La galleria Il Ponte conclude la stagione espositiva (prima della chiusura estiva) con una personale dedicata alla coreana Soonja Han, artista globale conosciuta per i suoi vibranti dipinti astratti, sculture e installazioni, della quale vengono esposti 10 dipinti, 7 sculture, 8 disegni, 1 animazione digitale.
Questa mostra rappresenta la sfida di Han alle comprensioni convenzionali del luogo. Per l’artista, lo spazio é compreso come una realtà fisica, ma nel processo di visualizzarlo come un’opera d’arte, diventa qualcosa oltre lo spazio fisico. Han combina o separa l’opera d’arte e lo spazio che lo abita in diverse dimensioni.
In questa mostra l’artista coglie Firenze come un’immagine e uno spazio millenario e la guarda da una prospettiva distinta. Crea una connessione tra la luce che si riversa attraverso l’occhio del Pantheon e l’effetto della luce sulle sue forme di alluminio semicircolari piegate.
Oltre a ritrarre trascurate narrazioni culturali nell’ambiente urbano, Han esplora i concetti correlati di forma, colore e luce nei suoi dipinti circolari, installazioni e disegni. Da qualche anno, Han sta lavorando con il mezzo dell’animazione digitale, che é anche contemplato in questa mostra. Le sue brillanti forme circolari si rivolgono a specifiche idee astratte e alla fine proiettano la nostra nozione di Firenze in una nuova luce.
Il cerchio é il centro visivo dell’opera di Han, ma il tema del suo lavoro é anche il contesto in cui essi sono visti, previsti e esperiti come forma. Il suo semplificato simbolo circolare é il contenuto dell’opera. Esso rappresenta un mondo interiore che lei vuole esprimere. Inoltre, é un modo per facilitare trasformazioni nell’arte. Quello che Han cerca é completamente un senso di libertà. L’artista rifiuta di rilegare la sua creatività a qualsiasi nozione di ideologia. La sua arte mantiene fedelmente la sua propensione a superare le fonti tradizionali e a creare il suo proprio mondo.
Biografia
Soonja Han nasce a Seoul, Sud Corea, nel 1952 da genitori intellettuali che incoraggiano le sue attitudini creative; attualmente vive e lavora a Parigi. Han apprende particolare interesse per la musica, la danza e le arti visive nella sua gioventù, e alla fine decide di studiare pittura alla Hongik University dal 1972 al 1978. Durante questo periodo, comunque, il mondo dell’arte Sud Coreano é dominato da una versione di stretto accademismo nelle scuole d’arte e nelle istituzioni. Han trova questa situazione intollerabile perché limita la libertà di espressione dei giovani artisti.
Han lascia il Sud Corea per Parigi nel 1983 e si ritrova in una città piena di energia con un ambiente artistico dinamico e aperto. Decide di rimanere e continuare i suoi studi all’Ecole Nationale Supérieure des Arts-Décoratifs. Dopo, viaggia in tutta Europe per assorbire la sorprendente varietà di colori, sapori, e trame degli altri aspetti delle culture locali. Questi viaggi l’aiutano a formare la sua comprensione di composizione formale e dotarla di un vocabulario cromatico più ricco.
Han tiene la sua prima personale alla Jean-Claude Richard Gallery a Parigi nel 1988. I dipinti che presenta mostrano superfici spesse con toni smorzati reminiscenti i dipinti astratti dell’Art Informel, in acuto contrasto col lavoro figurativo che era in voga a Parigi in quel tempo. La mostra é un successo, e tiene una seconda personale alla Jean-Claude Richard proprio un anno dopo.
Dai primi anni ’90 Han si sposta dai suoi dipinti dall’impasto astratto alla sperimentazione di composizioni più pezzi con applicazioni più sottili e superfici più lisce. Questi dipinti minimalisti e disegni attirano una serie di nuove gallerie Europee, quali Leila Mordoch Gallery a Parigi (1990 e 1992), Czecho a Praga (1991), Municipal Gallery in Ungheria (1994), e Mathieu Gallery a Lione (1992, 1995, 1998, 2000).
A questo punto della sua carriera Han è sempre più affascinata dal lavoro di Brancusi, attirata dalla sua qualità spirituale e simplicità formale. La bellezza delle sue forme eleganti la motiva a creare un linguaggio visivo simbolico più potente e ad esplorare lo spazio oltre le tele. Anche la sua personale amicizia con gli artisti Aurélie Nemours e François Morellet ha una profonda influenza su di lei. Nei loro momenti insieme, Han ricorda una conversazione in particulare, con Nemours, che ha una forte impressione su di lei da durare per molto tempo. Nemours diceva: “l’arte Orientale contiene tutto ciò che uno necessita per dipingere, tutto ciò che io non ho.”1 Questo porta Han a riflettere sulla propria formazione come un’artista asiatica, e ad un rinnovato apprezzamento del cerchio come una ricca fonte spirituale. Agli inizi del nuovo secolo Han partecipa alla scena aristica mondiale come un fiducioso concettualista sedicente, facendo mostre regolarmente in Europa, Stati Uniti, Giappone, e Corea. L’esposizione “Cerchi” alla Galleria Vismara a Milano nel 2002, mostra le sue ora emblematiche forme circolari in tonalità luminose e vivide, e segna un punto di svolta significativo nella sua carriera. Questi dipinti dai toni ottimisti e energici attirano grande attenzione e lode, facendole guadagnare due mostre alla Galleria Vismara nel 2004 e 2006. La mostra del 2004 si sposta poi dalla Hundai Gallery (Sud Corea), alla Tokyo Gallery (Giappone), alle Gallerie Hoffman (Germania). Le esposizioni alla Vismara aprono la strada anche ad un’importante mostra a Palazzo Crispi a Napoli nel 2007. Durante questo periodo Han continua a sviluppare nei suoi dipinti un movimento più grande, dinamismo, vitalità, e cromaticità. Anche i Musei cominciano ad accorgersene, permettendo ad Han l’opportunità di presentare opere più grandi ed esplorare le relazioni tra dipinti e spazio. Al Total Museum di Arte Contemporary a Seoul nel 2004, Han progetta animazioni dei suoi cerchi emblematici in alcuni dei suoi dipinti cerchio, creando una dimensione del tutto nuova del movimento e del colore. E allo Shanghai Art Museum (2006), il Busan Metropolitan Art Museum (2007), e il Soma Museum of Art a Seoul (2009) presenta alcune serie di disegni che esplorano le relazioni delle sue orme circolari con gli spazi della mostra. Il Museo di Arte Moderna di Saint-Etienne tiene la sua prima retrospettiva nel 2007 e due anni dopo la include in una collettiva “Micro-Narratives”. Le installazioni di Han in tutti questi musei vengono specificatamente adattate agli spazi della mostra per incoraggiare i visitatori a formare intime personali impressioni nelle loro interazioni con l’opera. Nel 2015 ad Han viene commissionato di disegnare il secondo orologio dello Swatch Club. E’ la sua prima incursione nell’arte commerciale. Il design è inspirato dai suoi lavori a tecnica mista intitolati This is my world (2015) nei quali Han sovrappone i suoi caratteristici cerchi su una vecchia mappa del mondo, rappresentando il desiderio della gente di viaggiare per il mondo. Questo lavoro ha risonanza tra il pubblico di massa in modo così genuino quanto la sua arte ha nel mondo. Recentemente, Han partecipa ad importanti mostre internationali, quali Dislocation, Deagu Art Museum in Corea (2012); 35 x 35 Art Project, Copelouzos Art Museum in Atene (2014); Inhabiting the World, Biennale di Busan (2014); Moving circles, Johyun Gallery in Busan, Sud Corea (2015); l’importante mostra sull’astrazione geometrica Rythme & Geometrie, Musée de Châteauroux in France (2016); Il destino Incantato di Soonja Han, Galleria Il Ponte, Firenze (2017).
A cura di Soojung Hyun
Galleria Il Ponte – Firenze
Via di Mezzo 42/b – 50121 Firenze
13 maggio – 30 luglio 2017
inaugurazione
sabato 13 maggio, h 18:00
catalogo
Soonja Han
Il Destino Incantato
testo di
Soojung Hyun
Edizione Gli Ori, Pistoia 2017