Una nuova mostra a Mantova dello scultore ceramista Paolo Staccioli, questa volta insieme alla figlia Paola, alla Galleria “Arinna Sartori – Arte” nella Sala di Via Cappello 17.
Paolo Staccioli: una nota biografica
Nato a Scandicci nel 1943, Paolo Staccioli inizia la sua esperienza di artista negli anni Settanta del Novecento, esordendo come pittore e facendosi presto notare in ambito locale. Al principio degli anni Novanta la necessità di sperimentare nuovi linguaggi espressivi lo spinge a Faenza, nella bottega di un ceramista locale, Umberto Santandrea, dove apprende le tecniche di quest’arte. È qui che Staccioli realizza i suoi primi vasi, dapprima con la tecnica della ceramica invetriata, poi sperimentando la cottura a “riduzione”, che gli consente di ottenere straordinari effetti di iridescenza e lucentezza.
Ottenuta assoluta padronanza del mestiere, Staccioli allestisce nel suo studio di Scandicci, nei pressi di Firenze, un laboratorio dove continua autonomamente e quotidianamente a misurarsi con l’uso del fuoco e degli ossidi di rame, dando vita a una miriade di vasi che riveste con fantastici racconti pittorici, fissati definitivamente dalla smaltatura a lustro. È con queste opere che ottiene i primi successi, facendosi notare in mostre personali e collettive, nonché in occasione di importanti manifestazioni culturali: le sue ceramiche, dal forte effetto metallizzato e dallo smalto scintillante si impongono presto, per eleganza e originalità, nel panorama artistico non più solamente fiorentino, ma nazionale. (…)
Paola Staccioli
“Paola Staccioli si distingue per lo stile personale e intuitivo grazie al quale si svincola dalla priorità della funzione degli oggetti, trasformandoli in opere d’arte: crea pezzi unici, modellando le forme per adattarle ai soggetti, che spaziano dall’astratto (cerchi e linee che emergono dal fondo) al figurativo (fiori, animali e persone tratti dal nostro quotidiano). Ne sono esempio le teiere atteggiate in movenze umane che talvolta si trasformano in eleganti signore. Questo gusto per il fantastico è trasferito anche su altri elementi del quotidiano, di norma non pertinenti alla ceramica, come le sottili tovaglie che trattengono la forma di un invisibile piano sottostante o i interi tavolini da tè, completamente realizzati in argilla. I disegni si aprono sulla superficie di queste forme libere, talvolta conquistando le tre dimensioni grazie a aggettanti plasticismi, e attraggono per l’uso deciso e delicato dei colori, su cui scintilla il lustro”.
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