Piero Maccaferri è senza dubbio fra i migliori artefici dell’incisione di tutto il Novecento, e dal 17 al 31 ottobre la Fondazione Vera Coghi di Castello d’Agogna celebra nelle sale di Castello Isimbardi la sua raffinata arte con la mostra “Il piacere dell’incisione” a cura di Giuseppe Castelli e interamente dedicata alle Dodici fatiche d’Ercole, così come accadde nel 1987 alla Permanente di Milano per la “Triennale dell’incisione”.
Studio De Angelis, Milano
Nato a Cilavegna nel 1916, dove si spegnerà nel 1992, dopo l’avviamento professionale a Mortara Maccaferri si trasferì a Milano per frequentare prima il liceo artistico e poi l’Accademia di Brera, dove ebbe come come maestri Aldo Carpi e Achielle Funi per la pittura e Benvenuto Disertori per l’incisione.
Dopo aver vinto nel 1940 il Premio Hayez, l’anno successivo fu chiamato alle armi e inviato in Africa settentrionale dove venne fatto prigioniero dagli inglesi. Durante la prigionia realizza diversi ritratti di ufficiali dell’esercito inglese e partecipa, nel 1945, alla realizzazione di scenografie per il film di Gabriel Pascal “Cesare e Cleopatra”, i cui bozzetti sono oggi conservati presso la Biblioteca di Alessandria d’Egitto.
Tornato nella sua Lomellina, insegnò disegno presso il Liceo Scientifico e la Scuola Media Statale di Mortara e riprese a dipingere incominciando una lunga attività espositiva in Italia e in Europa, mentre nel 1964 ricevette da Papa Paolo VI il Premio Assisi per l’incisione con l’opera San Francesco e Sorella Luna (calcografia in cera molle).
L’esposizione a Castello Isimbardi propone il lavoro completo che il pittore ha rivolto al mito di Ercole, dall’uccisione dell’invulnerabile leone di Nemea, al condurre vivo a Micene l’orribile Cerbero, il cane a tre teste guardiano degli Inferi. Dodici tavole dal tratto veloce e dalle dimensioni inconsuete per la tecnica incisoria (50×70), che ripropongono i caratteri di forza morale e fisica che circondano il mito di Ercole.
Scrive il Prof. Franco Poma, profondo conoscitore dell’opera di Maccaferri: “Dalla rilettura del mito dell’eroe classico Piero Maccaferri crea incisioni straordinarie, di un impegno e di una resa difficilmente riscontrabile in altri artisti contemporanei. In pochi altri casi la tecnica grafica è così connaturata alla delicatezza e insieme alla robustezza della tematica affrontata, che risulta di particolare difficoltà, in quanto consiste nella rappresentazione del mito, nucleo primigenio della poesia. Le incisioni presenti a Castello isimbardi sono state realizxzate con la tecnica del bulino e della punta secca che consente una resa di stupefacente raffinatezza in una tiratura di pochissimi esemplari. Qui sta il loro pregio, il loro valore come oggetto d’arte.”
La mostra “Il piacere dell’incisione” conclude la rassegna “7 mostre per la Lomellina” ideata e curata da Giuseppe Castelli e volta a provuovere alcuni fra i principali artisti figurativi della Lomellina.