Lun. Nov 25th, 2024

logomuseo1A pochi mesi dall’avvio del restauro della Resurrezione di Piero della Francesca per mano dei restauratori Paola Ilaria Mariotti e Umberto Senserini, il Comune di Sansepolcro, il Museo Civico, l’Opificio delle Pietre Dure e Soprintendenza di Arezzo (costituenti la direzione dei lavori) comunicano i primi, importanti, risultati delle indagini e delle operazioni effettuate in questo primo periodo.

Ufficio Stampa: Rosi Fontana Press&Public Relations

L’intervento conservativo e di restauro sull’opera, che era già stata oggetto di una ampia campagna di indagini preliminari, è iniziato con test mirati ad effettuare le operazioni di prima pulitura. Dopo aver approfondito lo studio delle sostanze estranee soprammesse all’originale, è stato deciso di procedere nella pulitura asportando selettivamente gli strati di accumulo superficiali, utilizzando solventi ad azione contenuta che operassero limitatamente alle sostanze da asportare. I metodi di pulitura saranno diversi in base alle campiture cromatiche diverse, questo per adeguarsi alla tecnica di esecuzione e ai pigmenti impiegati.

I metodi di pulitura sono stati prima testati in base alla loro specifica idoneità chimico-fisica su micro-aree di prova, poi estesi alla intera campitura cromatica; l’operazione, si ribadisce, è finalizzata, al momento, solo alla asportazione delle sostanze estranee di deposito e di accumulo e dei fissativi applicati sulla superficie pittorica in passato, che hanno subito trasformazioni chimiche che li rendono dannosi. In tal modo si è recuperata la visibilità di alcuni particolari, prima osservabili solo in fotografia all’infrarosso, come piccoli borghi, torri e castelli che popolano le colline dello sfondo.

La Resurrezione di Piero della Francesca, collocata sulla parete di fondo della sala Piero della Francesca  del Museo Civico di Sansepolcro, anche se in restauro, è attualmente visibile grazie ad un ponteggio progettato ed realizzato ad hoc. Il restauro è stato voluto dall’amministrazione comunale in seguito ad una campagna diagnostica, condotta dall’Opificio delle Pietre Dure nel 2008-2010, che aveva constatato la presenza di fenomeni di degrado in atto in corrispondenza della pellicola pittorica e degli intonaci dipinti. Tali fenomeni di degrado sono principalmente identificabili in solfatazioni, decoesione della superficie pittorica e degli intonaci, sollevamento e distacco dello strato pittorico in alcune parti. Anche i materiali superficiali derivati da interventi pregressi hanno un’incidenza negativa non solo sulla lettura dell’opera in quanto offuscano il colore originale, ma anche sulla sua conservazione in quanto l’invecchiamento dei secoli li ha trasformati in ossalati.

Fra i più preoccupanti fenomeni di degrado vi sono quelli relativi al distacco dell’intonaco pittorico in numerose zone della superficie dipinta. Numerosi ritocchi antichi sono presenti in corrispondenza delle cadute di colore: nel tempo tali ritocchi si sono alterati cromaticamente rispetto all’originale, come ad esempio sul manto rosa del Cristo dove adesso risultano di colore arancio; o sull’elmo verde del soldato dove si sono alterati in azzurro. Più goffi nel loro intento erano alcuni ritocchi a pastello giallo che erano stati apposti sul colmo delle colline per attenuare la tonalità bruna che le velature di verde rame trasparente hanno assunto a causa dell’invecchiamento naturale del materiale.

 Nonostante non siano ancora completamente note le vicende conservative della pittura, un antico intervento di pulitura che usò sostanze aggressive risulta evidente da questi fenomeni di degrado e  anche dalle scolature visibili sotto i cespugli bruni, conseguenza di un parziale scioglimento del verderame dovuto ad una reazione con una sostanza basica. Proprio per chiarire queste vicende accanto al restauro procedono le ricerche di archivio che si spera possano dare risosta ai tanti interrogativi che segnano la vita di questo capolavoro.

Sul fronte dello studio della tecnica esecutiva sono emersi nuovi particolari. Possiamo dire che la Resurrezione è stata realizzata tramite 18 giornate, cioè 18 stesure intonaco: questo non significa che Piero abbia impiegato 18 giorni per dipingere l’opera. Una giornata poteva infatti corrispondere ad un periodo di tempo superiore al giorno solare o, in caso di scelta di non usare una tecnica ad affresco puro, poteva essere dipinta anche in vari giorni e ripresa anche successivamente per apportare finiture.

E’ risultato, inoltre, evidente che tutta la cornice perimetrale dell’opera, integrata perché fortemente lacunosa, è stata completata in varie riprese (almeno 4). Piuttosto interessante è stato poter appurare come fosse rimasto incompleto fino a tempi relativamente recenti come dimostra una documentazione fotografica del 1961 grazie alla quale si possono vedere alcune  le zone perimetrali di colore bianco o stuccature angolari di colore neutro. Il rifacimento perimetrale è documentato con esattezza attraverso un rilievo grafico.

Come tecnica di trasporto del disegno, Piero ha impiegato il metodo dello spolvero che ha lasciato sul muro la memoria di un esattissimo e ammirevole disegno.

La tecnica pittorica è attualmente oggetto di indagini scientifiche (a cura del Laboratorio Scientifico dell’OPD, da parte dei chimici Giancarlo Lanterna e Carlo Galliano Lalli) ma possiamo già affermare che Piero ha qui impiegato una tecnica mista, di cui la maggior parte della campiture cromatiche, fu realizzata a secco.

Le indagini termografiche (a cura di Facoltà di Ingegneria dell’Aquila), ripetute in quattro diverse campagne, a seconda della stagione e su varie porzioni architettoniche della sala, hanno consentito di ubicare esattamente la canna fumaria presente dietro la parete della Resurrezione in tutta la sua estensione, nonché di comprendere la tessitura muraria della pittura e della intera parete.

In conclusione al comunicato, vogliamo segnalare che il restauro si avvale di un Comitato Scientifico di esperti, afferenti a varie professionalità, che seguono attraverso riunioni mensili, presa visione diretta dei lavori e della campagna scientifica e colloqui continui, l’andamento delle operazioni. Il Comitato è composto da Giorgio Bonsanti (già ordinario di Storia e Teoria del Restauro dell’Università di Firenze); Matteo Ceriana (direttore della Galleria Palatina); Emanuela Daffra (funzionario storico dell’arte della Pinacoteca di Brera); Alessandro Angelini (associato di Storia dell’Arte Moderna dell’Università di Siena, autore della più recente monografia su Piero della Francesca); Frank Dabell (professore della Temple University di Roma); Mauro Mattieni (già direttore dell’ICVBC-CNR; già coordinatore delle analisi scientifiche del restauro della Leggenda della Vera Croce, di Piero della Francesca, ad Arezzo).

Il Restauro della Resurrezione di Piero della Francesca conservata nel Museo Civico di Sansepolcro è realizzato da:

Opificio delle Pietre Dure di Firenze:

Marco Ciatti, Soprintendente;

Cecilia Frosinini, Direttrice del Settore Restauro Dipinti Murali e Stucchi

Paola Ilaria Mariotti, Restauratore e Conservatore

Soprintendenza BAP SAE di Siena, Grosseto e Arezzo:

Anna Di Bene, Soprintendente

Paola Refice, Funzionario di zona

Umberto Senserini, Funzionario Diagnosta Restauratore

Ente proprietario:

Comune di Sansepolcro

Daniela Frullani, Sindaco di Sansepolcro

Chiara Andreini, Assessore alla Cultura del Comune di Sansepolcro

Museo Civico di Sansepolcro:

Mariangela Betti, Direttrice

Enti coinvolti:

Istituzione culturale Biblioteca Museo Archivi storici – Città di Sansepolcro

Daniele Piccini, Presidente

Il Restauro è realizzato grazie ai contributi di:

Comune di Sansepolcro, Ente proprietario

Dr. Aldo Osti, Mecenate e finanziatore

Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo

MUSEO CIVICO DI SANSEPOLCRO

Via Niccolò Aggiunti, 65 – 52037 Sansepolcro, Arezzo, Italy

Orari di visita: tutti i giorni (mai chiuso), dalle ore 10.00 alle ore 13,00 e dalle 14,30 alle ore 18

Ingresso: intero € 8, ridotto e gruppi € 5

Sito web: www.museocivicosansepolcro.it