Un film che entra con poesia e fantasia nel bel mezzo delle polemiche sulle adozioni da parte di coppie gay. Ecco il sorprendente “Claire” di Milford Thomas, che riprende l’antica fiaba giapponese della ragazza nata da una pannocchia, ambientandola nelle praterie americane, figlia di una coppia maschile. E’ solo uno degli elementi originali di quest’opera (interpretata da Toniet Gallego, Mish P. DeLight e James Ferguson), che ha riscosso un successo travolgente, vincendo il premio come miglior opera prima al San Francisco International Lesbian & Gay Film Festival del 2001, anche per un’altra ragione che lo rende davvero unico: si tratta di un film girato interamente con una cinepresa antica a manovella, con un risultato di straordinario fascino. Lo si potrà vedere giovedì 7 febbraio, ore 21, a Teatri di Vita a Bologna (via Emilia Ponente 485; info 051.566330 – www.teatridivita.it), per la rassegna “D’amori sconfinati”.
Un film che è al tempo stesso un incanto per gli occhi e lo spirito, una delicata favola d’amore, e uno dei più maturi frutti cinematografici per ciò che riguarda l’immagine gay e perfino, in termini originalissimi, il tema dell’omogenitorialità. Tutto in un piccolo film indipendente che è, oltretutto, un vero gioiello per gli amanti del cinema muto delle origini. Insomma, un miracolo che non mancherà di stupire e divertire gli spettatori con una storia d’amori – davvero – sconfinati.
La storia è ripresa da un’antica fiaba giapponese, che qui viene coniugata in modo davvero insolito: un’anziana coppia gay di contadini alleva una figlia apparsa magicamente in una pannocchia di granturco. Claire proviene dalla luna ma nondimeno conosce alla perfezione il francese e il latino e recita Shelley evocando l’immagine di ninfe acquatiche che danzano in piena atmosfera liberty… La fiaba antica trascolora nei suoi significati moderni, arrivando a investire i grandi temi di sempre: l’amore, la vita, il soprannaturale.
Ma ciò che rende quest’opera davvero unica e sorprendente è il fatto che il film sia stato girato interamente con una cinepresa antica a manovella, usando trucchi e tecniche d’epoca: insomma, un vero e proprio film delle origini, ma con una sensibilità attuale (questo film vanta l’onore di essere stato l’unico film non d’epoca a essere invitato al prestigioso San Francisco Silent Film Festival che si occupa solo di cinema muto delle origini). Ne vien fuori un gioco sottile e seducente sul contrasto tra modernità d’approccio e sguardo filmico arcaico, col risultato di un vero unicum di straordinaria poesia.
A impreziosire, e aggiungere quel tocco in più di unicità, la bellissima colonna sonora appositamente realizzata, e registrata da un’orchestra di 11 elementi durante la première del film, nella quale entrano ogni tanto un colpo di tosse, qualche risata, gli applausi: anziché infastidire, la ‘sporcatura’ della colonna sonora aggiunge calore e ulteriore tenerezza a un’opera di grande suggestione.
Milford Thomas è nato e cresciuto ai piedi dei monti Appalachi nel nord Alabama. Ha lavorato per 4 anni tra Atlanta (dove vive) e Tokyo come coordinatore di produzione per la tv giapponese. “Claire” è finora il suo unico film. Attualmente sta lavorando a un nuovo progetto dal titolo “Uncloudy day”.
TEATRI DI VITA
Centro Internazionale per le Arti della Scena
via Emilia Ponente 485 – 40132 Bologna – Italia
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