Una location esclusiva per ospitare un’esposizione-percorso che invita il visitatore ad attimi di riflessione, osservazione e sorpresa, in un viaggio nel viaggio tra i quattro piani del nhow hotel Milano.
È Reality Fluids il titolo della mostra che sarà inaugurata il 16 maggio alle 18:30 in via Tortona 35 a Milano,in collaborazione con hiWHIM, Galleria Blanchaert e Spazio Rossana Orlandi, per proporre una varietà inaspettata di opere tra arte e design, installazioni, pittura e scultura.
I Reality Fluids sono le correnti di realtà attraverso e lungo le quali ci muoviamo, sono segni di una condizione attuale definita nel suo movimento costante e allo stesso tempo sono propaggini di una realtà più profonda che si manifestano perché noi possiamo vedere più di quello che percepiamo in superficie.
Ed è proprio attraverso gli occhi e le mani degli artisti che possiamo esplorare diversi livelli di realtà riuscendo a intravedere aspetti nuovi, sfocati e ignorati in precedenza. 14 artisti e 14 designer che abiteranno gli spazi del famoso e iconico hotel trasformandoli in una galleria d’arte per dimostrare come la struttura innovativa del nhow hotel, per soluzioni architettoniche e di arredo, sia in grado di integrarsi con l’arte e il design di ricerca.
La mostra rimarrà negli spazi dell’hotel fino al 13 ottobre 2013, ponendo ancora una volta l’hotel milanese di design come vero epicentro artistico e creativo.
Gli artisti coinvolti nella mostra sono Cracking Art Group, Elena Escard, Mariano Franzetti, Claudio Greco, Mercedes Ley, Giordano Morganti, nerosunero, ProvocActionArt, Sonia Ros, Giulia Ciliberto+Andrea Farinati+Matteo Stocco, Moritz Waldemeyer, Willow.
Tra i designer, invece, partecipano AtelierFORTE, Double-ei, Drydesign, Guglielmo Fabian, Felicerossi, Setsu & Shinobu Ito, Paolo Nicolò Rusolen per Laurameroni, Karim Rashid (Illulian, Base Srl, Martela), Rooms, Sillabe, Nicole Tomazi.
In Reality Fluids, l’artista scardina il linguaggio del reale apparente, lo scompone e ricompone per renderlo diversamente accessibile. Artisti come Claudio Greco, Mariano Franzetti, Sonia Ros e Willow lavorano con l’installazione, scultura e pittura attraverso questo procedimento di smembramento, collezione e ricomposizione. Ciò che abita l’opera finale è familiare, ma estraneo al tempo stesso, il particolare parla di un intero che sfugge e non si fa in tempo a rintracciarlo che già l’insieme delle parti si è ricomposto in un corpo nuovo, affascinante e anche conturbante.
Realtà diverse che si incrociano, si modificano col passare del tempo, inventano il tempo anche, come nell’opera di ProvocActionArt, dove il tempo diventa concretamente un concetto fluido in ogni direzione.
Realtà che si sovrappongono, come nelle fotografie di Moritz Waldemeyer, in cui ambienti reali sono abitati da danze di luci, quasi una volontà dell’artista di fermare quelle presenze sottili che si muovono tra gli strati del reale più concreto e che solo a volte abbiamo la capacità o la fortuna di intravvedere. Sovrapposizioni anche nelle opere di Elena Escard, dove è lo sguardo di chi osserva ad aprire differenti porte di accesso all’opera. Livelli sovrapposti che non potrebbero vivere uno senza l’altro, perché intimamente fatti della stessa materia.
Dallo studio della materia parte il lavoro di Cracking Art Group, una riflessione sul rapporto anche simbolico tra naturale e artificiale e sulle sue conseguenze nelle nostre vite. Giochi di percezione, apparenze che ingannano. Anche Mercedes Ley parte dalla materia, proprio dall’acqua, che lei rende realisticamente nei suoi infiniti movimenti e sfumature come pretesto per una riflessione sulla continua trasmutazione della realtà, da quella più concreta a quella più impalpabile. Le immagini diventano così anche porte verso rivelazioni possibili, come nelle foto di Giordano Morganti, dove l’essenza della natura nelle sue forme e combinazioni sempre nuove apre la porta a paesaggi anche interiori. Dalla rappresentazione del reale parte anche il lavoro di nerosunero. I suoi lavori sono attimi cristallizzati, ritratti di momenti sospesi in cui il fiato si ferma in attesa di qualcosa che forse accadrà o è già avvenuto.
Nel design, indagare le diverse sfaccettature del reale e i suoi vari livelli, e lo smascherare le apparenze, si uniscono alla sempre più sentita attenzione all’ambiente portando concretamente a trovare una nuova vita per materiali nati con altri scopi. Come il materiale di scarto di stampa, cassetti di legno, provette di vetro che insieme trovano nuovi contesti e funzioni nei pezzi di Double-ei. Allo stesso modo Setsu e Shinobu Ito utilizzano il cartone da imballaggio, materiale già ampiamente sperimentato da diversi designer, giocando con le apparenze. La poltrona Kai (‘conchiglia’ in giapponese) è realizzata in cartone, ma sembra di legno massiccio. Leggero e pesante perdono così i loro connotati abituali, anche nella scultura di AtelierFORTE. Il ferro e la testa di mammut cui dà forma sembrano liberarsi di tutto il loro peso tramite una struttura leggera come il respiro dell’animale, che tuttavia non lo svuota della sensazione di forza e potenza.
Il concetto di fluidità è esplorato anche in termini di funzionalità e di adattabilità degli oggetti di cui cicircondiamo alle esigenze in continuo movimento delle nostre vite. Così per le sedute di Felicerossi, i tavoli e vasi di Sillabe che si congiungono in una varietà di combinazioni, la cassettiera di Paolo Nicolò Rusolen – cassettiera discreta e scultura allo stesso tempo-, e gli elementi di DryDesign che diventano sgabelli, tavolini o vasi a seconda delle esigenze. Guglielmo Fabian interpreta invece la fluidità caratteristica del nostro tempo con degli Internet tables, oggetti nuovi che rispondono a un’esigenza attuale. Il design di Nicole Tomazi è fluido nell’attraversare diversi livelli sociali, quello più povero e quello dell’industria locale della sua terra natia, il Brasile. I pezzi di Rooms giocano con i materiali e le consistenze. Il tavolino Invisible, fatto di specchi, perde la sua identità riflettendo di volta in volta la realtà che lo circonda.
Karim Rashid porta infine al nhow le sue linee morbide e flessuose con una serie di pezzi che includono tappeti, tavoli e sedute. Il suo è un design che riflette sulla percezione personale di dove e come vogliamo costruire l’ambiente in cui viviamo, riportando il design a una dimensione che va oltre il semplice interior design.
In concomitanza con la mostra, parte oggi al nhow milano la nuova installazione ‘live’ artistica e di design australiana “The Abandoned Boudoir” curato da Marisia Lukaszewski di aestheticalliance che, per 5 giorni, resterà all’interno di una stanza d’albergo che diventerà uno spazio intimo espositivo. I normali oggetti presenti in una camera verranno sostituiti con pezzi di design australiano per riflettere sull’identità di quel paese.