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In occasione del Giorno della Memoria il 27 gennaio 2011, domenica 23 gennaio il Museo Ebraico di Bologna inaugura questa interessante mostra di pittura che sarà visitabile fino al 27 febbraio e ci permetterà di avvicinarci all’opera di Luigi Varoli, artista poco conosciuto al grande pubblico.

Dal comunicato stampa

L’esposizione si propone di divulgare la figura di Luigi Varoli (1889-1958) non solo sul piano artistico, ma anche per il coraggioso impegno espresso come animatore di una catena di solidarietà che ha consentito, durante l’ultima guerra di dare rifugio e salvezza nel proprio paese natale a profughi ebrei e non, provenienti da varie parti d’Italia.

L’ampio apparato documentario in esposizione racconta la storia di uomini e donne che negli anni 1943-‘5 incrociarono i propri destini a Cotignola intorno alla figura del maestro ed a quella di Vittorio Zanzi, l’ideatore ed organizzatore della “rete dell’ospitalità”, che offrì rifugio ad ebrei, ricercati politici, partigiani feriti e braccati dai fascisti, sfollati, evasi dai campi di prigionia e di concentramento tedeschi. Grazie all’attività di Zanzi e di Varoli, tanti furono gli ebrei salvati dalla Shoah, come i Muggia, gli Oppenheim, i Lopes-Pegna, Ada e Guido Ottolenghi e i loro tre figli.

Nel 2003, da parte dello Stato di Israele e del Museo Yad Vaschem di Gerusalemme è stato conferito “in memoriam” a Zanzi e a Luigi Varoli, assieme alla moglie Anna, il titolo di “Giusto tra le Nazioni”.

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Testimonianze dei salvati

“Il viaggio fu breve e i miei pensieri interrotti: eravamo arrivati: a Cotignola!

Non avevo mai visto questo paese che mi divenne poi tanto caro. Scendiamo velocemente dalla macchina ed entriamo in una casa […] Ci viene incontro una signora (Anna Varoli), non più giovane […] vedendoci entrare uno dopo l’altro si legge negli occhi il suo pensiero ‘uno, due, tre, otto … Ma siete in otto? Mi avevano detto tre o quattro…’ […] Ma subito il volto della signora Annetta si spiana e ci rivolge il sorriso, il suo sorriso buono e semplice che ci sarà poi di grande aiuto.

Luigi Varoli, il “professore” […] Per ora anche lui mi intimidiva, come tutti quelli che non conoscevo, ma capii subito cha a lui potevo affidarmi”. (Ada Ottolenghi)

“Nella casa del Prof. Varoli ritrovammo in quei giorni una consonanza ai nostri pensieri e ai nostri sentimenti, che ci ridonavano quella fiducia nell’umanità, in noi così duramente scossa, che ci aiutò a vivere, quanto gli aiuti materiali”. (Emma Pirani)

“Dire che cosa è stato e ha significato per noi l’aiuto degli amici di Cotignola, così spontaneo, così rischioso e così commovente nella sua naturalezza e semplicità, è assai difficile, perché non ci sono parole adeguate. Se dicessi che essi ci hanno salvato la vita direi troppo poco, perché quello che ci aspettava era molto peggio della morte”. (Aldo Muggia)

Per informazioni: www.museoebraicobo.it