Gio. Dic 26th, 2024

E’ l’autore teatrale italiano più sorprendente e magmatico: Antonio Tarantino. A lui Teatri di Vita dedica un intenso weekend, con due spettacoli e un incontro. Un’occasione per conoscere meglio l’inventore di visionarie narrazioni moderne, dove l’alienata contemporaneità assume il volto di antichi miti. Si inizia venerdì 15 novembre, ore 21, con lo spettacolo “Piccola Antigone e Cara Medea”, dove i due testi di Tarantino sono intrecciati nella regia e interpretazione di Teresa Ludovico (con Vito Carbonara; produzione Teatro Kismet OperA). A seguire, la stessa sera, incontro con Antonio Tarantino e Massimo Lechi, autore del libro “L’eresia del dolore. Il teatro di Antonio Tarantino” (ed. Titivillus) che sarà presentato in questa occasione (saranno presenti anche i curatori della collana Cristina Valenti e Stefano Casi). Infine, sabato 16 e domenica 17 novembre, ore 21, tocca a Francesca Ballico, che dirige e interpreta “Cara Medea”, in una versione multilinguistica. Il tutto a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; www.teatridivita.it; infoline: 051.566330).

Con “Cara Medea” e “Piccola Antigone” Antonio Tarantino riporta i miti nella nostra storia recente, nei sobborghi di città degradate o distrutte dalla guerra. Il risultato è un viaggio in quella modernità che ci abita, ci lacera e ci pone tante domande, una per tutte: l’altro. Le protagoniste di queste storie vomitano parole feroci e banali per sfuggire, spesso, al dolore di un vivere quotidiano che le stringe in una morsa inesorabile e le paralizza. “Piccola Antigone” è la storia di una prostituta che incontra un cliente che si svelerà essere poi Edipo, suo padre. In “Cara Medea”, la protagonista è un’ex deportata, rinchiusa in un lager dopo aver ucciso i figli, che percorre un’Europa post bellica per raggiungere il suo Giasone a Pola.

Antonio Tarantino è nato a Bolzano nel 1938. Pittore, irrompe sulla scena teatrale italiana a 55 anni, quando vince il Premio Riccione per il teatro nel 1993 per Stabat Mater e La passione secondo Giovanni, le prime due parti di una tetralogia dal titolo Quattro atti profani, progetto di scrittura che, a partire dalla suggestione evangelica, arriva alla rivisitazione dei miti di Antigone e Medea. Successivamente Tarantino esplora gli anfratti della storia recente in Materiali per una tragedia tedesca, La casa di Ramallah e La Pace.

Nel 2009 Ubulibri, la casa editrice di Franco Quadri, primo grande sostenitore di Tarantino, pubblica la raccolta Gramsci a Turi e altri testi.

La monografia “L’eresia del dolore. Il teatro di Antonio Tarantino” di Massimo Lechi (ed. Titivillus) ricostruisce per la prima volta una delle più sorprendenti esperienze letterarie e artistiche del teatro italiano contemporaneo, evidenziando le peculiarità di una scrittura indomabile e vorticosa, e le oscure suggestioni di un immaginario in cui il mito e il sacro, l’ideologia e la sofferenza terrena si confondono nel magma della Storia. Un percorso articolato, che attraversa l’analisi dei testi e si arricchisce di materiali inediti, accompagnati dalle parole dello stesso Tarantino e dei protagonisti e testimoni di un irripetibile caso teatrale.

Questi personaggi, spesso portatori di mitiche ferite, chiedono all’attore di essere incarnati così come si presentano: nudi e crudi, senza nessun giudizio. Frequentando un laboratorio di drammaturgia condotto dall’autore ho compre- so la sua necessità di scorticare le belle parole per trovare la voce, magari rauca, di quella umanità che ha paura dell’altro, che si sente continuamente minacciata e che vive di doppiezza. Le storie di Tarantino si svolgono in interni, in spazi chiusi, ma sono sempre il riflesso del fuori e della Storia. Con leggerezza e ironia riesce a coinvolgere lo spettatore in temi di grande impegno sociale.

Un teatro politico ?! (Teresa Ludovico)

Teresa Ludovico è stata assistente alla regia di Marco Martinelli e attrice in alcuni suoi spettacoli. Si è avvicinata al teatro musicale scrivendo e interpretando “Medea, Opera senza canto” di Giovanni Tamborrino. Dal 1993 fa parte del Teatro Kismet OperA di Bari, dal 1998 ne è regista stabile e dal 2011 ne cura la direzione artistica. Per la Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli, Teatro Kismet e Conservatorio N. Piccinni cura la regia dell’opera lirica “Il principe porcaro” di Nino Rota diretta dal maestro Nicola Scardicchio, che riallestisce per Birmingham Repertory Company e City of Birmingham Symphony Orchestra.

Medea la barbara, la straniera, porta la voce di lingue sconosciute, la ferita della carne degli uccisi, il sacrificio dei figli, fatti a pezzi per Giasone, il moderno, lo scaltro, il pragmatico. Nella versione di Antonio Tarantino dietro i nomi del mito si arrabattano due disgraziati, offesi dalle guerre, rovinati dal vino cattivo, e dalle prestazioni sessuali consumate tra i camion nelle strade di frontiera. La mia Medea non riesce a farsi capire, il suo linguaggio diventa ridicolo come l’ostinazione a comunicare il suo orgoglio, la vanità di avanzi di seduzione, la rabbia, le sue inutili recriminazioni ad un Giasone altrettanto impotente, che le spilla due lire tra i campi di confino. Una babele di lingue che che segna il cammino di migrante, tra le guerre che hanno dilaniato i confini dell’Europa. Parole sconosciute che si affastellano, si sbriciolano progressivamente fino a diventare sillabazioni inopportune, grottesche. Inadeguate al racconto. La linea cade, la comunicazione si interrompe, e riprende in un flusso caotico, dal quale traspare la storia di due eroi di rango più basso, una storia che non ha asilo nel mondo civile, che non sa difendersi, risibile. Seguirò il suo cammino tra i confini, sbriciolando il Polacco, il Friulano, il Croato, l’Albanese, il Rumeno, e il Russo e l’Italiano sgraziato e inopportuno di chi adesso qui, racconta le sue improponibili vicende tra una fellatio e l’altra. Un modo questo, di usare la bocca e farsi capire ovunque. (Francesca Ballico)

Francesca Ballico, nata a Udine, vive e lavora a Bologna dove si è formata nell’ambito del teatro di ricerca e della nuova drammaturgia. Ha lavorato per diversi anni con Luigi Gozzi (La doppia vita di Anna O.; Giù; Santità), Mario Giorgi (Il collo della bottiglia) e Andrea Adriatico sia in produzioni teatrali (Madame de Sade, 6., L’auto delle fughe, Donne. Guerra. Commedia, Le quattro gemelle, Orgia, Le cognate) che cinematografiche (Il vento, di sera, All’amore assente). Voce recitante per Radio Rai con testi di Carlo Lucarelli (La parola immaginata), ha firmato sue proprie creazioni (Quel che si chiama vita, ispirato a Oriana Fallaci, e Cara Medea di Antonio Tarantino).

 

TEATRI DI VITA

Centro Internazionale per le Arti della Scena

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