Gloria, denaro, successo. Sono questi i valori che animano la società contemporanea e ne costituiscono la struttura culturale. Crescita (intesa soprattutto in termini economici), individualismo e costruzionismo sono invece le attività cardine, i processi fondativi del nostro mondo dove nessuno più crede in un comune progetto di sviluppo.
E’ possibile immaginare uno scenario diverso?
//:(TT)+U=Think The Unthinkable parte da questi presupposti ironizzando sul dominio del sapere scientifico-matematico a discapito di quello umanistico. Il risultato di questa improbabile formula matematica è think the unthinkable cioè pensa l’impensabile, prova a superare i limiti, gli inceppamenti del nostro sistema sociale attraverso l’arte e la creatività.
E’ così che 7 artisti utilizzando differenti mezzi espressivi forniranno la loro personale chiave di lettura: Filippo Berta attraverso fotografia, video e performance indaga le contraddizioni dell’esistenza umana nell’opera “Istruzioni d’uso”, un’alternativa temporanea all’uso delle armi, dove alcuni militari giocano con esse cercando di tenerle in equilibrio sul palmo della mano. Enrica Borghi riflette sulla tendenza contemporanea al consumo continuo di beni e risorse, riciclando oggetti di scarto e realizzando con questi opere d’arte come nel caso dell’installazione “Meduse”. Nel laboratorio in programma nel mese di maggio inviterà i partecipanti a realizzare oggetti preziosi partendo proprio dai rifiuti. Alberto Di Fabio dialoga con la scienza utilizzando il suo virtuosismo per scoprire l’energia fisica racchiusa negli elementi che costituiscono la materia. L’arte diventa così non solo un mezzo espressivo dal grande impatto estetico ma anche uno strumento di studio e analisi scientifica. Michele Giangrande con l’opera-neon “Mike The Headless Chicken” ironizza sulle tradizioni, la storia, i simboli di una cultura per mostrare che non sono entità assolute ma variabili, negoziabili, relative. Roberta Grasso, la più giovane degli artisti partecipanti, realizza sculture morbide utilizzando le classiche tecniche del mosaico, come nella grande installazione “L’E/essere sospeso” presente in mostra e ispirata alle “città invisibili” di Calvino. Di Alessandro Moreschini è l’installazione “Crescita e sviluppo insostenibili”, composta da superfici e oggetti ricoperti con elaborati pattern pittorici, che s’interroga sulle possibilità future della crescita del pianeta. Infine ZUP-Zuppa Urban Project, progetto partecipativo che partendo dai preconcetti sulla città che analizza (nel nostro caso Bologna), messi poi in dubbio nel corso del laboratorio, li traduce in una ricetta, cucinata e servita al pubblico in un evento performativo.
FONTE: Ufficio Stampa, Irene Guzman
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