Le opere di Simone del Pizzol sono una sottile interpretazione del presente attraverso l’allegoria: sono l’espressione di un punto di vista personale che lascia spazio all’intervento intelligibile di chi osserva l’opera. Questa pluralità ermeneutica, da non confondere con la polisemia dell’arte, è la potenza poetica dell’artista che lavora su un piano strettamente individuale ma con la capacità di coinvolgere quasi “a priori” la sensibilità del fruitore dimostrando un approccio poietico di grande generosità (dote rara oggigiorno).
Quello che apparentemente si può classificare come un bestiario contemporaneo in realtà è il frutto di una ricerca profonda che si origina dalla studio della maschera come artefatto simbolico e che diventa lo stimolo per un’analisi contemporanea incarnata in uno zoomorfismo prossimo all’uomo, non tanto per una semiosi di ascendenza classica, ma per il fatto di costituire lo schermo dietro cui nascondersi. Sebbene di sapore orwelliano, la opere di Del Pizzol, non giocano sulla traslazione di uomo/animale come caratterizzazione neotenica di un homo più bestia che sapiens; l’animale, in questo caso, è inteso come escamotages per nascondere il diverso che in fondo ci appartiene e che quindi tanto diverso non è. Una critica di sapore sociale sulle dinamiche culturali e ancor prima psicologiche dell’essere umano che teme se stesso non comprendendo la ricchezza della “ripetizione differente”. (…) (Testo critico a cura di Alice Zannoni)
ARKÉ Galleria d’Arte
San Samuele 3211, San Marco – 30124 Venezia
Dal 12 novembre al 17 dicembre 2011
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