Spettacolo di situazioni sovrapposte, voci e presenze multiple come un’esperienza predisposta alla visione, al particolare sogno della percezione. Una mostra che si pone essa stessa – nello snodarsi del proprio, ideale percorso visivo – come un’unica, intera opera d’arte: una parata di tredici artisti come stelle comete, ognuno con il proprio strascico di meravigliante mistero e stupore, a darci ragione di una seduzione narrativa dalla tattilità estrema e dai molteplici livelli di interpretazione.
Testo critico a cura di Alberto Gross
Il linguaggio artistico diviene liquido, ogni formulazione scivola o si arrampica sopra un differente gradino dell’estetica contemporanea: il visitatore viene continuamente sollecitato da un moltiplicarsi di idee e suggestioni espresse attraverso le modalità più lontane ma così felicemente ravvicinate.
Dalle linee armoniche e sinuose delle ballerine dipinte da Angelisa Bertoloni, rese vivide da un incarnato luminoso che ne trattiene la forza senza disperderne la delicatezza, si passa con disinvoltura ai dipinti quasi metafisici di Aldo Claudio Medorini, superfici di materia/colore sospese all’interno di una dimensione asettica, punteggiata da segni come codici emozionali che superano l’inaccessibilità del pensiero nell’icasticità dell’immagine.
Da una espressività dirompente di cromie impetuose e voraci si autoalimenta il lavoro di Carla Melis, immagini in cui diviene indistinguibile il confine tra forma e movimento – centripeto e centrifugo al medesimo tempo – in un vortice turbinoso all’interno del quale il pensiero rimbalza direttamente in immagine. Con l’uso della tecnica del collage – per sua natura onnivora e onnicomprensiva – Massimo Divenuto ritrova una sorta di essenza contemporanea immanente al tempo, uno speciale osservatorio dal quale catalogarne e stilarne il gusto, vedere modificarsi il momentaneo nel perdurante e viceversa. La scultura di Mauro Piccoli pare rivelarsi e manifestarsi come categoria di pensiero: la mitologia – intesa come storia collettiva, narrazione piana – diviene mitopoiesi, costruzione individuale e intuitiva che passa dal piano orizzontale della narrazione a quello verticale della visione.
La forza magmatica ed eversiva dei lavori di Liliana Santandrea ci pone in diretta relazione con l’anima più interna della materia: una dimensione costruita da lacerti di colore, frammenti di immagini sbriciolate nell’eterno conflitto tra uomo e natura. Servendosi del medesimo linguaggio universale, Angelo Mancino pare prefigurare scenari futuribili e apocalittici, in una sovrapposizione di suggestioni terrene e lunari a definire lo spaesamento di uno spazio scenico straniato e alienante.
Se Cecilia Piersigilli preferisce immagini di nudo in cui puntuale e misurato è lo studio delle proporzioni e dell’aurea armonia del corpo nella personale interpretazione della femminilità, Gian Piero Romano propone primi piani dalle linee nette e dai contorni ritagliati, in un felice amalgama tra gusto pop e vorticanti suggestioni optical. E ancora Mauro Pellizzi fonda la sua personale ricerca sull’incombenza del dettaglio: l’oggetto scultoreo diviene una autentica sineddoche figurata, in cui il particolare si fa tramite e simbolo del circostante.
Nelle inversioni cromatiche, nelle geometrie instabili delle sue architetture fantasiose, Patrizio Oca trasporta il mondo del quotidiano all’interno di una dimensione fiabesca: tratti modulati in varianti possibili, per una esecuzione teatrale dalle innumerevoli trasformazioni e metamorfosi. Nel suo procedere pittorico, Patrizia Borrelli pare invece sovrapporre lo studio della proporzione classica alla ricerca di una sorta di “forma dell’anima”, attraverso la quale tradurre visivamente – quasi come un alfabeto sentimentale – l’interiorità umana.
Le composizioni e gli assemblaggi di Amir Tasami, negli incastri di forme geometriche pure, nell’idea automatica della figura robotizzata e meccanica, riattualizzano – reinventandoli – procedimenti che trovano nella patafisica storica radici comuni, mettendo di nuovo a confronto e in stretta relazione soluzioni immaginarie e leggi che regolano le eccezioni.
Galleria Wikiarte
Via San Felice 18, Bologna
Da mercoledì al sabato dalle 11.00 alle 19.00 orario continuato, domenica e martedì dalle 15.00 alle 19.00, lunedì chiuso.
Ingresso: libero
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