Il Museo Archeologico di Amelia ospita dal 20 marzo al 17 aprile la mostra “Nel nome del padre. Il sacro nell’arte contemporanea”. La rassegna, articolata nella sala di Piermatteo d’Amelia e all’inizio del percorso museale, raccoglie una ventina di opere di altrettanti artisti contemporanei diverse per generazioni, linguaggi e provenienze.
Giuseppe Massimini
Ogni artista ha risposto con una propria visione del sacro cogliendo nel messaggio evangelico il cammino del nostro tempo e la trasformazione della nostra cultura. Daniela Panebianco e Giovanna Gallo interpretano con tecniche ed espressioni diverse il volto di Cristo; Vincenza Costantini fissa lo sguardo sull’ora dell’agonia, Antonella Pernarella sovrappone al peso della croce la luce della resurrezione e Anna Maria Tessaro coglie l’espressione dolente del Cristo infinitamente “patiens”. Tra i diversi esempi dedicati al tema della Vergine Maria un’amorevole “Madonna del lago” di Egidio Scardamaglia e una “Madonna in trono” di ispirazione tardo gotica di Maria Ceccarelli in arte Mac. Marco Diaco si sofferma sulla scena della deposizione con un elegante e morbido disegno dal tratto immediato; Pino Spagnuolo ci racconta la parabola del Figlio Prodigo e Maurilio Cucinotta fotografa la scena del Golgota ricca di particolari narrativi. Fabio Santori sovrappone all’oscurità delle tenebre la luce della croce, così come Beatrice Palazzetti coglie nel simbolo della croce la luce della redenzione. Il percorso continua con i disegni della Via Crucis di Riccardo Paolucci e con una ceramica raku sul tema della maternità di Maria Felice Petyx in dialogo con due terrecotte monocromatiche, “Maternità” e “Riconciliazione”, di Corina Proietti. Rosita Sfischio si sofferma sulla chiesa militante e Felixandro propone uno studio per la realizzazione di una vetrata segnata da fertili incastri chiaroscurali. Colpisce il confronto tra il Sant’Antonio Abate di Piermatteo d’Amelia, uno dei più grandi pittori umbri del Rinascimento e le opere di Massimo Melloni, di Cecilia Bossi, di Anna Seccia e di Susy Senzacqua che hanno rivisitato il soggetto sacro all’interno della nostra quotidianità. Fuori da ogni retorica un Cristo crocifisso di Anna Salvati, proveniente dalla sua collezione privata e un’opera fotografica, in bianco e nero, di Robbi Huner, scattata durante un suo reportage a Viana do Castelo, in Portogallo. Insieme alle opere di questi artisti la mostra espone disegni e tempere, provenienti da una collezione privata, di Remo Brindisi, Umberto Mastroianni, Luciano Minguzzi, Tito e Ernesto Treccani, grandi interpreti dell’arte italiana del secondo novecento.
Amelia, Museo Archeologico
Piazza Augusto Vera, 10
20 marzo- 17 aprile 2016