Gio. Nov 21st, 2024

Giavarini, pavone, 2013, tm su tavola incamottata, cm60x80

“Codex è un’operazione concettuale vertiginosa dell’intelletto, prima ancora che tecnica (…)”. Con queste parole Vladek Cwalinski, curatore della mostra, presenta le opere che Roberto Giavarini ha realizzato nel corso di tre anni e interamente tratte dall’antico codice bizantino Codex Aniciae Julianae. I dipinti sono incantevoli “copie dal vero” di altrettanto incantevoli illustrazioni del prezioso libro. Con un’accurata ricerca tecnica e un profondo studio di colori e pigmenti Giavarini ha realizzato 23 piccoli capolavori del dettaglio, dedicati a variopinti uccellini ed eleganti volatili nonché ad alcuni soggetti floreali tratti dalla sezione botanica dell’antico codice miniato.

 

Estratto dal saggio storico critico in catalogo di Vladek Cwalinski:

Codex è un’operazione concettuale vertiginosa, dell’intelletto prima ancora che tecnica, che ambisce, nel paragone con il Codex Aniciae Julianae, il principale modello di riferimento per gli erbari, sia occidentali che orientali, le cui illustrazioni sono all’origine della farmacologia e della pittura botanica, ad annullare più di 1500 anni di storia.

Roberto Giavarini (Calcinate, Bergamo, 1973), uno dei giovani artisti più promettenti per la figurazione d’ambito internazionale, proponendo in copia dal vero alcune specie vegetali e animali presenti sul Codex, secondo criteri estetici attuali, contemporanei, ha realizzato più di una ventina di opere a tecnica mista su tavola incamottata, utilizzando elementi organici nella preparazione artigianale dei colori, come se questo codice miniato di capitale importanza dovesse venir compilato e illustrato oggi.

Il risultato è una sorprendente carrellata di studi complessivi, allegorie comportamentali d’incredibile qualità pittorica delle diverse specie rappresentate, una vera e propria festa per gli occhi.

Roberto Giavarini ha saputo innanzitutto cogliere il valore semantico di queste illustrazioni, trascendendone l’iconografia originaria e trasformandole in opere che danno una visione compiuta a ogni specie rappresentata.

Il suo intento è dare una risposta originale al compito specifico e sempre attuale di quella pittura cosiddetta “realista” rispetto all’immagine fotografica classica o digitale. Ogni sua opera ci appare dunque in stretto rapporto di analogia, sia con la natura che con la storia iconografica del soggetto scelto.

Ogni suo dipinto può dunque essere interpretato a diversi livelli semantici dei quali la pura verosimiglianza realistica è soltanto l’aspetto più immediato ma anche il più superficiale. In realtà ognuno di essi nasconde al suo interno tutta una serie di rimandi segreti, come una specie di codice intrinseco leggibile con diverse chiavi di lettura.

Roberto Giavarini ha saputo dedurre dall’antico, grazie alla sua straordinaria capacità d’osservazione, tutta una serie di problematiche viventi nella contemporaneità, organizzandole in sistemi semantici complessi che surclassano la pura riproduzione meccanica e che costituiscono nel progetto Codex l’oggetto reale e profondo della sua poetica.

 

CODEX

Il Codex Aniciae Julianae, noto anche come Dioscorides di Vienna o Codex Vindobonensis, ora conservato alla Österreichischen Nationalbibliothek di Vienna, è senza dubbio il manoscritto antico più prezioso conservato in Austria ed è stato incluso ormai da tempo nella lista dei beni ‘patrimonio dell’umanità’ dell’UNESCO.

Il Codex raccoglie innanzitutto il De Materia Medica, trattato del medico, botanico e farmacista greco Pedanio Dioscoride (40 d. C. circa – 90 d. C. circa), il Carmen de viribus herbarum, poesia anonima sulle piante consacrate agli dei, i poemi Theriaca e Alexipharmaca di Nikandros di Colofone, sui rimedi contro il morso di animali velenosi, una parafrasi anonima degli Halieutika di Oppianos di Corico che tratta alcune specie di animali marini e una parafrasi degli Ornithiaca di Dionysos di Philadelphia, che descrive quarantasette specie di uccelli del Mediterraneo.

Prodotto prima del 512 d. C. in ambito bizantino questo splendido codice fu donato dalla popolazione di Costantinopoli alla principessa Anicia Juliana, figlia di Flavius Anicius Olybrius, imperatore romano d’Oriente, come riconoscenza per il finanziamento della costruzione in città di una chiesa dedicata a Maria Theotòkos, Madre di Dio. Nel 1569 il Sacro Romano Imperatore Massimiliano II lo acquistò dal sultano turco Solimano per la biblioteca imperiale di Vienna, dov’è tuttora.

 

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