Fin dai suoi esordi la fotografia ha intrattenuto stretti rapporti con l’esperienza degli artisti, pittori e scultori in primo luogo, impegnandosi non solo nel ritrarre ed interpretare il frutto del loro lavoro, ma altresì accompagnandolo e affiancandolo, animata dall’intenzione di coglierlo e documentarlo nell’atto del suo farsi. Con uno sguardo talora discreto e riservato, altra volta più invadente e pressante, la fotografia ci ha aperto innumerevoli porte di ateliers, di laboratori, di cantieri, di sale espositive, di luoghi di convegno, rendendoci partecipi e testimoni di una storia altrimenti inattingibile nella varietà evanescente degli eventi che racconta, svelandoci molti segreti paesaggi, diversamente preclusi al nostro sguardo.
In virtù di questa sua curiosità, la fotografia ha dato corpo e sviluppo ad una specifica e rilevante tradizione, che ha generato, in oltre un secolo, uno smisurato catalogo di preziosi documenti visivi. Nell’impresa si sono cimentati molti fra i maggiori fotografi, ognuno addizionando al valore testimoniale degli scatti la proprietà individuale del linguaggio, della sensibilità, dello stile e, per il loro tramite, il contributo sostanziale di una lettura e di una interpretazione.
Aurelio Amendola fa parte a pieno titolo della schiera, essendone figura di ragguardevole e certificato rilievo. Magistrale indagatore della scultura del nostro Rinascimento – le fotografie dell’opera di Michelangelo, rappresentano probabilmente, di tale esperienza, l’insuperato traguardo – , egli ha riservato un’attenzione non episodica anche all’arte e agli artisti del proprio tempo, ottenendo in tale impegno risultati di personalissima e sostanziata qualità.
La mostra, dedicata dalla Galleria de’ Foscherari al fotografo, presenta una ricca selezione di questa sua produzione, che offre uno sfaccettato ed avvincente campionario di ritratti di artisti e di molteplici riprese dei modi esecutivi a cui essi hanno fatto ricorso. Così, scorrendo il nastro delle opere in mostra come pagine di un diario tenuto prima segreto, si rivelano allo sguardo del visitatore, in altrettante sorprendenti inquadrature: Alberto Burri, intento a realizzare, con l’ausilio della fiamma di un bruciatore, nello studio di Città di Castello, una imponente Combustione; Emilio Vedova, impegnato in un emozionante corpo a corpo con la pittura; Antonio Recalcati, inquadrato nell’atto di imprimere sulla tela colorata l’Impronta del proprio corpo. E, ancora: Mario Ceroli mentre indossa due grandi ali di farfalla ritagliate nel legno, sulla riva del mare all’ora del tramonto, o Claudio Parmiggiani, che scheggia e frantuma grandi lastre di vetro, per dare potenza di visione alla costruzione del suo labirinto di cristallo. Attraverso queste immagini e le altre ispirate dall’opera di Enzo Cucchi, Jannis Kounellis, Marcello Jori, Hermann Nitsch, questa mostra di Amendola, offre non soltanto una ulteriore, incontrovertibile prova della sapienza del fotografo e dell’intelligenza del suo sguardo, ma un’altrettanto stringente attestazione di quanto sia prossima e ineludibile la relazione che lega l’arte alla fotografia.
Galleria de’Foscherari
Via castiglione 2/b, bologna
Orari: 10:30 – 12:30 , 15:30 – 19:30