Mar. Lug 16th, 2024

Dipingere l’acqua e la terra, questo sembra essere il compito che Elisa Macaluso ha scelto di darsi, bilanciando la sua capacità di osservare e di rendere in pittura ciò che è contenuto entro i due poli, apparentemente contrapposti, costituiti da due degli elementi primordiali. E’ un dipingere l’incommensurabile, un voler inseguire l’illusione di un confine entro il quale riuscire a contenere i due mari: il mare d’erba della pianura e la distesa azzurra delle acque.

E’ anche un dipingere con l’anima prima ancora che con gli occhi e le mani, con il cuore profondo prima che con il cervello, un dipingere delicatamente femminile ma con una robustezza maschile, la morbidezza apparente dell’acqua e la compattezza soda della terra, oppure il contrario.

Incuriosisce e stimola questo duplice proporsi di una tematica tanto avvincente nella storia artistica della pittrice mantovana, nel 2013 protagonista della mostra personale ospitata dalla Galleria Arianna Sartori, dal 20 Aprile al 9 Maggio, nella accogliente sede di via Ippolito Nievo 10 a Mantova.

La pianura, quella nostra, mantovana, padana, apparentemente immobile, in realtà percorsa da infiniti passaggi, frantumata in zolle la cui unità si ricompatta solo nella distanza visiva, è soggetto di riflessione pittorica limpidamente attenta, contrassegnata da una scrittura sobria, serena.

Il mare, la distesa mobile del Mediterraneo, è tutta un frangersi in schegge, un proporsi di impeti, un irrompere di flutti irruenti e l’occhio la coglie quasi a sprazzi, d’impulso e di passione lasciandosene attrarre, per depositarne in seguito l’energia vitale e la fascinazione infida sulla tela.

Elisa Macaluso, dunque, riconquista alla pittura due dei soggetti fondamentali dell’immaginario, poetico ed artistico, dell’umanità, due archetipi il cui valore simbolico trascende la descrittività, peraltro assente nei dipinti dell’autrice mantovana, a favore di una pudica scrittura per sintesi.

In effetti, l’una non è che lo specchio dell’altro, in un vicendevole porgersi qualità e connotazioni complementari: la stabilità quasi ieratica delle scansioni temporali e la limpida essenzialità della terra di piana altro non è il contrappunto alle increspate e frastagliate fantasmagorie delle schiume, agli irrompenti fraseggi delle correnti, la calma vitale dell’una non è meno colma di forza nativa di quanto non siano le profondità nascoste dentro le ondeggianti coltri equoree che nascondono gli abissi. Si tratta sempre di elementi primigeni che significano anche altro da sé: materia e spirito, inconscio e volontà razionale, uno dominio delle passioni, l’altra regno di oggettiva e pensata fatica.

Mancando la parola e non volendo ricorrere, sarebbe in verità sin troppo facile, a citazioni poetiche e letterarie per descrivere anzi interpretare entrambi, non resta che affidarsi all’artista la quale, attraverso il segno ed il colore, riesce a trasferire sul supporto di base i caratteri di entrambi, talvolta abbandonandosi a qualche suggestione ora derivata dalla pittura romantica e preromantica (Turner, Delacroix…) ora dalla pittografia orientale o dalla nitida paesistica neoclassica.

La scelta di una espressività forte, incisiva, appare conseguente quando Macaluso si dedica alla scrittura del mare, così come una attitudine più meditata pare consentanea alla scrittura elegantemente serenatrice dei soggetti di terra. In ambedue i casi, tuttavia, appare evidente la capacità dell’autrice di porsi come soggetto terzo, non presente visibilmente, ma intuibile e riscontrabile nella dimensione di una libertà espressiva che prescinde, senza negarla né esaurirla, dalla lezione sia dell’Impressionismo che da quella dell’Espressionismo, che pur rimangono patrimonio culturale ed estetico acquisito, per lasciare spazio ad una scrittura dinamica che interagisce col soggetto. La tavolozza, che condensa gli elementi esterni e le connotazioni spazio-temporali, per farne segni distintivi, peculiarità emotive e sottolineature interiori, severe e critiche come cicatrici di un vissuto non eliminabile che ha arricchito l’autrice, corposamente concorre a concepire una strutturazione salda e compatta dell’immagine.

Per tutto spicca l’assenza di presenze umane, quasi Macaluso esigesse un ritorno alla solitudine primigenia, rivendicando alla natura una sua specialissima condizione di originalità, di assolutezza e di dominio, libero e selvaggio là dove i flutti schiumanti si infrangono sugli scogli, asservito e domato là dove la mano dell’uomo resta visibile nel mutare del volto spontaneo dei luoghi. (Tiziana Cordani)

 

Galleria “Arianna Sartori”

Mantova – Via Ippolito Nievo 10