Leggere sul “Corriere di Bologna” l’urbanista Cervellati dire che “bisogna fermare l’espansione” e addirittura scandalizzarsi per la costruzione di un grattacielo di 60 metri (ma sarà pure più alto) in un’area libera lascia perplessi. Si ripropongono vecchie idee senza più nè capo nè coda, nostalgie da cartolina in bianco e nero, per bloccare tutto, per mettersi di traverso sulla strada del cambiamento. Fosse per questi soggetti vivremmo ancora sulle palafitte e non in città frutto della stratificazione dei secoli e del lavoro di chi ci ha preceduto. Le periferie sono brutte? A volte sì, ma a volte no. Idem per i centri storici. Manca un piano infrastrutturale di trasporti pubblici? Chi doveva farlo? Forse i tecnici del Comune e della Provincia sempre lì ben pagati nonostante i loro fallimenti che pesano su intere città!
Ricordo quando Cervellati spense le luci di Piazza Maggiore a Bologna perchè di notte la piazza doveva dormire: si riempì di spacciatori e nel giro di pochi anni sparì la Bologna by night con tutto il giro di affari e la voglia di vivere, di divertirsi, di creare che la faceva crescere e la rappresentava. Bologna fu la prima città a chiudere tutto il centro storico al traffico privato e ora è una delle città del nord italia con il centro storico più depresso e degradato. Forse sarebbe meglio rivedere quel provvedimento ideologico cui tanti continuano ad abbeverarsi.
Candidati sindaco che parlano di un’idea brillante soppraggiunta lì per lì nelle loro abili menti politiche: biblioteche in periferia per vivacizzare il tessuto urbano e insegnare al popolo a ragionare, a vivere insieme! Ma dove vivono queste persone? E in quale epoca che i ragazzi i libri li leggono sull’i-phone, se li leggono?
L’urbanista Campos Venuti riconosce l’errore di aver lasciato smatellare la rete del tram perchè avevamo già quello che ora sembra un miraggio, al punto che oggi per non dire che un filobus è un filobus, l’hanno chiamato Civis. E tutti si sono spaventati.
Che brutta questa Bologna tenuta legata, segregata, da vecchie idee. Ma prima o poi si cambierà.
Di Stefano Boninsegna.