Dom. Nov 24th, 2024

Il respiro delle cose è fiato percorso nell’immobilità del tempo, la suggestione di un movimento accennato e inafferrabile. La pittura luminosa diviene analisi e sintesi dell’elemento naturale, interpretato seguendo differenti e molteplici tracce di un medesimo insieme cosmico. Sensibilmente conciliando lentezza e rapidità di veduta, Enzo Forgione indugia sulle specificità, sui dettagli di un colore che invita alla partecipazione affettiva dell’osservatore: la figura non resta cosa altra, separata, ma penetra e pervade la sfera individuale modificando e perfezionando dinamiche e volumi, riverberando di sé molto più della propria immagine. Non si tratta di rappresentare la natura di ciò che ci circonda, ma di rendere viva la luce che la verifica all’interno di un immaginario sospeso, ben oltre e al di là delle comuni categorie di spazio o tempo. L’artista pare volere ampliare l’orizzonte visivo immaginabile, tentando di oltrepassare le quinte di uno scenario che è la vita stessa delle cose: il magnetismo di una immaginazione che eleva il quotidiano attraverso il sublime, trascendendo unità, forma e verità. Ciò che si riconosce, nei lavori dell’artista, non è – naturalmente – la realtà, ma l’immagine di essa sublimata e reificata sulla tela, avvicinandosi più all'”idea” che non alla “rappresentazione” di essa: la complicazione di luce e forma trasformano la visione in visionarietà, nell’ipotesi di possibili e molteplici soluzioni ottiche.

L’intuizione è quella di immaginare un campo pittorico ampio, un ordinamento entro il quale innescare un processo di progressiva dissociazione delle forme e frammentazione dell’immagine attraverso un avvolgimento e coinvolgimento spaziale. La tecnica del dripping utilizzata da Gianfranco Bianchi raggiunge una propria, potente forza d’espansione nella decelerazione di forme variegate in isole dominanti, porzioni illimitate di colore intenso e deformante.(…) La sua è  una pittura “agita” dove il colore, una volta sgocciolato, subisce un’ulteriore fase di trasformazione tramite l’inclinazione ed il movimento del supporto. Ancora di più la generosità cromatica trova nello spessore e nella materia il proprio ideale referente estetico: l’opera acquista ed aumenta la sua struttura, divenendo scrittura e linguaggio. La non rappresentatività, il primato dell’atto creativo spontaneo e dell’improvvisazione gestuale viene – spesso – superato, in ragione di una modulazione cosciente e consapevole, preventivamente immaginata, del risultato finale. La pittura d’azione viene – per così dire – ripensata ed incanalata nel solco di una dimensione non solo estetica, ma anche narrativa. Le forme organiche, liquide, biomorfe di alcuni dipinti fanno così da contraltare a quelle spigolose e geometriche di altri, in un vivace dialogo tra immediatezza e riflessione. Parallelamente ed ulteriormente l’artista crea opere in cui l’accostamento di più moduli o pannelli è funzionale ad una composizione dinamica, in continua, ambigua ridefinizione: quadri che, ricondotti ai loro titoli, – elementi indispensabili per la visualizzazione totale dell’opera – assumono caratterizzazioni ironiche che sottolineano uno stile ed una raffinatezza spiccatamente intellettuale.

Irripetibilità e durata, simultaneità e continuità risiedono e si intrecciano nel medesimo tempo dell’opera, facendo del quadro il momento dell’imprevisto e della rivelazione straniante. La pittura di Massimo Renzi è pensiero che diviene immagine, non prestabilisce sé stessa, ma si rinnova in rapporto al continuo variare della realtà: una sorta di fenomenologia del divenire visivo in cui la modulazione della luce muove lo sguardo in direzioni molteplici, ipoteticamente infinite.Il paesaggio, lo spazio architettonico cittadino, il taglio prospettico che lascia scorrere l’acqua di un fiume, tutto ciò che l’artista vive all’interno del dipinto, non sfugge all’intera centralità dell’opera, offrendo – di volta in volta – un dettaglio in più rispetto a quanto il pittore stesso ha pensato di collocarvi. Lasciarsi sorprendere da sempre nuovi bagliori, rinnovate illuminazioni cromatiche di lucida e smaltata purezza restituisce il senso di mistero che la storia dell’immagine – da sempre – porta con sé: il minimo spostamento sintattico nella scrittura visiva del dipinto, l’intuizione di un raccordo di colore imprevisto sono occasioni visive che sintetizzano l’integrità dell’opera nell’equilibrio formale tra divenire esterno e fluire interno.Ciò che ora vediamo scuotersi risulterà immobile poco dopo: Renzi accosta e dosa il colore sottolineando la capacità del dipinto stesso di modificarsi e modificare la nostra percezione delle cose, in un rapporto universale e biunivoco con l’essenza ultima della materia.

E’ un lavoro di smontaggio e progressivo montaggio dell’opera che segnala la costante presenza dell’intervallo, della pausa di forma nel trapasso tra immobilismo e mobilità, tra potenzialità del vuoto e inafferrabilità del pieno. Si costruisce una sorta di indicibile cosmogonia nei lavori di Edeltraud Pölsterl, in cui frammenti di realtà provenienti da altri mondi o dimensioni interrompono la continuità mimetica dell’elemento naturale. Lo sviluppo ascensionale – elemento peculiare, caratterizzante le composizioni dell’artista – viene come interrotto e riavviato dalla presenza del cerchio, elemento immersivo, totalizzante: esploso, incendiato, sbriciolato, oppure intatto, perfetto nella sua forma pura e in sé compresa, il segno circolare è simbolo di universalità, referente ultimo di una visione costantemente sull’orlo della vertigine.L’opera dell’artista diventa – nel medesimo tempo – il luogo privilegiato dell’unità e discontinuità dell’energia, condensazione di possibilità e virtualità: la dimensione del doppio e della coesistenza dei contrari è funzionale e propedeutica alla stabilità percettiva, evidenziando la triplice azione di esistenza, passività e riflessività.Non è una forma della mente a costruire l’opera, ma l’opera stessa compone la forma della mente.

Presentazione a cura del  Critico Alberto Gross

 

Galleria Wikiarte

In Via San Felice 18, Bologna

Orario

dal martedì al sabato dalle 11.00 alle 19.00 orario continuato

domenica e lunedì chiuso.

Ingresso libero

Sito: www.wikiarte.com