Volentieri pubblichiamo la lettera di Alessandra Cerioli, Presidente nazionale Lila Onlus
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Venticinque anni fa, il 21 gennaio 1987, nasceva la LILA. Da un gruppo di persone e organizzazioni che di fronte alla drammaticità e alla violenza con cui l’HIV si diffondeva nel Paese stavano provando ad attivare le prime risposte concrete, creando e sperimentando servizi e interventi innovativi e pilota servizi e interventi innovativi e pilota (case alloggio per persone con AIDS, gruppi di autoaiuto, centralini informativi, riduzione del danno, eccetera), non limitandosi solo agli aspetti medico-clinici legati all’infezione ma concentrandosi da subito sugli aspetti sociali così fortemente legati all’AIDS. A quel gruppo promotore è stato immediatamente chiaro che la lotta contro l’AIDS coinvolgeva aspetti privati e sociali ed evidenziava contraddizioni presenti nel nostro sistema sociale e di garanzia dei diritti umani che andavano molto al di là dello specifico sanitario.
La LILA è stata pensata e costruita da persone molto diverse tra loro: medici, infermieri, operatori e operatrici dei servizi pubblici per le dipendenze e di comunità di accoglienza per persone con problemi di dipendenza, attivisti del movimento GLBT, uomini e donne del sindacato, avvocati e avvocate, psicologi e sociologi e operatori dei media. Che insieme a un gruppo di persone con HIV, di fronte alla mancanza di risposte, sia mediche che sociali, si attivarono innanzitutto per contrastare il fortissimo stigma e la discriminazione crescente.
Erano gli anni della lotta contro la visione cieca, bigotta e non scientifica dell’infezione da HIV. Gli anni in cui, con gravità inaudita e superficialità inaccettabile la comunicazione istituzionale parlava di categorie a rischio, e non di comportamenti a rischio, concentrando erroneamente l’attenzione su alcuni gruppi di popolazione, mentre le forme di discriminazione andavano a ledere i più elementari diritti di chi aveva contratto l’HIV.
Da allora, in questi 25 anni la LILA si è radicata nel territorio italiano con le sue 15 sedi, e ha sostenuto tante battaglie: per la difesa dei diritti delle PLHIV (People Living with HIV, persone che vivono con l’HIV), per una corretta informazione e prevenzione, per garantire l’accesso alle cure e ai farmaci, per l’avvio di servizi socio-assistenziali maggiormente rispondenti ai bisogni e alle domande che le persone con HIV o AIDS hanno posto in questi anni, per il rispetto dei diritti civili e di cittadinanza, per una più attenta, pragmatica e trasparente gestione delle risposte istituzionali e territoriali.
Gli sforzi di tante donne e uomini che hanno dato voce, anima, pensiero, competenze oltre ad uno straordinario impegno sociale volontario, talvolta non sono bastati a risolvere alcune problematicità forse solo italiane. Tanto che oggi, a trent’anni dalla comparsa del virus, nel nostro paese tutto si può dire tranne che l’infezione da HIV sia sotto controllo, e che la discriminazione sia superata nella nostra società. Ma sicuramente la LILA ha contribuito a modificare stereotipi e pregiudizi che hanno accompagnato questa patologia, spronando le istituzioni nazionali e locali ad assumersi le loro responsabilità.
A tutte queste persone, ai soci fondatori e alle organizzazioni che hanno dato vita alla LILA va il nostro ringraziamento: Gruppo Abele, Arcigay, Cgil, Cisl, Uil, Comitato per diritti civili delle prostitute, Medicina democratica e Psichiatria democratica, Gruppo di Fiesole (composto da giornalisti). Così come va a don Luigi Ciotti, Beppe Ramina, Vittorio Agnoletto, Bruno Vegro, Filippo Manassero, in qualità di presidenti nazionali, insieme a tutti i presidenti e le presidenti locali, che in questi 25 anni hanno lavorato per abbattere barriere e promuovere una cultura di rispetto e riconoscimento delle persone con HIV. Non possiamo poi dimenticare tutte le persone con HIV, e le tantissime che hanno lavorato con noi e che troppo tardi hanno potuto usufruire delle terapie antiretrovirali e sono scomparse.
Da 25 anni la Lila si batte per i diritti delle persone, non solo sieropositive, e offre ascolto, sostegno e orientamento, promuovendo buone prassi nella lotta all’HIV. Ci sono state fragilità e fatiche, in questi anni, ma anche importanti conquiste. La nostra storia continua, anche negli ambiti internazionali, perché i virus non conoscono confini e l’umanità neppure.
Per noi LILA sarebbe un bel venticinquennale se la lotta contro l’Aids tornasse a essere in Italia una priorità, per far sì che le importanti conquiste finora raggiunte non vadano disperse, ma soprattutto per colmare alcune imbarazzanti mancanze che ancora esistono nel nostro Paese.
Alessandra Cerioli,
presidente nazionale Lila Onlus
LILA | Lega italiana per la lotta contro l’Aids
Via Varesina 1 -22100 Como
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