La Galleria d’Arte “Arianna Sartori” di Mantova, nella sede di via Cappello 17, dal 4 al 16 giugno, presenta la prima mostra personale dell’artista Monica Chieregatti.
L’inaugurazione è fissata per sabato 4 giugno, alle ore 18.00, alla presenza dell’artista e con presentazione della Dott.ssa Luciana Gandini.
Cromíe danzanti
Si dipinge sulla trasparenza del vetro, non utilizzando degli smalti, bensì dei colori molto coprenti e vivaci per dar corpo consistente alla leggerezza.
Un elettrico garbuglio di energie si risolve in un’esplosone cromatica che trova i proprî referenti nella tradizione dell’Espressionismo, in particolare dell’ambito francese ed anche austro-germanico. Gli omaggi a Klimt, Gauguin ed a Van Gogh sono una costante delle rielaborazioni su vetro eseguite dall’artista Chieregatti. Di Klimt, oltre alle risoluzioni pittoriche, viene còlta soprattutto l’articolazione virtuosistica delle forme del corpo umano, con una forte tendenza alla curvilinearità. Le figure si stagliano su di un piano che viene riccamente ornato; la morbidezza della curva si oppone alla spigolosità dell’angolo, il profilo raffinatamente sensuale alla linearità ascetica che nega il corpo e la massa. Figure che appaiono arricchite di una forte potenza statuaria, contornate da forti linee direttrici. Quest’esigenza di delimitare in modo netto le masse con contorni neri è tipica di tutta la sensibilità espressionista e per la maggiore di afflato nordico. Una forza costruttrice che si palesa anche nella rappresentazione dei paesaggi. In questo caso si arriva alla deflagrazione totale del colore, per la quale l’artista tiene conto come polo di riferimento gli esiti pittorici di Van Gogh e Gauguin. Il contrasto linea e colore crea delle immagini cariche di luminosità. Alle raffigurazioni antropomorfe, si associano quelle fitomorfe dotate di una vegetazione straripante di umori vitali. La natura è rappresentata quasi in passo di danza, mai statica e caratterizzata da una spiritualizzazione dei principî artistici. La stessa scelta di racchiudere le masse in contorni fortemente delimitanti, come l’utilizzo del filo di piombo riporta alla tradizione delle rappresentazioni sacre descritte nelle grandi vetrate medievali. L’artista ha persino scelto di dar vita alla tematica religiosa dei misteri della luce: Gesù alle nozze di Cana; Gesù annuncia il regno di Dio; Gesù sul monte Tabor ed Ultima cena. I margini sono netti, definiti gli spazî, il gusto della rappresentazione racchiude in sé una sensibilità verso il mondo gotico, ammorbidito dagli esiti elaborati ed eleganti dell’Art nouveau. Del resto anche quando vengono eseguiti dei motivi floreali, non si ha un approccio decorativo al soggetto, perché anche un girasole, chiaro omaggio a Van Gogh, si carica di un significato spirituale. È il più impalpabile alito di vita ad essere rappresentato, è la potenza divina che si epifanizza nel più piccolo organismo terreno. Il creatore si manifesta attraverso la creatura. Questo senso di panico dell’esistenza si coglie anche quando Chieregatti decide di abbandonare l’utilizzo del segno di contorno e sceglie una pittura quasi pulviscolare. Prendono corpo, così, le Ninfee. Non è solo un rimando a Monet, ma l’esigenza di esprimere un mondo nascosto che è all’interno di ciascuno di noi, ove i contorni sfumano sino a sparire, in quanto l’esperienza animica non conosce confini, perché innanzitutto siamo esseri illimitati, fintantoché dentro di noi la scintilla divina continua ad ardere. (Luciana Gandini, Revere, 30 Dicembre 2010)
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