I racconti di Anna Maria Ortese composti tra gli anni trenta ai settanta, affiancando la produzione dei grandi romanzi, riflettono sorprendentemente la complessa personalità dell’autrice.
Storie quasi senza storia che dipingono una realtà tragica come attraverso un sogno. Spesso sono stati paragonati al fantastico viaggio dantesco nell’aldilà. A una rilettura odierna sembrano piuttosto rievocare la teatrale tenerezza del Tasso o la cinematografica leggerezza dell’Ariosto.
Gli avvenimenti narrati sono visti attraverso il ricordo struggente: l’infanzia infelice, ma luminosa, l’adolescenza insicura, ma traboccante, l’amore sfiorato, ma mai posseduto. Sentimenti che ricordano il dispettoso rifiuto di Kafka e le illuminazioni improvvise di Joyce.
Figure e figurine di una italietta arrancante nella storia dove le canzonette fanno la parte del leone.
Tra scherzi e scioglingua una carrellata sui sogni di chi vive nella miseria e sui miraggi di chi va a cercar fortuna oltre mare.
Con Alberto Gamberini, Fabrizio Casagrande, Giovanni Siniscalco, Mauro Barbiero, Paolo Poli
Scene di Emanuele Luzzati
Costumi di Santuzza Calì
Consulenza musicale Jacqueline Perrotin
Coreografie Claudia Lawrence
Teatro Stabile di Verona
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