Il 12 aprile il Museo di Palazzo Pretorio di Prato ha festeggiato 6 anni di attività attraverso un “Album dei ricordi” da sfogliare, guidati dalla direttrice scientifica Rita Iacopino, sul canale YouTube.
Testimone silenzioso della storia della città l’edifico che ospita il Museo di Palazzo Pretorio, racconta oltre settecento anni di storia. Le prime notizie documentarie dell’edificio come palazzo pubblico risalgono al 1284, quando il Capitano del Popolo Francesco de’ Frescobaldi ne fece l’abitazione dei magistrati. Il primo nucleo fu ampliato nel Trecento, dando forma a uno dei più raffinati palazzi pubblici toscani del Medioevo. Col crescere della città il palazzo venne trasformato e adattato alle nuove esigenze e funzioni, il suo aspetto attuale è la sintesi dell’alternarsi degli stili architettonici e dei continui rimaneggiamenti della sua struttura. Nell’Ottocento, anche per gravi problemi statici perse importanza, rischiando addirittura di essere demolito. Gli imponenti restauri e rifacimenti comportano un nuovo uso della struttura che divenne nel 1912 sede della Galleria Comunale.
Risale al 1954 il nuovo allestimento rimasto sostanzialmente invariato fino all’ultimo, complessivo restauro, avviato nel 1998 e concluso nel 2013 che lo ha restituito al suo ruolo prestigioso: custode di opere d’arte ma anche forziere delle memorie e delle vicende storiche di Prato.
Negli splendidi spazi di Palazzo Pretorio si può ammirare una collezione di capolavori formata nei secoli grazie ad artisti come Bernardo Daddi, Giovanni da Milano, Donatello e Filippo Lippi, come i pratesi Filippino Lippi e Lorenzo Bartolini. Le sale del museo sono arricchite da affreschi, stemmi dipinti, statue e altri ornamenti lapidei, testimonianza delle varie destinazioni nel corso dei secoli. Al piano terreno, nelle sale dedicate all’accoglienza del pubblico, si conserva lo stemma trecentesco in pietra col Cavaliere, l’insegna più antica del Comune, ritrovato nei lavori del 1926.
Il Museo – A piano terra oggetti, dipinti e pannelli introducono il viaggio nella storia della città,si trovano il Forziere ligneo con gli emblemi della Repubblica, del popolo fiorentino, di Prato e dei suoi quartieri, lo Scudo del pittore fiorentino Zanobi Poggini, con i sette stemmi delle più importanti istituzioni assistenziali cittadine e dipinti, come la Visione di san Filippo Neri, dipinta da Orazio Fidani che celebra la concessione a Prato dell’agognato titolo di diocesi e di città, ottenuto nel 1653. Il primo piano è dedicato alle opere dal Trecento al Quattrocento, con i grandi Polittici, tra cui la spettacolare macchina d’altare di Giovanni da Milano, e con i capolavori di Filippo Lippi e dell’Officina pratese, una pagina cruciale del Rinascimento. Una sala è interamente dedicata alla Sacra Cintola. Il secondo piano ospita le opere fra il Cinquecento e il Settecento; le grandi Pale testimoniano la presenza in città di conventi, chiese e oratori, con opere del Poppi, Santi di Tito e Alessandro Allori ma anche i dipinti di Maestri come Battistello Caracciolo, Cecco Bravo e Mattia Preti. Nel mezzanino fra il secondo e il terzo piano è allestita una selezione di opere della collezione Martini, raro esempio di cabinet d’art di gusto settecentesco. Il salone del terzo piano, ristrutturato agli inizi del Novecento con una solenne copertura lignea a capriate, è dedicato a Ottocento e Novecento, vi si trovano le opere di Lorenzo Bartolini, formidabile interprete del naturalismo a livello europeo, in stretto dialogo con quelle di Jacques Lipchitz, protagonista dell’arte del Novecento.
A ogni piano il periodo storico di riferimento è introdotto dal ritratto. Il primo è mercante pratese Francesco di Marco Datini, al quale si deve il finanziamento di tanti capolavori in città. Fu realizzato dal pittore pratese Tommaso di Piero Trombetto nel 1491. Testimonial del secondo piano è Francesco I de’ Medici, dipinto da Maso da San Friano; al piano mezzanino fra il secondo e il terzo figura il granduca Pietro Leopoldo di Lorena: a lui si deve la formazione della prima pinacoteca civica della città, ritratto da Stefano Gaetano Neri. Al terzo piano si trova Umberto I di Savoia, dipinto dal pratese Alessandro Franchi.
Le collezioni – La storia del Museo inizia nel 1788, quando il granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena propone di raccogliere nel Palazzo Comunale un primo nucleo di dipinti provenienti dai monasteri e dagli oratori soppressi con l’intento illuminista di educare all’arte i giovani della Scuola comunale del Disegno. La
pinacoteca civica nasce però solo settant’anni dopo, nel 1858, in due sale del Palazzo Comunale e si compone di trentacinque opere, tra le quali i polittici di Giovanni da Milano e Bernardo Daddi, la Madonna della
Cintola e la Madonna del Ceppo di Filippo Lippi, la Pala dell’Udienza di Filippino. Tra il 1866 e il 1900 la collezione si arricchisce grazie a ulteriori acquisizioni e alle prime donazioni. Negli spazi espositivi del Palazzo Comunale, nel frattempo ampliati e riorganizzati, arrivano la predella con le Storie della Sacra Cintola di Bernardo Daddi, la Natività di Filippo Lippi e, dallo Spedale Misericordia e Dolce, la collezione Martini con un consistente nucleo di dipinti del Seicento e Settecento. Il 27 aprile del 1912 viene inaugurata la nuova sede della galleria comunale, la collezione continua ad arricchirsi. Nel 1928 è affidato al Museo in deposito statale un primo nucleo di modelli in gesso dello scultore pratese Lorenzo Bartolini. Mostre ed esposizioni si susseguono fino al 1940, quando il Museo viene chiuso a causa della guerra e le opere spostate in luoghi più sicuri. La successiva riapertura è del 1954, tra le mostre organizzate in questo periodo, due soprattutto meritano di essere ricordate: quella del 1955 curata da Federigo Melis sugli straordinari documenti dell’archivio Datini, inaugurata da due presidenti della Repubblica, il neo eletto Giovanni Gronchi e l’uscente Luigi Einaudi; e la prima grande mostra dedicata a Lorenzo Bartolini nel 1978, a cura di Anna Maria Petrioli Tofani ed Ettore Spalletti.
Mentre si concludono i restauri e la riprogettazione del museo, dopo la chiusura del 1998, la collezione si arricchisce: nel 2010 con l’acquisto del Crocifisso di Filippino Lippi; nel 2011 con la donazione Lipchitz e nel 2012 con le pale di Santi di Tito e Alessandro Allori donate da Angela Riblet. Nel 2013 la riapertura, a settembre la mostra Da Donatello a Lippi. Officina pratese, la prima grande mostra sul Rinascimento a Prato.
Il 12 aprile 2014 il Museo finalmente riapre con il nuovo allestimento, curato dagli architetti Adolfo Natalini, Piero Guicciardini e Marco Magni e con la nuova denominazione di Museo di Palazzo Pretorio. Anche il terzo piano, chiuso dal 1983, torna finalmente accessibile. L’inaugurazione fu una grande festa per la città, il taglio del nastro si svolse in una piazza gremita e curiosa di poter finalmente ammirare opere così importanti che da sempre le appartengono. Con l’inaugurazione si aprirono le porte del museo e del suo straordinario allestimento, che ancora oggi possiamo ammirare.
Nei sei anni trascorsi dalla inaugurazione sono stati tanti gli eventi ospitati nel Palazzo, non solo grandi mostre, tutte strettamente legate alla storia cittadina, ma anche concerti e spettacoli hanno reso il palazzo un punto di riferimento importante per la vita culturale pratese.
Uno degli eventi espositivi che riscosso maggiore successo in questo periodo è stato quello intitolato “Legati da una cintola”, e dedicato alla devozione mariana in città e alla preziosa reliquia custodita in Duomo. Si è svolta tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 e ha permesso di far conoscere il forte legame di Prato alla Cintola, che in molti casi ha segnato la storia della città.
Dal 30 marzo 2019 cambia l’ingresso del museo, si torna al vecchio progetto di Gae Aulenti e si apre il Pretorio sulla piazza, proprio davanti alla fontana del Bacchino. La sala al piano terra accoglie dunque la biglietteria, il bookshop e il servizio di Informazioni Turistiche, che si sposta qui da Piazza Buonamici. Si impone anche una riorganizzazione dell’allestimento del piano terra, dove, si inseriscono due pregevoli novità: il grande portone in legno intagliato in origine posto all’ingresso del Monte di Pietà che, fondato nel 1476, ebbe la sua sede nelle stanze al piano terra del Pretorio.e la bellissima spezieria dell’Ospedale Misericordia e Dolce, composta da circa novanta pezzi in maiolica, di forme diverse, decorati in color celeste e turchino, eseguiti tra il 1760 e il 1810 dalla Manifattura Ginori di Doccia di Sesto Fiorentino. Successivamente la sala del primo piano del Monte dei Pegni viene stabilmente allestita con la collezione di opere di Vinicio Berti donate dalla famiglia al Comune di Prato nel 2007e dedicata a conferenze, concerti e attività del museo.
Al piano terra del Museo è attualmente allestita la mostra “Dopo Caravaggio. Il Seicento Napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della Fondazione De Vito”, un viaggio straordinario in un periodo storico di grande interesse. La mostra espone alcuni quadri mai visti e una rilettura aggiornata della pittura di quel periodo, attraverso il dialogo delle opere della collezione civica pratese e quelle della Fondazione de Vito. Sono stati numerosi i visitatori che l’hanno apprezzata e molti altri potranno continuare a farlo, perché la mostra sarà prorogata. Vi aspettiamo non appena il Museo potrà riaprire, seguendo le direttive Ministeriali