Questa danza rientra nelle danze tipiche dell’arcipelago Indonesiano (il termine “nusantara”, di origine sanscrita, significa appunto “arcipelago”). Jejangeran (ossia Janger) è un genere di danza balinese che viene sempre accompagnata dai vocalisti. Si tratta generalmente di musica a cappella, ossia senza l’utilizzo di strumenti, particolarmente suggestiva.
Golek Lambangsari Dance Royal Court Kraton Yogyakarta è una sorta di ritratto di fanciulla un po’ civettuola che si pavoneggia ora in questa ora in quella attività della vita quotidiana. La difficoltà della danza è data anche dalla postura, in quanto la ballerina compie movimenti estremamente lenti ed armonici per l’intera durata dell’esibizione, nonostante il sacrificio imposto dalla posizione costantemente flessa sulle ginocchia. Estremamente eleganti le posizioni, quanto raffinate e fluide le movenze delle mani.
La danza Bandabaya è stata creata nel XIX Secolo dal Principe Paku Alam II (in Yogyakarta), e in seguito è stata mantenuta e sviluppata da Paku Alam IV, VII e VIII (attualmente, è regnante Paku Alam IX, nato il 7 maggio 1938). Questa danza viene ancora oggi eseguita nel Palazzo reale di Paku Alaman, sia in occasione dell’incoronazione del re (jumenengan), sia per accogliere i graditi ospiti dello Stato. Questa danza celebra l’abilità dei soldati del palazzo di Pakualaman nell’uso delle armi, spade e scudi.
Con il termine Gamelan si intende una formazione orchestrale di strumenti per lo più a percussione, metallofoni, xilofoni, tamburi e gong strettamente armonizzati. E’ curioso sapere che il gamelan è stato apprezzato da svariati compositori di musica classica, tra cui Claude Debussy, il quale udì un gruppo suonare all’Esposizione Universale di Parigi nel 1889. L’effetto sonoro prodotto dal Gamelan è comunque sempre “ipnotico”, presentando una base regolare sulla quale si insinuano, alternandosi, gli altri strumenti, talvolta con movimenti improvvisi, tal’altra sinuosamente: il tutto con un numero infinito di risultati che possono variare da un tono cupo e quasi lugubre, sino a giungere ad una melodia con effetti rilassanti, quasi “trascendenti”, per l’ascoltatore.
Anoman” In Indonesiano, il termine “wayang” indica propriamente le “marionette”. La tradizione del Wayang ha consentito di preservare parte della cultura e della tradizione dei grandi poemi epici di derivazione hindu e buddista, i cui influssi sono fortemente radicati nell’isola di Java. Le forme di teatro “Wayang” sono assai numerose e molto diverse tra loro. In particolare, si distingue il cosiddetto Wayang Kulit (ossia il “Teatro delle ombre” – affermatosi, in Java attorno al XI secolo) dal Wayang Orang o wong: mentre nel primo lo spettacolo viene inscenato ricorrendo all’uso di numerosissime marionette di cuoio traforato (il cui difficilissimo processo di realizzazione rappresenta una vera e propria arte) manovrate dal “burattinaio” (“dalang”, costui, in realtà è anche un vero e proprio attore) da dietro uno schermo di tela così da proiettare, ingigantite, le proprie immagini. Nella seconda forma di Wayang, il ruolo delle marionette viene invece svolto da attori in carne e ossa e lo spettacolo si incentra essenzialmente sulla danza rituale.
I più conosciuti poemi epici indiani, al pari di quelli dell’antica Grecia, sono il Mahabharata (il termine “bharata” significa India) ed il Ramayana (che racconta la storia dell’Ambasciatore Duta Anoman). Per dare un’idea dell’importanza di questi poemi basti ricordare che il primo ha raggiunto, per via dei continui interventi alla trama alternatisi lungo i secoli, una dimensione pari ad oltre sette volte l’Iliade e l’Odissea insieme.
Il balletto “Ramayana”, presentato da ISI Yogyakarta è frutto di una nuova coreografia, creata in base allo stile del balletto di Wayang wong di Yogyakarta. Per facilitare la comprensione delle varie scene di danza di cui si compone la performance, se ne riporta sinteticamente il singolo contenuto.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI: www.laversilianafestival.com
.