì dalle 15:00 alle 19:00, opening 12 febbraio dalle 18:30

Presentazione del libro RAWS, fotografie di giorni liquidi | pictures from liquid days, ed. Blurb: 20 febbraio, h. 18:30

www.spazioraw.it