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CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia presenta fino a domenica 12 febbraio 2017 Around Ai Weiwei: Photographs 1983-2016, a cura di Davide Quadrio.

PCM Studio

Ai Weiwei, Lesvos, 27 January 2016. Courtesy of Ai Weiwei Studio

La mostra si inserisce nel percorso di approfondimento sulla fotografia intrapreso da Camera, che in un anno dalla sua apertura ha centrato le proprie attività sull’indagine di questo linguaggio come mezzo di espressione artistica, riflessione politica e inclusione sociale. Camera ha messo fino ad oggi sistematicamente a confronto la fotografia con altre materie e altre discipline dell’arte, evidenziandone il rilievo nel dibattito contemporaneo e la capacità di dialogare sia con l’intero universo culturale, sia con pubblici diversi e variegati. Numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui seminari, interventi nell’ambito delle più importanti istituzioni del settore e la circolazione delle mostre organizzate da Camera in prestigiose sedi estere (FOMU Anversa, Fotomuseum Winterthur, SCoP Shanghai…), testimoniano la qualità del lavoro svolto e il suo valore nel panorama più ampio della fotografia, dell’arte e della ricerca. Around Ai Weiwei costituisce un passaggio ulteriore e fondamentale di questo programma, approfondendo il rapporto con la fotografia e il video di uno dei protagonisti indiscussi dell’arte contemporanea ma anche figura centrale per l’analisi del rapporto fra Oriente e Occidente e della nostra storia recente e passata.

Around Ai Weiwei, attraverso un percorso che include materiali fotografici e video, tra cui alcuni documenti inediti, mette in evidenza i diversi momenti del percorso artistico di Ai Weiwei – figura provocatoria e controversa – indagando non solo la sua poetica artistica dagli esordi fino ai giorni nostri ma anche il suo ruolo nel dibattito culturale, sociale e politico, cinese e internazionale. La mostra esplora la genesi di Ai Weiwei come personaggio pubblico e come icona del mondo asiatico, oltre a stimolare una riflessione sul modo in cui l’ambiente contemporaneo lo abbia trasformato, piuttosto che interrogarsi su “chi” Ai Weiwei sia diventato.

“In un panorama di mostre che esibiscono le opere monumentali di Ai Weiwei abbiamo concepito questo progetto – racconta il curatore Davide Quadrio – espressamente per riorientare lo sguardo del pubblico verso gli elementi documentari che circondano la vita dell’artista, in quanto testimonianze del suo affascinante viaggio come uomo, creatore e attivista. Per i più, Ai Weiwei è ormai un prodotto globale di origine cinese.”

La mostra prende avvio con un’immagine scelta dall’artista stesso: un autoritratto fotografico del 2003 dal titolo The Forbidden City during the SARS Epidemic (“La Città Proibita durante l’epidemia SARS”). In questa immagine, che somiglia a un selfie ante litteram, Ai Weiwei è solo nella Città Proibita, svuotata dall’epidemia che isolò la Cina dal resto del mondo per sei mesi, riducendo a città fantasma moltissimi tra villaggi e cittadine. Immagine di intenso significato, in questo luogo privo di presenza umana la figura pubblica di Ai Weiwei si colloca proprio nel punto in cui la cosmogonia del potere è più̀ forte: la Città Proibita di Pechino, centro imperiale dell’universo, creando una zona di silenzio, un punto zero a partire dal quale la mostra si accinge a rivelare al pubblico le peculiarità̀ delle attività̀ di Ai Weiwei.

All’ingresso di Camera il visitatore è posto di fronte all’opera monumentale Soft Ground, un tappeto lungo 45 metri con una riproduzione fotografica in scala 1:1 delle tracce lasciate da carri armati su una carreggiata a sud-ovest di Pechino. Un ricordo della crisi di Piazza Tienanmen del 1989, momento chiave nella storia contemporanea della Cina e del mondo intero che ha influenzato e ancora influenza la produzione artistica cinese.

A partire da qui il percorso si sviluppa in modo cronologico e per capitoli tematici. Accanto ai segni dei cingolati di piazza Tienanmen, scorre la vita di Ai Weiwei nel contesto newyorkese con una serie di fotografie intitolate New York Photographs 1983-1993: 80 scatti, come fermi immagine di un film in bianco e nero, restituiscono una sequenza di momenti privati e incontri che Ai Weiwei fece quando visse negli Stati Uniti.

Le due opere video Chang’an Boulevard (“Viale Chang’an”) e Beijing: The Second Ring (“Pechino: il secondo anello”) descrivono lo scenario della capitale cinese nei primi anni 2000. Ai Weiwei documenta attraverso riprese di paesaggi urbani e frammenti di vita le radicali trasformazioni che investono Pechino, dissezionando e indagando una città in continua metamorfosi.

Di grande importanza è la rara video-intervista condotta da Daria Menozzi, Before Ai Weiwei (“Prima di Ai Weiwei”, 1994, montata nel 2009) che mostra l’artista coinvolto in un dialogo intimo, offrendoci così uno scorcio dei primi anni del suo ritorno in Cina dopo il soggiorno newyorkese. 
Questo documentario pressoché inedito conferma il decisivo contributo di Ai Weiwei all’interno del discorso intellettuale, culturale e artistico nella Cina degli anni Novanta.

Beijing Photographs 1993-2003 (“Fotografie di Pechino, 1993-2003”) è un’inedita serie di fotografie che Camera mostra per la prima volta. La serie ritrae la vita, le azioni e l’entourage di Ai Weiwei appena prima del rapido processo di trasformazione che avrebbe reso Pechino la città globale di oggi. Attraverso i suoi progetti editoriali, tra cui spicca la serie Black Cover Book, White Cover Book e Grey Cover Book, l’artista offre una visione progressista su un’ampia gamma di questioni culturali.

L’ultima sezione della mostra offre un’anteprima di uno degli ultimi progetti di Ai Weiwei: Refugee Wallpaper, un collage di oltre 17.000 immagini scattate da Ai Weiwei durante il suo continuo contatto con l’emergenza rifugiati che si sta dispiegando in Europa, in Medio Oriente e altrove. Questa serie sembra voler far interrogare il pubblico sulle implicazioni dell’attivismo dell’artista: all’interno dei confini divenuti fragili sotto il peso degli eventi globali e della politica internazionale, il dramma della migrazione diviene spettacolo come tutto il resto.

“Qui, la voce dell’artista riempie il vuoto creato dal silenzio di migliaia di persone – spiega Davide Quadrio – tuttavia, al tempo stesso siamo testimoni di una conseguente ossessiva azione di voyeurismo che provoca un senso di disagio. Questa enorme produzione di immagini ci porta a vedere e a capire di più o di meno? Tanti anni dopo la sua serie di autoritratti, che cosa rimane e che cosa è cambiato nell’approccio dell’artista nei confronti dell’autorappresentazione?”

La mostra sarà accompagnata da un ciclo di appuntamenti con proiezioni di documentari in cui diversi profili e interviste presentano il processo di costruzione e trasformazione del personaggio pubblico e dell’icona contemporanea di Ai Weiwei.

La mostra è realizzata grazie al sostegno di Compagnia di San Paolo e Lavazza, ed è promossa e organizzata con Fondazione Palazzo Strozzi, Firenze, affiancandosi alla grande retrospettiva
Ai WeiWei. Libero aperta dal 23 settembre 2016 al 22 gennaio 2017 a Palazzo Strozzi e costituendone uno specifico approfondimento sui temi della fotografia e del video.

Dall’11 Ottobre sarà visibile al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea la monumentale installazione di Ai Weiwei Fragments (2005), potente metafora della realtà odierna e della fragilità che si cela dietro alle manifestazioni di potere.

Around Ai Weiwei: Photographs 1983-2016
Periodo: dal 28 Ottobre 2016 al 12 Febbraio 2017
Sede: CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, Torino
Curatore: Davide Quadrio Curatore aggiunto: You Mi
Ricerca e coordinamento in Cina: Ryan Nuckolls