Gio. Nov 21st, 2024
Vincenzo Martinelli e Nicola Bertuzzi, tempere della Sampiera

Ancora capolavori a Palazzo Fava, il nuovo centro espositivo di Bologna voluto dalla Fondazione Carisbo.

Fino al 19 febbraio 2012, le sale rinnovate di recente e ormai pienamente operative con l’installazione di un nuovo impianto luci, ospitano la mostra “Collezione dei dipinti della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna: da Pasinelli a Gandolfi – Le tempere della Sampiera”.

Di Stefano Boninsegna


Al piano terra uno sguardo all’arte moderna della Collezione Carisbo con dipinti e opere scultoree.

Al primo piano, il piano nobile, nella sala Giasone, splendidamente affrescata da Ludovico, Agostino e Annibale Carracci con il ciclo di Giasone e Medea, sotto un soffitto a cassettoni di rara maestria e bellezza, sono esposti i “Dipinti vetero-testamentari di Palazzo Pepoli Vecchio, sede del Museo della Storia di Bologna”. I restauri a Palazzo Pepoli sono tuttora in corso, per questo i curatori di Palazzo Fava hanno avuto un’ottima idea: portare alcuni dipinti in via di restauro all’interno degli spazi espositivi per esporli al pubblico durante le fasi dei lavori di restituzione all’antico splendore. I dipinti sono verosimilmente databili alla fine del Seicento o inizio Settecento e raffigurano perlopiù soggetti femminili del Vecchio Testamento.

Sempre al primo piano, ma nella sala Sala Ludovico Carracci e nella Sala Bartolomeo Cesi, si dipana un’altra mostra che vorrei definire fantastica: “Vincenzo Martinelli e Nicola Bertuzzi: le tempere della Sampiera”. La serie di dieci tele che un tempo ornavano due stanze della villa Sampiera sul colle di Barbiano, arredata tra il 1762 e il 1768 dal marchese Valerio Boschi in vista della nomina tra gli Anziani di Bologna che giunse nel 1766, rievocano paesaggi arcadici e tutto un mondo, un universo aristocratico, ormai perduto ma di cui ancora oggi ci giungono le folate dei ricordi; quel mondo, legato alla terra e alla cultura, che è la vera grande espressione dell’Europa unita. Un mondo di colori, sfumature, suoni, immaginazione. Assolutamente da non perdere!

Nella sala Francesco Albani abbiamo “Gaetano Gandolfi, tra pittura di verità e pittura di storia”. I tre dipinti esposti rientrano tra i capolavori del principale pittore bolognese della seconda metà del Settecento. “Il Mendicante cieco” e il pendant della “Vecchia con la corona del rosario”, eseguiti nel 1771, e la “Morte di Socrate”, siglata dall’artista e datata 1782. Una finestra sul neoclassico prossimo venturo.

Passiamo quindi alla sala Sala Allievi dei Carracci con la “Pittura bolognese tra Sei e Settecento: da Lorenzo Pasinelli a Giuseppe Maria Crespi”. Ancora temi letterari e d’arcadia tra i tesori della Fondazione Carisbo.

Infine il terzo piano con “Quattro dipinti emiliani della donazione Checcoli” visitabili fino al 4 marzo 2012. Quattro capolavori. “Quattro dipinti distribuiti nell’arco di oltre due secoli, collegati dal riferimento alla tradizione figurativa bolognese eppure differenziati per i materiali di supporto (tavola e tela) e le tecniche di esecuzione, che testimoniano l’ampia diffusione di modelli cari alla devozione cinquecentesca e la persistenza negli ambienti collezionistici di seducenti invenzioni compositive”.

Se la Fondazione Carisbo saprà trovare la giusta collocazione unitaria per i suoi tesori e saprà farli vedere valorizzandoli come in questa occasione a Palazzo Fava, allora nascerà un piccolo Ermitage bolognese, un vero gioiello che nessun turista potrà dimenticare e renderà i bolognesi orgogliosi della propria città.

 

Palazzo Fava, Palazzo delle Esposizioni

Via Manzoni, 2 a Bologna

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