Mar. Lug 16th, 2024
2000 - Intima espansione 2000 cm. 100x100 (200).jpg

 

La Casa Museo Sartori di Castel d’Ario (Mantova) in via XX Settembre 11/13/15, dal 30 Aprile al 28 Maggio 2017 presenta la mostra antologica “Omaggio a Vanni Viviani”.

2000 – Intima espansione 2000 cm. 100×100 (200).jpg

La mostra allestita al primo piano di Casa Museo Sartori, a quindici anni dalla scomparsa del maestro, gode dei patrocini di Provincia di Mantova, Comune di Castel d’Ario, Comune di Mantova, Pro Loco di Castel d’Ario.
La mostra “Omaggio a Vanni Viviani” si inaugura Domenica 30 Aprile alle ore 11.00, con interventi di Arianna Sartori e Vincenzo Bruno curatrici della mostra e del catalogo, Daniela Castro Sindaco di Castel d’Ario e Maria Gabriella Savoia di ‘Casa Museo Sartori’.
Per l’occasione è stato edito un catalogo con testo di Francesco Martani.

VANNI VIVIANI (1937-2002)
Chi conosce le opere di Vanni Viviani pensa subitamente alla “pomaria”, alle mele, ai pom, come soleva riferire l’artista; ma chi l’ha conosciuto, come il sottoscritto, lo ricorda e ne parla diversamente.
Quelle mele rappresentano per lui solamente variabili di possibili riferimenti culturali.
Io l’ho conosciuto molte volte nelle ore pomeridiane in via Belle Arti a Bologna, poco distante dall’Accademia, nella città di Morandi, ove egli aveva un amico caro: Concetto Pozzati, pure artista.
Noi due, mantovani, mangiavamo spesso assieme un pezzo di pane, negli intervalli pomeridiani, e ci soffermavamo su varie memorie della nostra terra, alle radici della nostra natura umana.
Le mele, le spighe di grano, o rami qualunque, Vanni Viviani li osservava, e spesso li raccoglieva e poi a casa, nel suo studio, li applicava con la colla, su un supporto di legno, fissandole con sostanze conservanti per creare delle icone, volute metamorfiche e metafisiche.
Spesso disponeva tali frammenti in conformazioni labirintiche per avere l’immagine di una testimonianza politica; in tal modo l’artista con dialettica forbita, acutamente intellettiva evocava con toni mentali la civiltà rurale, quella natura che reperiva nel proprio animo ricolme di valori mnemonici, da proporre al prossimo ricche di bellezza poetica.
La sua arte, la pittura divenne presto scultura, creando immagini caravaggesche, piene di verità, di vari lessici, di stilemi vari, identificabili nel suo proprio linguaggio poetico.
Vanni ha attraversato tanti linguaggi, modificando contesti culturali attraverso resoconti poetici divaganti, professando, affermo, la logica del mentitore.
Assai e spesso, ha sostenuto con le sue mele, attraverso rimaneggiamenti vari, processi mentali nel fruitore, nell’ascoltatore, ed attraverso la sua tavolozza apparentemente semplice ma ricca, di vitalità proporzionata e pulsante.
Il frutto, ha rappresentato la sua figura, attraverso connotazioni di simboli, come punti specificatamente nobili di elementi, nei vari titoli dei cicli e degli inserti profondi.
Poi, verso la metà degli anni settanta alla pittura evocativa aggiunge figure geometriche di identità architettoniche, dove la mela assume morfologie metaforiche, creando percorsi magici e indeterminati, come a ricoprire la casa, gli alberi, quelle morfologie varie che conducono al cuore dove poi la mela è sempre stata presente.
Vanni Viviani poi, negli agli anni ’80, porta sulla tela immagini, modelli linguistici elaborati, in modo concettuale nel suo animo, intellettualmente abilitato a trasmutare elaborati della conoscenza culturale e linguistica dei grandi del Rinascimento, quali: Leonardo, Piero della Francesca, Giulio Romano , Caravaggio…
Viviani non muta le cose che vede, ma le falsifica per farle apparire ancora più vere del vero, per dare al fruitore intelligente la possibilità di rimanere stupito, di sentirsi a sua volta vero attore, regista, tra le sue innovazioni; in altri termini, crea una commedia umana attraverso un fiore, una mela, un libro.
Viviani va quindi alla ricerca della bellezza, dell’amore di cui ha tanto bisogno, per il suo animo, ma soprattutto della verità, tra le rovine dell’archeologia del suo teatro.
Vanni ha lavorato molto nella ricerca di morfologie, nell’uso dei colori nella forma della pittura, onde reperire una stabilità tra la sua emozione e la razionalità.
Molte delle sue opere hanno rappresentato una recondita simbologia religiosa, a nutrizione dei suoi tanti simboli che teneva ed ha tenuto in serbo e che hanno rappresentato il punto focale della propria ambiguità, a definire in modo metaforico la propria condizione umana attiva e sempre in atto.
Nelle sue morfologie astratte ha cercato narcisismi, nei quali ha identificato il proprio discorso.
Vanni Viviani è stato un pensatore, che nella propria libera moralità, attraverso le sue opere ha trovato l’essenza della propria spiritualità. Egli ha sempre accompagnato le sue opere con riflessioni umanistiche di quella cultura che lo ha sempre tenuto religiosamente legato alla terra, dove reperiva i motivi della sua vita.
Vanni veniva considerato dai critici un essere intelligente, da amare, che attraverso la mela ha consegnato un messaggio universale, dove noi reperiamo il segreto, l’oggetto, il paesaggio, il corpo, il sentimento, la descrizione umana, ma anche una allusione sorridente che cela inganno.
Francesco Martani

Vanni Viviani nasce nel 1937 a S. Giacomo delle Segnate (MN), si trasferisce giovanissimo a Bolzano dove inizia l’attività artistica, improntata inizialmente sulla figurazione pittorica e scultorea. Nel 1963 vive e opera a Parma, partecipando attivamente alle avanguardie emiliano-lombarde, ove si segnala tra i giovani protagonisti di corrente sul simbolo per la sua inconfondibile personalità, il soggiorno parmense si identifica nel ciclo di opere realizzate con spighe di grano applicate, rappresentanti in emblema, l’affollata umanità. Negli anni ‘70 si trasferisce in via Brera a Milano, capitale dell’arte europea ed è nell’ambito milanese che avverte il bisogno di passare dalla collettività delle spighe all’individualità della “Mela”, simbolo allusivo ed erotico, frutto delle religioni, delle favole, della scienza e degli eroi, evocante con la sua capacità descrittiva e citazionista importanti momenti del passato, dal Pomo d’oro di Paride alla religiosità di Piero della Francesca, alla catarsi dell’Ultima Cena Leonardesca per finire col surrealismo magrittiano con la mela simbolo di vita, di sensualità, luogo delle idee, con un’ineguagliabile capacità di rappresentare la storia e i sentimenti dell’uomo attraverso questa metafora. La critica lo segue con crescente interesse nella sua parabola creativa; Luigi Carluccio, scriveva: “Viviani, un caso della pittura italiana contemporanea”. Mario De Micheli: “Viviani, prodigioso giardiniere di un incorrotto pomario”. Renzo Margonari: “Viviani, non dipinge mele ma nudi umani”. Nei primi anni ‘70 l’artista su invito della scrittrice ed amica Milena Milani inaugura uno studio estivo nell’Eden privato di Villa Faraggiana ad Albissola (SV) dove per vent’anni opera nel campo della ceramica artistica, realizzando moltissime opere uniche. Nel 1975 porta a compimento “Monumentalmente Vostro”, la grande opera che trova accomunati 49 tra gli artisti più significativi dell’area lombarda. Nel 1983 realizza il “Convito di Pietra” citando in dieci grandi opere l’Ultima Cena di Leonardo, l’alto profilo artistico dell’opera viene proposto per rappresentare l’arte italiana a Melbourne in Australia. Iniziano poi i frequenti viaggi in Sud America, dove conosce Oscar Niemeyer, il grande architetto, inventore di Brasilia, diventano amici, le pomacee curve trovano corrispondenza fra le ali architettoniche di una Brasilia metafisica, “Arquiteturas de Leonardo a Niemayer” è la grande mostra-omaggio all’amico, ospitata al Museo D’Arte Contemporanea di San Paolo. Viviani nel 1988 a sorpresa lascia il vecchio quartiere bohèmien di Brera a Milano, ritorna al paese e alle proprie origini virgiliane, inventa Ca di Pom, addensa di significati la sua opera, concretizza il suo universo alla conquista della sua più intima identità. Nel 1995 Alitalia per L’Arte nell’ambito di far conoscere le più significative espressioni dell’arte contemporanea italiana, lo invita nei propri spazi presso l’aeroporto J.F. Kennedy di New York a presentare una selezione antologica della sua opera, “The Big Apple” è il titolo emblematico della vicenda artistica del maestro italiano. Nel 1998 “Pisaneide” in 15 grandi opere l’artista interpreta una rovinosa caduta della storica Torre in Piazza dei Miracoli a Pisa, come a rappresentare nella sua provocazione sibillina, l’ipotesi di una caduta degli ideali che solo gli strumenti dell’amore possono evitarci. Nel 2001 lo Young Museum di Revere (MN) dedica al maestro la personale “Geometrie del Seme” con opere realizzate a cavallo del terzo millennio. Nel 2002 Viviani realizza il suo sogno, donando Ca di Pom alla Fondazione Banca Agricola Mantovana per farne un Centro Culturale e Museo Vanni Viviani, aperto a tutte le istanze dell’arte, promuovendo in particolare l’attività dei giovani. L’ultima grande esposizione antologica “Pom Aria” alle Fruttiere di Palazzo Te a Mantova (aprile-giugno 2002) sintetizza la sua vita artistica, dalle spighe alle mele per concludersi con grandi sculture in lamina di ferro svuotate, che evidenziano nella negatività della rappresentazione, “l’Anima” dei suoi personaggi da Adamo a Dafne agli Angeli Totemici.
• Nello stesso periodo è possibile vedere, al piano terra di Casa Museo Sartori, la rassegna ““l’Arlecchino Tristano Martinelli – la Commedia dell’Arte nell’Arte Contemporanea”, a cura di Arianna Sartori. In mostra sono esposte 58 opere, tra dipinti e sculture, realizzate da Baldassin Cesare, Baratella Paolo, Bedeschi Nevio, Bellomi Federico, Benedetti Laura, Benghi Claudio, Bianco Lino, Bobò Antonio, Bonafini Annalisa, Bongini Alberto, Budini Gianfranco, Calabrò Vico, Calvi Cesare, Capraro Sabina, Castagna Angelo, Castaldi Domenico, Cattaneo Claudio, Crestani Cristina, De Micheli Gioxe, Desiderati Luigi, Dugo Franco, Dulbecco Gian Paolo, Faccioli Giovanni, Falco Marina, Ferraris Giancarlo, Fioravanti Ilario, Fonsati Rodolfo, Galante Sabino, Galbiati Barbara, Grilanda Alberta, Guala Imer, Lavagna Silvana, Lo Presti Giovanni, Luchini Riccardo, Macaluso Marisa, Masserini Patrizia, Merik Milanese Eugenio Enrico, Molinari Mauro, Nastasio Alessandro, Nigiani Impero, Pantaleoni Ideo, Pedroli Gigi, Pilon Valerio, Poggiali Berlinghieri Giampiero, Previtali Carlo, Rossato Kiara, Sandrone Manuela, Santoli Leonardo, Scotto Aniello, Sironi Fabio, Soravia Sandro, Staccioli Paolo, Terreni Elio, Timoncini Luigi, Venditti Alberto, Vigliaturo Silvio, Zoli Carlo, Zucchellini Maurizio. Per l’occasione è stato edito un catalogo con testo di Maria Gabriella Savoia.
• Durante la mostra è possibile visitare il Museo d’Arte Ceramica “Terra Crea – Sartori”. Nel Museo, ancora in divenire, è presentato il primo nucleo della raccolta di Opere ceramiche, collocate in modo permanente negli spazi predisposti nel cortile interno del palazzo. Oltre 120 è il numero delle piastre ceramiche che, modellate ed elaborate secondo le varie tecniche e ispirazioni dagli artisti, sono fissate alle pareti.

Sede: Casa Museo Sartori
Luogo: Castel d’Ario (Mn), via XX Settembre, 11/13/15
Inaugurazione: Domenica 30 Aprile 2017, ore 11.00
Interventi all’inaugurazione: Arianna Sartori, curatrice della mostra e del catalogo / Vincenzo Bruno, curatore della mostra e del catalogo / Daniela Castro, Sindaco di Castel d’Ario / Maria Gabriella Savoia di Casa Museo Sartori

Durata: dal 30 Aprile al 28 Maggio 2017
Idea e progetto: Adalberto Sartori
Mostra e catalogo a cura di: Vincenzo Bruno e Arianna Sartori
Testo critico in catalogo: Francesco Martani
Catalogo: Archivio Sartori Editore, Mantova
Stampa: Ancora Srl, Milano
Progetto espositivo e allestimento: Stefano Bosi
Organizzazione: Associazione Culturale Casa Museo Sartori, Castel d’Ario
(Catalogo: 24 pagine con testo di Francesco Martani, Archivio Sartori Editore, Mantova)

Orario: Sabato 15.30-19.00 – Domenica 10.30-12.30 / 15.30-19.00.
Ingresso: libero.
Info: tel. 0376.324260

Con il patrocinio di:
Provincia di Mantova nella figura del Presidente Beniamino Morselli
Comune di Castel d’Ario nella figura del Sindaco Daniela Castro
Comune di Mantova nella figura del Sindaco Mattia Palazzi
Pro Loco Castel d’Ario

Con il contributo della Fondazione Banca Agricola Mantovana

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *