Gio. Nov 21st, 2024

La vera rivoluzione che scaturì dalla filosofia estetica degli impressionisti nella seconda metà del 1800 ebbe due sviluppi fondamentali: uno tecnico-scientifico e l’altro dell’applicazione propria del dipingere che si evidenzia soprattutto nelle opere di Monet, Renoir e successivamente in quelle di Sisley e Seurat.

Dopo quel periodo l’artista si pose nei confronti della natura e dei soggetti da raffigurare considerando esclusivamente la luce. Una luce e una luminosità che non venivano più da un’unica sorgente, etica, filologica, teologica o illuministica; era piuttosto la presenza fisica di una irradiazione che da quel momento diveniva atmosfera dipinta. Si intendeva fermare il tempo, si coglieva l’attimo perché si avesse un ricordo vibrante che restasse nella memoria.

Persino l’ombra era pensata come prodotto di un soggetto che si trova immerso in un’atmosfera luminosa più che illuminata. È per questo, che anche il colore nero fu sostituito dai bruni, dai blu e dal “contrasto complementare”.

In seguito, gli espressionisti, dalla genesi del movimento e quindi da Cezanne, Van Gogh, Gauguin, fino alle esperienze di Kandinskij nel “Cavaliere Azzurro” e di Matisse, considerarono il colore e la posa di esso esperienza primaria e coinvolgente affatto disgiunta dalla restituzione finale dell’opera. Già Van Gogh, usando spatole e pennelli piatti tagliati, fino a impregnare nella tavolozza lo stesso manico del pennello, aveva indicato che la pittura poteva essere espressione di un moto interiore che liberato poteva esorcizzare il demone che occupava l’anima o renderlo quantomeno riconoscibile. Un espediente tecnico permise al pittore come allo scultore- si pensi alle opere di Medardo Rosso e di Auguste Rodin- di avvicinare in maniera più diretta, come mai era accaduto prima, il fare arte al componimento del poeta e del musicista.

Luisella Traversi Guerra ha maturato un fare arte che è esperienza di una filosofia estetica in cui la voce dell’anima è struttura insostituibile dell’espressione artistica. Le stesse composizioni floreali, come pure le nature, le marine, sono pervase da un fremito intenso percepibile più che visibile. Nei dipinti Luisella Traversi Guerra utilizza il colore perché si possa sentire, con il vedere, il canto, la voce e l’urlo di una ragazza che non ha smesso di stupirsi, di sognare e non può, quindi, cedere al tempo che inesorabilmente segna e cambia la materia.

Come Monet, i suoi dipinti non hanno una metrica precisa, né si può presupporre che ci sia un disegno preparatorio; è la forma del soggetto a suggerire l’intera composizione ed è così che le stesse armoniche astrattiste di Kandinskij si ritrovano nella genialità compositiva di quest’artista. Ogni forma, ogni stesura cromatica è sapientemente bilanciata con una forma o una cromia opposta e complementare.

I fiori perdono le connotazioni naturalistiche per assumere l’espressionismo proprio di chi si è innamorata del colore e vuole che si percepisca che è nell’essenza della natura la vera risposta alle malie dell’uomo moderno.

La natura che Luisella dipinge ha la flessuosità morbida di Matisse; si rivela un animo che si esprime con quella passione che è figlia di Eros e Psiche e permette di dare dignità ad ogni vissuto. Quasi che il tempo passato, i ricordi possano avere comunque un’armonia di colori anche quando i tempi hanno segnato il presente con i simboli della disarmonia e del disordine. Le sue poesie confermano ciò che hanno già espresso i colori, sono parole che hanno le stesse tonalità della sua tavolozza. I petali dei fiori, le gemme, le foglie, così come le linee naturali dei paesaggi, sono mezzi per godere di un cosmo che Luisella Traversi Guerra ci regala con un fare arte autentico, intimo, spirituale.

La sua pittura, non soltanto figurativa, lo è nella sua restituzione estetica; ma se è vero che il termine astrarre ha il suo etimo nel latino abstrahere che vuol significare distaccare, trarre da, distogliere, attirare la mente così da non accorgersi più di ciò che ci circonda, allora lei è una vera astrattista così come la intendevano Mirò e Kandinskij.

Il suo procedimento, il suo talento nel riassumere poesia, forma e colore sono una sorta di ponte tra le età. Luisella come da bambina tende la mano alla sua parte adulta e questa a quella saggia. Il tempo ha cambiato le parti ora, ma lei è una donna vera e tenace e non si è fatta cambiare, tende ancora la mano e una bimba continua a risponderle. Le mani si stringono, fioriscono sorrisi e si cancellano i grigi di questo tempo afono e atono, poi chi riesce a perdersi nelle sue opere può anche tornare a incontrare un ragazzo, un saggio o un bambino che aveva dimenticato e con questi continuare il cammino, ma questa volta con la passione e i colori di Luisella Traversi Guerra. (Alberto D’Atanasio)

 

Critica: presentazione a cura di Alberto D’Atanasio

Curatori mostra: Linda Guerra, Rubens Fogacci, Deborah Petroni

 

Galleria Wikiarte

Via San Felice 18 – 40122 Bologna

Ingresso libero

www.wikiarte.com