Sab. Nov 23rd, 2024

Franco Girondi

La Galleria “Arianna Sartori – Arte & object design” di Mantova, in via Ippolito Nievo 10, presenta la mostra personale dell’artista Franco Girondi intitolata “Canto e luce”, l’esposizione è fissata per Sabato 28 maggio 2011 alle ore 18.00 con presentazione di Renata Casarin. L’esposizione, curata da Arianna Sartori, rimane aperta al pubblico fino al 9 giugno, con i seguenti orari: 10.00-12.30 / 16.00-19.30, chiuso festivi.

 

FRANCO GIRONDI: Canto e luce (di Renata Casarin)

Il corpo della pittura si frantuma in saette di colore che guadagnano la luce, spazzano via la notte e simbolicamente decretano la sconfitta delle tenebre, così Giovanni 1,5, una tela del 2011, pare riassumere, ispirandosi al famoso passo evangelico, l’istanza fondante il lavoro di Franco Girondi. Egli conferma con le opere prodotte negli ultimi cinque anni la sua modalità espressiva messa a punto nel percorso autocritico e autoreferenziale rivolto ad investigare l’apparizione della forma quale figurazione di una realtà interna all’Io, espressione di una modalità di sentire, che di opera in opera ricuce l’identità del soggetto performante. Si tratta di esprimere con la pittura il fluire di un immaginario che coincide con l’immagine collettiva sedimentata dal lavoro intellettivo e percettivo dell’artista, bisognoso di affidare alla tela una polisemantica imagerie, che riappacifica i contrasti, fuga i lati oscuri della mente, a favore di un respiro universale che canti l’armonia del creato, la comunione con creature incorporee che vegliano sugli umani, il soffio vitale che ci porta a guadagnare l’altrove.

Attribuire significato al segno è un’operazione superflua, non necessaria perché è il tracciare e condensare campi cromatici sul supporto il lavoro che l’artista sente di dover eseguire per dare risposta all’urgenza della pittura. La pittura diviene rivelazione per figure di un canto interiore, che trova dapprima nella scrittura sequenziale il modo di costituirsi a partitura ritmata, pulsante, quasi che il dipinto potesse mimare con i suoi toni iridati pausati dal bianco della tela il battito della vita. L’impiego in questa fase di pigmenti aranciati, di colori caldi – come in Hot Spirit del 2007, in Solare e in Sarabanda del 2009 -, rafforza il tema simbolico ricorrente in Girondi, vale a dire l’espressione di una spiritualità, di un afflato universale che potrebbe apparentarsi a una concezione teosofica del mondo, la cui visione è ben dentro l’arte del secolo XX, da Kandinsky a Balla, a Malevič, sino allo statunitense Louis Morris.

L’argomento ricorrente nei soggetti dei quadri è il soffio, titolo di una tela del 2010, declinato nella variante del vento, come in Zefiro del 2010, inteso anche come respiro, come slancio vitale che conduce ad un abbraccio, che sancisce l’unione fra la creatura e il demiurgo creatore. I dipinti di Girondi esistono nell’aria, nella luce tersa di mattini ritrovati dopo apocalittiche visioni, Scivola, Volo – sempre del 2010 – esprimono ancora questa tensione verso spazi siderei, mediante un movimento della pennellata colore orizzontale e la persistenza di figure saettanti in bilico tra l’apparire e lo svanire in code iridate.

L’artista s’inscrive sulla tela talora per figura, come in Incorporeo del 2011, o in Io sono qui del 2009, mediante modalità espressive solo in apparenza differenti poiché Girondi sa che l’immaterialità ha comunque un peso; sa che la sostanza intangibile che abita l’inconscio e forma la mente ha una consistenza capace di soverchiare la gravità dei nostri corpi, per poter far guadagnare orizzonti di luce. La coscienza del proprio esserci nello spazio e nel tempo è nodo essenziale per raggiungere la dimensione totalizzante dell’universo che ci è dato di immaginare, di sentire, di esprimere anche attraverso l’arte. Così la danza, la coralità, anche nella valenza di unione concorde, che Girondi richiama nelle sue opere rinviano alla tensione verso la condivisione, la partecipazione del singolo alle istanze vitali e vitalistiche che governano ogni essere esistente sulla terra. C’è un’ansia mistica ma anche panica in questa più recente produzione dell’artista mantovano che rinvia a quel nodo del rapporto armonico fra uomo e natura, fra uomo e demiurgo creatore che sta alla base dell’arte classica e nel tempo di ogni tentativo di ragguagliare l’intesa felice fra uomo e divino, ben espressa ad esempio nell’arte di Matisse, di De Chirico e nella prima fase dei protagonisti della Die Brücke.

Il tema della bellezza che sintetizza la ricerca o l’espressione dell’armonia fra sé e il mondo è centrale nel lavoro di Franco Girondi, la pittura diventa lo strumento di rivelazione di una condizione o di un’aspirazione ad un sentire perfetto, in sintonia con una verità interiore che diviene coscienza ed etica del vivere e del fare. Anche con il ricorso della semplicità della tecnica espressiva, dei mezzi impiegati, così l’arte diventa prassi quotidiana, via possibile di ricerca e di esiti che diventano sempre nuovi ricominciamenti. (Renata Casarin)

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