Dal 14 luglio al 15 ottobre 2017 la Chiesa della Spina a Pisa ospita un’installazione dell’artista americano Richard Nonas, dal titolo “… As light through fog …” Architectural memory pierced by art.
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Organizzata dal Comune di Pisa in collaborazione con l’Università degli Studi di Pisa, la Scuola Normale Superiore, l’Associazione SpazioTempo di Michela Rizzo e la Cooperativa Atlante Servizi Culturali, col supporto della galleria P420, curata da Laura Mattioli, l’installazione è stata ideata da Richard Nonas appositamente per questo luogo ed è la seconda di una serie di interventi site specific di grandi artisti nazionali e internazionali attraverso i quali il Comune di Pisa intende valorizzare ed esaltare le caratteristiche proprie della chiesa, prezioso gioiello della città.
La installazione è costituita da 14 parallelepipedi uguali in ferro pieno, collocati a circa 80 cm uno dall’altro in modo da disegnare una linea diagonale di circa 14 metri che taglia lo spazio della navata della chiesa da sinistra a destra rispetto alla facciata. I singoli blocchi di metallo non hanno nessuna particolare bellezza in sé, nessun particolare pregio artistico o estetico. Essi sono semplicemente uno strumento che l’artista utilizza per tracciare una linea tridimensionale nello spazio architettonico. Questa linea viene ad interferire con le altre preesistenti nel luogo: quella del fiume e le linee oblique della architettura della chiesa. La linea di Nonas sottolinea in modo drammatico la mancanza di rassicuranti linee ortogonali nella architettura gotica e la forza del suo precario equilibrio. Essa è anche una delle infinite linee possibili dentro questo spazio, che si rivela dunque come vuoto – ed interpretabile all’infinito – proprio perché ha perso non solo i suoi arredi, ma soprattutto la sua funzione originaria: è diventato un luogo dell’assenza in senso antropologico, dove le tracce lasciate dalla storia si perdono nella nebbia del tempo e non sono più chiaramente visibili né alla vista né alla memoria, ma assumono connotati sfumati e ambigui.Richard Nonas (New York 1936) ha lavorato come antropologo per una decina di anni studiando sul campo gli Indiani d’America nel Nord Ontario, Canada, e continuando la sua pratica etnografica in Messico e in Arizona. A metà degli anni ’60, all’età di 30 anni, ha deciso di dedicarsi alla scultura. La sua esperienza da antropologo ha profondamente influenzato la sua pratica artistica e il suo impegno nel sentire e percepire lo spazio. Attraverso un vocabolario minimalista Nonas ha sviluppato un lavoro che ha indagato il tema del luogo.
Ha esposto in numerosi musei, istituzioni e gallerie in tutto il mondo realizzando installazioni di diverse dimensioni sia da interno che da esterno come le installazioni permanenti nel villaggio abbandonato di Vière et les Moyennes Montagnes, Digne-les-Bains, Francia (2012) e alla Fondazione Ratti (2003-2011). Tra le mostre personali più recenti ricordiamo Richard Nonas: ridge (out, away, back) appena inaugurata al The Art Institute of Chicago (2016), The man in the empty space al MASS MoCA, Massachusetts (2016) e quelle presso P420, Bologna (2016), Galerie Hubert Winter, Vienna (2015), Galerie Hans Mayer, Dusseldorf (2014), Fergus McCaffrey, New York (2014). Tra le collettive Forty, MoMA PS1, NY (2016), Testing Testing: Painting and Sculpture since 1960 from the Permanent Collection, University of North Carolina, Chapel Hill (2015), The Dorothy and Herbert Vogel Collection: 50 Works for 50 States, Nora Eccles Harrison Museum of Art, East Logan (2015), SELF: Portraits of Artists in Their Absence, National Academy Museum, New York (2015), Richard Nonas / Donald Judd, Fergus McCaffrey, St. Barth, Gustavia, (2014), Cross-Cuts, Clocktower Gallery & Radio, New York (2014).