Due mostre “gemelle”, declinazioni di uno stesso progetto espositivo che celebra l’attualità e la modernità della pittura grazie all’opera di artisti giovanissimi ma già affermati anche a livello internazionale, selezionati da Andrea Bruciati. Dopo il successo dell’inaugurazione nella sede mestrina di via Torino 105/q, a una settimana di distanza la Galleria Massimodeluca presenta Yellowing of the Lunar Consciousness nello spazio di Palazzo Bonvicini, nel cuore di Venezia (Santa Croce, 2164). Le mostre resteranno aperte tutta l’estate, fino al 29 settembre 2013.
Entrambi gli allestimenti mettono in risalto la bellezza di 14 opere, dal momento che ognuno degli artisti invitati alla collettiva è presente con due lavori, uno per ciascuno spazio, per dar vita a una mostra duplice ma unitaria: «La selezione dei pezzi ha tenuto conto degli spazi disponibili, delle condizioni atmosferiche e della luce, in un’ottica di dialogo e complementarietà tra le due aree espositive – spiega Andrea Bruciati, curatore di Yellowing of the Lunar Consciousness – da una parte a Venezia abbiamo l’antico, un palazzo storico incastonato nel tessuto urbano del centro storico, mentre dall’altro, a Mestre, c’è il recupero di uno spazio in chiave contemporanea, e questo ha dettato la scelta dell’esposizione delle opere». Luogo deputato alla sintesi del progetto è poi il catalogo, piattaforma non solo cartacea ma anche concettuale che oltre a raccontare le opere per immagini contiene le riflessioni degli artisti sulla loro visione di arte e di pittura, sollecitati in un originale e inedito dialogo dalle domande dello stesso Bruciati.
Paola Angelini, già protagonista di Ni Dieu Ni Maître, collettiva inaugurale della Massimodeluca, presenta grandi tele ad olio i cui protagonisti sono perennemente in bilico tra mondo reale e simbologia fantastica; Marco Basta lavora su forme ricorrenti nell’immaginario comune come la pioggia, il nido, il giardino, che considera naturalmente legate a sentimenti come tristezza, necessità di rifugio, protezione, serenità; Juliette Bonneviot rappresenta con le sue opere la volontà di una pittura che non si pone il limite di essere nello spazio, e con esse celebra l’“altro”, come dimostra la citazione di nomi di altri artisti nei suoi titoli; Mihuţ Boşcu Kafchin colpisce per il suo immaginario contemporaneo, ricco, un mondo che si alimenta e torna nelle diverse opere su supporti “poveri” come il cartone; Melissa Gordon indaga e rielabora la tecnica di riproduzione della stampa, e l’opera esposta a Mestre è un estratto da una raccolta di materiale editoriale (giornali e libri) da lei realizzata; Tomasz Kowalski si rifà alla stratificazione dei linguaggi pittorici del Novecento, con un figurativismo leggero nei toni e ironico, fermamente basati sulla realtà della vita e dell’arte della provincia polacca; Dario Pecoraro, che sarà protagonista della prossima personale alla Massimodeluca, porta avanti un lavoro di sperimentazione sul colore e sulla luce della pura pittura; Gianni Politi porta in mostra opere che ben esemplificano una ricerca pittorica molto approfondita, il cui il medesimo soggetto torna trattato con minime differenze, quasi si trattasse di gemelli; Florian & Michael Quistrebert lavorano sulla sottrazione del colore della tela, decolorata con la candeggina; Matthieu Ronsse valorizza la materialità del supporto, con il dipinto che si innesta su tavole di legno, tronchetti o inserti di pelliccia: James Ryan gioca sulla tela, sfruttando come supporto un tessuto preesistente su cui opera con velature di colore e nuove geometrie; Giovanni Sartori Braido mescola suggestioni metafisiche in ambienti a metà tra reale e onirico; Vito Stassi concentra la sua tecnica su una pennellate che crea e insieme cancella il colore, restituendo suggestive sfumature; Joris Van de Moortel tra Mestre e Venezia espone due lavori concepiti come fronte e retro della medesima opera.
Yellowing of the Lunar Consciousness, quindi, non è una semplice mostra di pittura, ma propone una riflessione sull’attualità della pittura per i giovani artisti, tutti nati negli anni ’80: «Il titolo rimanda al processo alchemico che riguarda il giallo, tramite il quale la materia bruta diventa oro – spiega Andrea Bruciati – così come l’artista in quanto tale riesce a trasformare una materia inerte in qualcosa di eccezionale; è questa la funzione della pittura, che riesce a rappresentare, ad esprimere cose sublimi. Con questa mostra riportiamo l’attenzione sulla manualità della pittura, e sul fatto che il pittore, forse più di qualsiasi altro, è stato sempre l’unico artista-artigiano perché deve avere a che fare con la perizia. Il fatto che poi se ne distacchi o meno è esclusivamente una sua scelta linguistica. Ma trovo estremamente interessante vedere come la materia pittorica sia così ricca e densa di potenzialità da essere ancora in grado di rinnovarsi dopo millenni, di non perdere la propria attualità anche grazie alla sperimentazione di diversi supporti, tra i quali la tela diventa solo uno dei tanti».
«Venezia nel periodo della Biennale diventa il centro del mondo dell’arte contemporanea, e la Galleria Massimodeluca ha voluto proporre per quel periodo una mostra che avesse un respiro internazionale – spiega la direttrice dello spazio espositivo, Marina Bastianello – ma sempre nel segno della ricerca e della promozione di artisti under 30».
La mostra Yellowing of the Lunar Consciousness è realizzata in collaborazione con le gallerie: Galerie Crèvecoeur (Parigi), Monica de Cardenas (Milano – Zuoz), Juliette Jongma (Amsterdam), Almine Rech Gallery (Parigi – Brussels), Galeria Sabot (Cluj-Napoca), Tim Van Laere (Anversa), Galerie Michael Jenssen (Berlino), C02 Gallery (Roma).
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Venezia, Palazzo Bonvicini, Santa Croce 2164
galleriamassimodeluca
Via torino 105/Q
30172 mestre venezia