Inaugurerà il prossimo 26 Gennaio dalle ore 19 (ma la mostra sarà già visitabile da giovedì 24 Gennaio in concomitanza con ArteFiera) presso la galleria p420 (piazza dei Martiri, 5/2) la mostra Senza parole, dell’artista Irma Blank.
Tedesca di nascita (Celle, 1934) ma trasferitasi giovanissima in Italia, dove tutt’ora vive e risiede, Irma Blank matura in un clima di sperimentazione linguistica tipico della seconda metà degli anni Sessanta, in cui esponenti delle avanguardie di matrice minimal-concettuale registrano, attraverso un’arte impersonale e de-soggettivata, il tempo del proprio vissuto, l’esserci, l’esistere qui e ora.
Fin da subito Irma Blank rivolge la propria attenzione, come lei stessa afferma, “verso la scrittura, che spoglia del senso per caricarla di altre valenze. Una scrittura purificata dal senso, un segno autonomo che dà voce al silenzio”. E’ proprio questa la soluzione tanto radicale quanto personale di Irma Blank: una scrittura non legata al sapere, ma all’essere.
Tutto il suo lavoro – per usare le parole di Luca Cerizza che ha firmato il testo critico a catalogo – “è attraversato da una profonda dialettica tra scrittura e disegno, tra scrittura e pittura; vive su una costante tensione tra possibilità di dire e necessità di esistere, tra il tempo della vita e il tempo dell’opera. In un percorso che dura da quasi mezzo secolo, Irma Blank ha interrogato le diverse possibilità attraverso cui il segno può rappresentare l’esistenza; ha messo in questione il modo in cui l’opera d’arte è attraversata dal tempo e, a sua volta, attraversa il tempo tramite la ripetizione di un gesto, di un segno e di un tracciato”.
Carte, fogli, tele, libri sono le superfici su cui si gioca il rapporto tra segno e tempo. Inchiostro, china, penna biro, pastello, acquerello, acrilico sono gli strumenti attraverso cui i segni occupano queste superfici e le superfici registrano il tempo di un’esistenza attraverso il gesto.
Il lavoro della Blank, prosegue Luca Cerizza, “è una naturale coniugazione tra la disciplina rigorosa e la devozione quasi ascetica al lavoro delle sue origini tedesche e l’attenzione all’individuo tipica dell’arte italiana, tra la cultura protestante e quella umanistica”.
In mostra sono rappresentati alcuni cicli della sua vasta produzione: dalle prime Eigenschriften risalenti alla seconda metà degli anni Sessanta, attraverso il mimetismo delle Trascrizioni, la scrittura pittorica dei Radical Writings, il completo astrattismo degli Avant-testo con la loro non-scrittura primordiale, fino alla scrittura babelica dei più recenti Hyper-Text.
Catalogo della mostra disponibile in galleria.
P420 Arte Contemporanea
Piazza dei Martiri, 5/2 – 40121, Bologna
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