Giovedì 6 luglio 2018, dalle ore 18 alle 20,30, la galleria Davide Gallo ha il piacere di presentare la mostra “Speculum Mundi, ovvero il miracolo della reliquia della croce presso Rialto”, una doppia personale che vede coinvolte due artiste dell’ultimo anno della classe di pittura dell’Accademia di Venezia: Chiara Calore e Darja Dmitrenko.
Nate rispettivamente ad Abano Terme nel 1994 la prima, e Dnipropetrovsk – Ucraina nel 1993 la seconda, queste due giovanissime pur provenendo da aree geografiche e da culture diverse, sono accomunate dalla stessa educazione, avvenuta appunto all’accademia di Venezia, e ispirate quindi dalla medesima sensibilità che caratterizza gli animi di tale istituzione.
Se si pensa a Venezia non si può prescindere dalla sua gloriosa tradizione, quella pittura d’atmosfera che dal rarefatto Giorgione, dal pulviscolo luminoso di Tiziano e Tintoretto, attraverso il virtuosismo dei Bellini, giunge fino ai paesaggi di Canaletto e Guardi.
Una tradizione in cui la pittura è protagonista, una tradizione che non costituisce per le due giovani artiste un punto d’arrivo, bensì una piattaforma di partenza, un luogo caro e familiare da cui lanciarsi verso esplorazioni che ci auguriamo sempre più ardite. Le opere in mostra, due per ciascuna, sintetizzano il cammino finora compiuto nella definizione di un proprio canone espressivo, in più mettono a confronto le reciproche ricerche poiché una di queste due opere, è la personale interpretazione della famosa tela di Vittore Carpaccio: “Il miracolo della reliquia della croce presso Rialto”. Ed è proprio da questo quadro che partiamo per un breve excursus alla scoperta di Darja Dmitrenko e Chiara Calore. La scelta di quest’opera come fonte d’ispirazione comune, deriva, strano a dirsi, da un’analisi molto attenta del mondo contemporaneo. Ecco che l’opera di Vittore Carpaccio rappresenta una Venezia nevrotica nella sua affollata composizione, i cui punti di riferimento sono destinati a cambiare (il ponte di Rialto com’era e com’è oggi), un mondo ricco ed opulento, eppure schizofrenicamente frammentato, quasi in attesa che il miracolo della guarigione del singolo si trasformi in evento di redenzione dell’intera collettività. E così questa scena, immortalata da Vittore Carpaccio, diventa metafora del mondo contemporaneo, schizofrenico, frammentato, un mondo la cui multiforme e variegata natura si traduce in una complessa catena di dettagli che s’incastrano tra loro e che la mano delle artiste indagano in maniera scrupolosa, quasi ossessiva. E se il segno di Chiara Calore è focalizzato appunto sul dettaglio, sull’analisi del singolo particolare, come se il dato naturale fosse un evento appunto schizofrenico, all’opposto Darja Dmitrenko si esprime, pittoricamente parlando, in modo sintetico, in ampie forme colore costruite da grosse pennellate, e la forma per lei non è mai mimesi della realtà, ma quasi scaturisce dall’inconscio, legata all’ambiguo regno della memoria e vittima dell’ingannevole natura della metamorfosi. E così, Chiara Calore e Darja Dmitrenko, dalla pittura analitica l’una e sintetica l’altra, raccontano il mondo contemporaneo in modo antitetico eppur complementare, come se nella sua dicotomia ci fosse la chiave per redimerlo, almeno artisticamente e filosoficamente parlando.
Si ringrazia il Professore Riccardo Caldura per il tempo dedicato a visitare l’atelier di pittura dell’accademia di Venezia.
La mostra sarà visitabile fino a sabato 14 luglio ai seguenti orari: dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18 oppure tramite appuntamento contattando la galleria al numero +39 339 158 6117 o alla mail info@davidegallo.net