La sete di denaro di questo governo Monti che, ricordiamolo, non è appoggiato da libere elezioni e quindi dagli Italiani, dopo essersela presa con i tassisti e i farmacisti elevati a simbolo dei mali della Nazione, dopo avere prelevato forzatamente denaro dalle pensioni e dai più deboli, da chi non poteva opporsi, dopo avere lasciato migliaia di lavoratori senza stipendio e senza pensione per un tempo indefinito con risposte infastidite quando si tocca questo argomento, dopo averci detto che per crescere dobbiamo fare tutti sacrifici fino all’austerity per ripianare il debito pubblico, dopo averci detto che è meglio potere licenziare per lavorare, ecco spuntare l’ennesima trovata dall’alto della cattedra di questi professori che evidentemente ritengono di saperla più lunga di chiunque altro: la riforma del lavoro che complica il lavoro!
Di Stefano Boninsegna, giornalista e direttore.
Sì, perchè anche questa volta non si è cercato di liberare risorse per fare crescere la Nazione. No. Si sono messi ulteriori paletti a quel poco che funziona. Il famigerato popolo delle partite IVA deve essere secondo Monti-Fornero decisamente ridimensionato, e così chi lavora da almeno 6 mesi e guadagna con un’unica impresa più del 75% del suo reddito deve essere assunto a tempo indeterminato.
Che bello si penserà. Così le aziende non se ne approfitteranno e non chiederanno di aprire la partita iva ai loro collaboratori. Non è così. Chi lavora con partita iva lo fa generalmente per sua scelta, lo fa perchè la sua professione ha bisogno di quella flessibilità nella ricerca dei clienti che solo quel tipo di rapporto di lavoro può assicurare. Chi ha una partita iva lavora tutto il giorno, tutta la settimana, sette giorni su sette, senza ferie e malattia, e si protegge con assicurazioni private. Chi ha una partita iva lavora se è bravo, lavora se la sua professionalità è così elevata da essere appetibile per le imprese o i privati. E non si lamenta. Chi ha una partita iva con la sua professionalità crea ricchezza, reddito, se è molto bravo dà pure lavoro ad altri.
In tempi di crisi come gli attuali però, capita che resti un’impresa principale, mentre i piccoli sono spariti. E fortuna che c’è questa impresa e i pochi altri sopravvisuti che lavorano e fanno lavorare mantenendo vivo un bel pezzo della nostra società, altrimenti faremmo tutti la fame, statali compresi che, ricordiamolo, senza il privato che funziona dove andrebbero a prendere i loro stipendi? Dalle tasse di chi? Invece per questo governo le imprese devono staccare la spina alle partite iva e assumere, tanto poi possono licenziare, se il giudice di turno è d’accordo.
Cosa significa questo? Questo significa fare sprofondare anche chi ancora lavorava bene e con soddisfazione nel gorgo dei vari contratti a termine, definiti, indefiniti, di apprendistato, ecc. ecc. inventati fantasiosamente a ogni stormir di fronde dai nostri politici e tecnici ben pagati con le nostre tasse. In questo modo si colpisce anche quel poco che ancora funziona irrigidendo ulteriormente il mercato del lavoro. Ora non va più bene neppure se lavori e ti fai pagare. Ti dicono che c’è, come nella sepolta Unione Sovietica, tutti da seguire la procedura, il contratto, la pensione… Sì, pure questo ci dicono.
Ma come si può pensare che un’impresa assuma a tempo indeterminato se non può permetterselo, se ha i bilanci che salgono e scendono sulle montagne russe, se le banche non le danno più credito? E come si può pensare che un professionista trovi clienti se deve chiedere permessi e ferie per assentarsi? No. Così le cose non funzioneranno. Non penso a chi avrà la possibilità di trasformare la partita iva in altra impresa continuando a fare quello che faceva, penso a tutti quei giovani professionisti che saranno costretti a fare i precari per legge e non avranno la possibilità di costruirsi il proprio futuro autonomamente, schiacciati da uno Stato-padrone che gli impone un’esistenza a testa bassa.
Si diceva la sete di denaro di questo governo. Sì, perchè eliminare le PIVA significa solamente eliminare le detrazioni IVA e prelevare imposte e contributi assicurati molto più velocemente dalle buste paga per finanziare questo Stato fallimentare fatto di sperperi. Un vero governo liberale dovrebbe semplicemente lasciare liberi i cittadini di lavorare e produrre, non distruggere la libera iniziativa. Per questo l’immagine dell’articolo è l’Allegoria del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti a Siena del 1330 circa che recita: “Senza paura ognuom franco camini e lavorando semini ciascuno…”. Già allora l’a-b-c di queste cose era nota. Chissà se i professori al governo lo sanno.
Mi auguro che tutte le associazioni dei professionisti si oppongano a questa ennesima idea illiberale che assieme alle altre ci porterà veramente alla povertà, sulla strada dritta dritta, ora sì, della povera Grecia.