Gio. Nov 21st, 2024
Stefano D'Amico

Fino al 2 settembre 2016 il Caffè La Saletta di via Nazionale 26-28, a Cortona (AR), presenta “Soul Journey”, mostra personale di Stefano D’Amico a cura di Marco Botti. www.caffelasaletta.it

Di Marco Botti

Stefano D'Amico
Stefano D’Amico

L’appuntamento estivo con l’arte contemporanea a La Saletta di Cortona propone la personale di Stefano D’Amico. Disegni a china e carboncino che non fotografano la realtà ma raccontano un viaggio interiore e le emozioni dell’artista. Luoghi che non sono descritti nel dettaglio ma rivisti attraverso gli occhi dell’anima.
Le opere illustrano l’aspirazione dell’autore a un mondo più semplice e autentico, meno ricco di orpelli, dove l’attenzione e la cura per coloro che ci circondano e il creato non è moda ma bisogno effettivo.

La mostra è divisa in due sezioni. Nella prima emerge la Barca, intesa come metafora dello scorrere delle relazioni. La barca può essere simbolo della solitudine ma anche del massimo dell’unità che si ottiene dal contatto tra civiltà e culture. A volte è rappresentata quasi come un totem nella sua unicità, senza presenza umana. La barca è il viaggio, con tutto quello che uno spostamento breve o lungo può significare. Una meta-rappresentazione del recente trascorso dell’artista.

La seconda parte entra nel sociale e assieme a immagini di terre lontane D’Amico affronta la precarietà del Lavoro umano. Mani sporche e abiti da lavoro, densi di significati come fatica, onestà, impegno, sudore, sono messi ai margini dalla rappresentazione contemporanea. Eppure quel lavoro “operaio”, ormai privo di diritti, non è scomparso. I suoi protagonisti (loro malgrado) sono quelli che cadono dai ponteggi, spesso non in regola con i contratti, sono i pastori o i bambini di paesi poveri che faticano in solitudine, sono le donne e i vecchi schiacciati dai pesi, che come animali da soma camminano per chilometri, sono gli uomini curvi sul tornio o a strabuzzare gli occhi in lavori certosini, sono le persone che raccolgono i frutti della terra piegate sotto il sole, a volte morendo di stanchezza e disidratazione, non solo nelle lontane campagne d’oriente. Questo succede a tutte le ore del giorno, di tutti giorni… finché morte non li separi.

Stefano Maria D’Amico è nato a Messina nel 1953 e vive a Capolona (Ar). Il suo percorso artistico inizia nei primi anni Ottanta grazie alla passione per la fotografia. Sono anni di formazione in cui l’artista affina il gusto dell’inquadratura, la saturazione delle immagini, l’uso dei filtri per il bianco e nero, accompagnato dalla sua fedele Contax. La fotografia è una scuola impagabile e un’esperienza determinante per la sua crescita artistica e lo aiuta a sviluppare un occhio critico, a selezionare ciò che è importante, a far parlare i dettagli.
Con l’avvento della fotografia digitale D’Amico decide di abbandonare questo mezzo espressivo con il quale non si trova più a suo agio. Il bisogno di continuare a esprimere le proprie emozioni attraverso le immagini lo porta ad abbracciare il disegno, con cui proseguire un percorso di ricerca pre-moderna, una sorta di ritorno alle origini dove il colore e la cura del dettaglio sono sostituiti dal bianco e nero, o meglio dal nero su bianco.
Tra le sue mostre recenti si segnalano la personale al Fulgor di Capolona nel 2014 e la partecipazione a importanti collettive a Bibbiena, Poppi e Arezzo tra il 2015 e il 2016.