La Galleria Arianna Sartori di Mantova (via Ippolito Nievo 10) ospita la personale dell’artista Antonio Notari “Metafore”. La mostra a cura di Angelo Calabrese, Angela Noya Villa e Arianna Sartori, si inaugurerà Sabato 27 febbraio alle ore 17.00 alla presenza dell’artista e rimarrà aperta al pubblico fino al 17 marzo, dal Lunedì al Sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30 (chiuso festivi).
Antonio Notari. Metafore
“Trame di pensieri e qualità relazionali sono per Notari contributi d’arte alla conoscenza dell’esserci nella storia degli uomini umani, qui e ora, come da sempre. Si avvale delle strategie della pittura e di quella sua connotativa, prodigiosa, padronanza del segno per trasferire in immagini polifonie di voci del cuore e della mente, che hanno, molto spesso, volti di donne: enigmi per chi tenta di farsi interprete dei loro silenzi. Fisionomie persistenti alla memoria, viste e mai più perdute, tornano ritrovate nei colori dell’umanità che non usa espedienti quando è concentrata sull’ineluttabilità di una condizione mai nuova sotto il sole e che, nel mistero di chissà quali calcoli combinatori, si ripropone inesauribile nella carne formata a immagine e somiglianza. La sua arte veicola idee, stimoli mentali che inducono a pensare, sicchè ogni tema, sacro o profano, non dimentichiamo i suoi vasti affreschi dedicati ai misteri della fede in famose cattedrali della cristianità, respira nel senso di quell’inafferrabile metaforico che aleggia tra il silenzio e la melodia. Antonio Notari, come già proponeva Kafka, asseconda le metafore: entra nelle proprie evocazioni con i sensi trasognanti, le congestioni di pensieri e gli ancoraggi ai giorni di tutti. Le luci pittoriche che pulsano dal profondo e dall’inconscio, svelano desideri, turbamenti, disfatte, inconciliabili dissidi, che, da una più attuale possibilità conoscitiva, si arricchiscono delle molteplicità delle esperienze. Un’evoluta grammatica fà fluire nella totalità plurilinguistica dell’arte altri strumenti per la conoscenza di quell’umanità che, dall’ancestro, rivendica un posto al sole. Già in altra sede abbiamo sottolineato che Notari esige, per più motivati comportamenti nei luoghi della storia, che mai si perda di vista il duplice senso del verbo Sein, che impegna ad esserci ed appartenerci. Notari trasforma in poesia i risvegli, i trasalimenti e le impennate della coscienza: solarizza, propone squarci paesistici, marine, fioriture consolatorie, guizzi di luci che potrebbero distogliere i suoi protagonisti anche dall’ossessione di cui sono in preda. Un grumo d’arcobaleno, potrebbe, se non conciliarla con la vita, almeno distrarre, in qualche modo, una donna, che impersona la gelosia, da quell’ossessione che minaccia di renderla esangue. La bella fanciulla è assalita dai tumidi pensieri che agitano le sue visioni sotto le palpebre. Quelle sono serrate, proprio come le labbra, nella tempesta che la scuote. Forse non diventerà mai più verde dell’erba, al pari di Saffo gelosa, ma è tanto più ferocemente infiammata d’incontenibile passione.
Intanto vibrano perfino i suoi orecchini, mentre sul riquadro al quale volge le spalle sono cromatizzati gli ardenti furori, variati dall’arancione al rosso vermiglio. Altri fiori tornano intanto alla mente di una delicata creatura che si trova a stringere al seno vari steli e corolle primaverili. Dal momento, però, che i loro colori sono meno vividi di quelli che si stagliano nello spazio di un ricordo incancellabile, vuol dire certamente che non si è mai disperso dal cuore un profumo d’altrove che ancora fà gli occhi ridenti. Metafore, dunque, sono anche i porti degli arrivi e delle partenze, i moli che si affacciano sull’ eterno moto delle onde con le storiche dimore, gli immancabili luoghi di culto, le memorie che persistono arroccate, mentre colmano tutti gli altri spazi urbani tanti edifici, a selva, gareggiando in altezza, per godere della vista marina. Le preesistenze resistono a conforto e desiderio di chi conosce le vie del mare e da quello trae sostentamento. In arte la metafora non mente e non tradisce; fa cultura nel vero senso di spazio fisico e psichico che comunica umanità. Se un rozzo e furbo scudiero ammicca a chi osserva un cavaliere dalla triste figura donchisciottesca, in preda a bellicosi eroici furori, vuol dire che Astolfo deve ancora e sempre viaggiare sul cavallo alato per recuperare dall’ammasso il senno di chi si ostina a perderlo. Nel nostro tempo dell’incertezza il rischio dell’insensatezza cresce in progressione geometrica. Che dire poi se nell’occhio di un gabbiano c’è lo stupore di un dialogo tra una giovane donna e un uccellin che vien dal mare? L’attesa prolungata evita il monologo: la vita esige conforto e trae auspici da ogni occasione, da ogni possibilità di presagio. C’è addirittura chi offre alla lontananza una fiorita di pensieri e spera che si avveri l’incontro prima che appassiscano. Notari non si appaga del sostantivo. Sceglie l’infinito del verbo per trasferire in pittura il farsi di un’azione da evidenziare tra metamorfosi e trasfigurazione. La metafora si dilata nel tempo che occupa un unico orizzonte, che è quello del tempo dell’uomo che si ritrova nello specchio della delusione, della sorpresa, dell’incanto, dell’esilio dei migrantes, delle Elene sempre misericordiose, delle Meduse ferocemente pietrificanti. Insomma, in Notari, sapienza antica e accadimenti quotidiani si combinano, nel senso inesauribile del rispetto della vita umana, con l’armonia nell’ebbrezza, con la decenza, cioè con ineffabile competenza, e l’eleganza nell’arte che non pretende di sostituirsi alla scienza, alla filosofia, ma invita a riconciliarsi con la natura e con la vita in transito”. Angelo Calabrese