In ottemperanza alle disposizioni contenute nel DPCM dell’8 marzo 2020, inerenti le misure urgenti per il contenimento del virus COVID-19, l’apertura della mostra “La Riscoperta di un Capolavoro” è rimandata fino a nuove disposizioni governative.
Genus Bononiae. Musei nella città, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, presenta al pubblico la mostra dedicata a uno dei massimi capolavori del Rinascimento italiano: il Polittico Griffoni di Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti.
Un evento straordinario e di respiro mondiale che per la prima volta riunisce a Bologna dopo 300 anni, le 16 tavole originali grazie a straordinari prestiti di tutti i Musei proprietari: National Gallery di Londra, Pinacoteca di Brera di Milano, Louvre di Parigi, National Gallery of Art di Washington, Collezione Cagnola di Gazzada (Va), Musei Vaticani, Pinacoteca Nazionale di Ferrara, Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, Collezione Vittorio Cini di Venezia.
L’evento si costituisce di due iniziative: una “Il Polittico Griffoni rinasce a Bologna” focalizzata sulla pala d’altare curata da Mauro Natale, in collaborazione con Cecilia Cavalca e con il sostegno della Basilica di San Petronio. L’altra “La Materialità dell’Aura. Nuove Tecnologie per la Tutela“, sull’operato di Factum Foundation e l’importanza delle nuove tecnologie nella tutela e nella condivisione del patrimonio culturale, curata da Adam Lowe, Guendalina Damone e il team della Fondazione.
Al Piano Nobile di Palazzo Fava saranno esposte le 16 opere del Polittico Griffoni: la pala d’altare dedicata a San Vincenzo Ferrer, fu commissionata intorno al 1470-1472 da Floriano Griffoni al ferrarese Francesco del Cossa, già attivo in quegli anni nel capoluogo emiliano, per la sua cappella nella Basilica di San Petronio a Bologna. Il Polittico segnò l’inizio della sua collaborazione con il più giovane Ercole de’ Roberti, uno dei più formidabili sodalizi artistici del secondo Quattrocento italiano. Assieme ai due artisti lavorò l’intagliatore Agostino de Marchi da Crema che realizzò la cornice, oggi purtroppo andata perduta. L’opera venne smembrata nel 1725 dal nuovo proprietario della cappella, Monsignore Pompeo Aldrovandi, e le parti figurate entrarono nel giro del mercato antiquario e del collezionismo, prima di giungere nei 9 musei internazionali che oggi sono i proprietari.
Dopo la prima ipotesi ricostruttiva dello storico dell’arte Gustavo Frizzoni (1888), Roberto Loghi nel 1934 immaginò e scrisse nelle pagine della sua Officina Ferrarese che l’opera doveva avere un’impianto più monumentale, vicino per struttura ai grandi polittici quattrocenteschi. Negli anni ’80, il ritrovamento di uno schizzo del Polittico allegato ad una corrispondenza di Pompeo Aldrovandi, fornì la prova documentaria della quasi totale esattezza dell’ipotesi avanzata da Longhi. La ricostruzione di Cecilia Cavalca, che sarà presentata in mostra, prevede la presenza di almeno 7 figure di santi sui pilastri laterali, è ad oggi la più attendibile.
Al secondo piano i visitatori potranno vedere la ricostruzione del Polittico operata da Factum Foundation che dal 2012 attraverso la registrazione ad alta risoluzione e le nuove tecnologie digitali di visualizzazione, hanno ri-materializzano l’opera. Un’occasione per il pubblico di capire e approfondire da vicino il lavoro di tutela e condivisione del patrimonio operato da Factum Foundation: dalla ri-materializzazione dell’opera in mostra fino alla ricostruzione di opere e documenti andati perduti.
La possibilità di radunare per la prima volta, dopo oltre 500 anni, i 16 pannelli superstiti (oltre il 90% dell’opera complessiva) di uno dei massimi capolavori del primo Rinascimento italiano, rappresenta un’occasione di straordinario fascino dal punto di vista storico, artistico e culturale non solo per i bolognesi, ma per tutto il pubblico internazionale.