Mar. Lug 16th, 2024

 

Scorcio Corderie dell'Arsenale - 54a Biennale d'Arte di Venezia

La 54a Esposizione Biennale d’Arte di Venezia ha aperto al pubblico sabato 4 giugno 2011 e si potrà visitare fino al 27 novembre 2011.

“ILLUMInazioni” è il titolo scelto dalla curatrice svizzera Bice Curiger.

Di Stefano Boninsegna.

 

Raffinata, superba, elitaria. L’arte esposta alla Biennale raggiunge l’apice dell’autoreferenzialità. E’ arte, non è arte? Le opere e le installazioni sono un misto di ingegno e fantasia, tecnica e follia. Non so se il frastuono di un cingolato fatto funzionare da una ragazza che corre su un tapis roulant è arte. Non so se dei piccioni (imbalsamati?) appoggiati ovunque sul Padiglione principale ai Giardini sono arte. Non so se un labirinto di tubi multicolori al padiglione turco è arte. Ogni opera ha un significato più o meno visibile, più o meno recondito, e immaginiamo che qualcosa di artistico ci sia.

La difficoltà nella comprensione dell’arte contemporanea, ancora strettamente legata alle esperienze dell’arte moderna degli anni Sessenta e Settanta del Novecento deriva spesso dalla latitanza della tecnica. Si cerca di esprimere concetti, di riempire l’arte di contenuti, senza tecnica. Le installazioni sono spesso caduche, durano il tempo delle esposizioni e messe in un magazzino da molti non sarebbero distinguibili dalla spazzatura. La crisi economica poi porta a sostituire l’opera con un video, un audio. E’ l’Arte di un momento. Ho riflettuto su questo entrando al Padiglione della Biennale ai Giardini trovandomi di fronte le tre opere del Tintoretto e ho pensato che quella era un antico esempio di arte contemporanea del suo tempo che ancora oggi ammiriamo: cosa ammirerà tra 100 anni chi si troverà di fronte ai resti di una Biennale? Lascio la risposta ai lettori.

La Biennale di Venezia è coerente con la sua immagine di esposizione mondiale nata nel 1895 come avanguardia delle tendenze artistiche. In un secolo i movimenti artistici sono cambiati, si sono rinnovati, ne sono nati di nuovi. La Biennale è rimasta la casa del moderno elitario, di quell’arte che guardiamo ma non vorremmo mai nel giardino di casa. Arte che è il prodotto di un circolo elitario di artisti e gallerie che si costruiscono valore tra di loro, senza un effettivo contatto col pubblico. L’ultimo movimento artistico che ha chiesto al pubblico di giudicarlo è stata la Pop Art negli Stati Uniti, poi il nulla. Morti i suoi artefici, la Pop Art si è declinata nel linguaggio pubblicitario e gran parte delle istituzioni culturali europee l’hanno tralasciata.

La Biennale, a prescindere dal suo immenso valore, è fondamentalmente conservatrice, vetrina di movimenti artistici consolidati e tendenzialmente fermi nella loro ripetitività, fermi nella incapacità di credere che il pubblico non accetti il discorso che l’Arte è Arte in quanto tale, che l’Arte è Arte perchè qualcuno, artista o gallerista, dice che è così. Ciò che manca a questi movimenti artistici è la tecnica, la capacità unica dell’artista di sapere fare bene ciò che pensa.

Il mondo sta cambiando velocemente già da diversi anni. Alla Biennale la tecnica dell’arte si vede ricomparire nella produzione di artisti arabi o asiatici. La stessa tecnica che rivediamo in opere di sconosciuti artisti giovani non ancora presenti nelle grandi gallerie italiane, ma rintracciabili su internet o nelle manifestazioni minori e meno costose. E’ l’Arte comprensibile, nuovamente ricca di capacità tecnica, democratica, tenuta alla larga dalle grandi istituzioni culturali che preferiscono l’Arte autoreferenziale ed elitaria, l’arte per gli amici.

La Biennale è la vetrina della Dittatura dell’Arte, di quell’Arte che non ammette critica ma solo complicità. Deve essere Arte perchè dice di esserlo. Senza alternativa. Ma nascosta tra le grandi installazioni qualche perla c’è, bisogna prendersi almeno una giornata intera per visitare i padiglioni.

Visitiamo quindi la Biennale di Venezia perchè è un tuffo nel mondo, nelle idee, in un modo di essere, in un periodo, ma non dimentichiamo che c’è dell’altro fuori dai Giardini, che l’Arte si evolve e ci sono tanti artisti bravissimi che stanno riscoprendo la difficoltà di creare un’opera d’arte che stupisca, che parli da sola, che emozioni, artisti che troviamo nelle piccole gallerie, nei mercatini, nelle esposizioni secondarie.

Ammiriamo la gran piazza della Biennale, ma ricominciamo anche a cercare tra i vicoletti dove sicuramente starà nascendo o è già nato un nuovo Tintoretto. (di Stefano Boninsegna)

www.labiennale.org

.