Il senso di Filippo Cristini per gli spazi è incredibilmente vivo e va al di là del visibile: luoghi reali reinterpretati sul filo del ricordo dove la memoria, come ha sottolineato Giovanni Cerri, aggiunge la componente poetica a ciò che è già presente sulla tela. Correlativi oggettivi di luoghi interiori.
Ufficio stampa mostra, Studio de Angelis, Milano
Dopo le mostre “La città visibile” e “FerrH2O”, l’artista milanese classe 1989 prosegue la propria ricerca con “LA ZONA”, che si svolgerà dal 3 al 21 marzo presso lo Spazio Espositivo Cascina Roma di San Donato Milanese.
L’esposizione, curata da Felice Bonalumi e patrocinata dal Comune di San Donato Milanese e dalla Città Metropolitana di Milano, presenta quindici opere, tutte oli su tela di medie e grandi dimensioni realizzate tra la fine del 2016 e i primi due mesi del 2017, nelle quali viene esplorata una storia dello sguardo che non attinge solo alla pittura ma che risente di contaminazioni cinematografiche e musicali.
Anzichè constatare il reale, l’artista prova a indagarlo con gli strumenti del possibile in un continuo confronto tra ciò che è e ciò che potrebbe essere, tra ciò che non è stato mai e ciò che forse non sarà: “Ho voluto che l’immagine si rarefacesse in termini di contenuto a vantaggio della materia pittorica, cercando di mostrare di meno per far vedere di più”, spiega Filippo Cristini le cui influenze artistiche vanno dall’Espressionismo alla Nuova Oggettività, naturalmente rilette con prospettive nuove e strettamente personali.
Scrive Felice Bonalumi nel testo in catalogo: “Lo spazio non ha un punto divista privilegiato. Tutto lo spazio interessa e l’occhio è guidato nella lettura dell’opera in base al suo punto di osservazione. Lo spazio è ambiguo, non ha gerarchie”.
L’allestimento della mostra è spaccato in due. Da una parte dieci tele, la maggior parte di grandi dimensioni, che riportano lo stesso titolo della mostra, “La Zona”: spazi che si impongono per la forza materica e che riportano alla riflessione centrale della poetica dell’artista, ovvero il rapporto fra l’uomo che osserva l’opera e lo spazio che l’opera stessa impone.
Dall’altra parte i paesaggi urbani delle città industriali, come nel caso di “La Terza Roma”, “Eredità” o ancora “Pietra Nebbia Acciaio”, tutte del 2016: spazi indeterminati, senza presenza umana, ma “dove la città prevale” come ha scritto Felice Bonalumi “e supera ogni distinzione: è centro, periferia, monumento storico o costruzione moderna. E a sua volta l’opera dell’uomo può essere viva o in rovina”.
Spazio Espositivo Cascina Roma | San Donato Milanese, Piazza delle Arti
3-21 marzo 2017
Orari di apertura: da lunedì a sabato 9.30-12.30/14.30-18.30 | domenica 10.00-12.30/16.30-19.00