Ven. Nov 22nd, 2024

Sistema direzionale CX e parete monolastra in vetro Kristal, entrambi di produzione Frezza, Gruppo Doimo

L’arredo ufficio in Italia è un settore di nicchia di cui si sente parlare ogni due anni in occasione del Salone del Mobile di Milano oppure raramente su riviste di arredamento per la casa o su riviste specializzate destinate ai progettisti ed ai rivenditori. Dicevo ogni due anni perchè mentre il Salone Internazionale del Mobile è annuale, il SaloneUfficio è biennale, addirittura un anno è saltato per via della crisi economica.

Di Stefano Boninsegna, Giornalista e Direttore

 

In Italia il settore del mobile per ufficio è entrato in crisi da anni per ovvii motivi derivanti dai problemi che sta attraversando l’economia italiana, in particolare è entrata in crisi tutta la gamma medio bassa dell’offerta, mentre quella medio alta, pur contrattasi, è rimasta su livelli accettabili. Il risultato sotto i nostri occhi è la chiusura di tanti produttori e rivenditori che non reggono più il peso di aziende sovradimensionate rispetto alla domanda.

Questa situazione però si inserisce in un panorama che in Italia è anomalo rispetto alle altre nazioni. E’ sufficiente girare per gli uffici pubblici e le piccole e medie imprese italiane per trovarsi in ambienti spesso trasandati, con arredi vecchi e non coordinati tra loro, aziende dove l’immagine del prodotto e della propria filosofia aziendale non trova un’adeguata corrispondenza con l’ambiente che li rappresenta.

Questa mancanza di immagine in parte è dovuta ai vincoli del bilancio, ma in parte è anche il risultato di una mancanza di cultura dell’arredo ufficio che viene visto solo come appoggio della pratica operativa e non come un supporto importante alla produttività e all’immagine aziendale.

Tralasciando l’arredo tecnologico che fa parte dei luoghi industriali e manifatturieri, i primi arredi pensati espressamente per l’ufficio arrivano in Italia dagli Stati Uniti dove esistevano i grandi spazi di lavoro terziario: pareti divisorie cieche o in vetro, scrivanie attrezzate, schermi divisori per box, complementi d’arredo finalizzati all’uso negli ambienti di lavoro.

Ancora oggi le due più grandi aziende produttrici di arredamento ufficio sono multinazionali USA, Steelcase ed Haworth. La stessa immagine di ufficio è quella che ci arriva alla mente con prodotti americani, si pensi alle poltrone di Aemes con l’Aluminium Group che vediamo al cinema e nelle pubblicità, originali o imitate, commercializzate in esclusiva mondiale dalla svizzera Vitra e dall’americana Herman Miller che produce anche la poltrona ergonomica per ufficio più venduta in assoluto al mondo, la Aeron, disponibile in tre taglie e con alle spalle uno studio ergonomico unico, una poltrona perfetta che sostiene il corpo come se galleggiasse e permette di trovare la postura perfetta praticamente per il 100% degli utilizzatori. E’ sufficiente recarsi a Londra per vedere gli uffici pieni di poltrone prodotte da Herman Miller.

In Italia invece il mercato tende a schiacciarsi verso il basso con soluzioni più economiche. I primi prodotti veramente di qualità prodotti in Italia erano sempre di derivazione americana e venivano commercializzati da ICF, un’azienda milanese che è diventata icona di stile e qualità, il primo produttore europeo di poltrone dell’Aluminium Group il cui brevetto è poi passato in esclusiva alla Vitra; ICF ha comunque continuato a produrre arredi di altissima qualità rinnovando il proprio catalogo; una poltrona ICF che in Italia si vede poco è la Cloud, ma all’estero è molto diffusa. ICF è stata una delle prime aziende a proporre in Italia la parete attrezzata con armadi utilizzabili per dividere gli ambienti di lavoro oppure a muro al posto degli armadi classici.

Altra azienda storica del design per l’ufficio è stata l’Anonima Castelli, poi solo Castelli, di Bologna, ora incorporata in Haworth Italia. La Castelli, nata come ebanisteria, negli anni 60-70 ha fatto la storia, purtroppo poco nota, dell’arredo ufficio, con arredi funzionali disegnati da architetti e designer internazionali, portando negli uffici italiani i primi “sistemi” come il “Dalle 9 alle 5”, il “3D”, il “IV Segmento”, le poltrone Plia, Vertebra, Penelope, Guya, tutti prodotti pluripremiati, alcuni col Compasso d’Oro, e tutti sostenuti da una solida ricerca tecnologica e funzionale su cui si basava anche la parete attrezzata “Network” con soluzioni strutturali all’avanguardia.

Ora della Castelli resta poco più che il marchio, ormai appannato, dentro Haworth Inc., e il ricordo di quando i clienti dicevano che per loro avere un mobile Castelli era come avere una Ferrari.

L’eredità di queste grandi aziende italiane è stata portata avanti da tanti altri produttori come Frezza del Gruppo Doimo, Bralco, Estel, Archiutti, Kastel, Emmegi, Sitland e tante altre a formare un tessuto produttivo molto frammentato con aziende medio-piccole in Lombardia, Veneto e nelle Marche.

Nonostante questa grande offerta il livello stilistico e di design degli uffici italiani resta basso. C’è da auspicare nei prossimi anni un maggiore impegno in questo settore che potenzialmente ha tutti i numeri per una rinascita economica, se solo si cominciasse a pensare che lo spazio ufficio è importante quanto la casa.

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