Ven. Nov 22nd, 2024

morgantinaVILLA ROMANA DEL CASALE DI PIAZZA ARMERINA:
La struttura romana, di epoca tardo imperiale, posta nell’immediata periferia del comune di Piazza Armerina, per la sua eccezionale ricchezza di elementi architettonici e decorativi, è divenuta oggetto di particolare rilievo all’interno del programma di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio della regione siciliana, la cui gestione è oggi affidata al Parco Archeologico della Villa Romana del Casale e delle aree archeologiche di Piazza Armerina e dei Comuni limitrofi, Istituto dell’Amministrazione Regionale dei Beni Culturali.

Comunicato a cura di AB Comunicazioni, Greta Munari

La Villa, tutelata dall’UNESCO dal 1997, è appartenuta ad un esponente dell’aristocrazia senatoria romana, forse un governatore di Roma (Praefectus Urbi); secondo alcuni studiosi fu, invece, costruita e ampliata su diretta committenza imperiale. Per la sua bellezza e complessità, può considerarsi uno degli esempi più significativi di dimora di rappresentanza rispetto ad altri coevi dell’Occidente romano. L’alto profilo del suo committente viene celebrato, in modo eloquente, attraverso un programma iconografico, stilisticamente influenzato dalla cultura africana, che si dispiega, con ricchezza compositiva, in una moltitudine di ambienti a carattere pubblico e privato.
Il mosaico della Grande Caccia è il più vasto e noto mosaico della villa del Casale di Piazza Armerina: decora, infatti, il pavimento del lungo corridoio rialzato (66 m di lunghezza e 5 m di larghezza) che separa la zona pubblica da quella privata della villa, sul quale si aprono la grande sala absidata di rappresentanza e gli appartamenti padronali da un lato e il peristilio dall’altro. L’importanza di questo ambiente era sottolineata dal portico che si apre nella sua parte centrale verso il peristilio e dalla leggera soprelevazione: vi accedevano due scale dai bracci nord e sud del peristilio, e una terza centrale, di fronte all’ingresso della grande sala absidata. Dai rilievi stratigrafici questo mosaico appare databile al 320-330.

CALTAGIRONE:
Situata nella Sicilia centrale, al centro del territorio Calatino, è famosa per la produzione della ceramica, attività sviluppatasi nei secoli a partire dai tempi degli antichi Greci e ancora attiva, come si può ammirare tra le stradine della città, dove numerosi negozietti espongono i loro prodotti. Il Museo della ceramica di Caltagirone raccoglie reperti di ceramiche realizzati in Sicilia a partire dalla preistoria: espone una vasta raccolta di ceramiche, circa 2.500 reperti, che forniscono al visitatore un’ampia visione della storia dell’arte ceramica dal IV millennio a.C. all’età contemporanea; è secondo solo al Museo di Faenza per quanto riguarda la documentazione dell’arte ceramica.
Ricca di chiese, pregevoli palazzi e ville settecentesche, per l’eccezionale valore del suo patrimonio monumentale il suo centro storico è stato insignito del titolo di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO nel 2002, insieme con il Val di Noto: il centro risale infatti ai
primi anni del
XVIII secolo, in quanto venne ricostruito dopo che il terremoto del Val di Noto del 1693 distrusse la città assieme a tutti gli altri insediamenti della Sicilia orientale. Oltre ai bellissimi palazzi barocchi e alle chiese, è possibile ammirare la Basilica Normanna di San Giacomo, nota per la sua imperdibile scalinata che con centoquarantadue gradini collega la città bassa e la città alta.

MORGANTINA:
Il sito antico di Morgantina offre al visitatore il quadro di oltre mille anni di storia, dalla fondazione della città in età preistorica fino al suo declino, avvenuto nell’età imperiale romana.
Nella Sicilia interna, Morgantina è senza dubbio la città antica meglio conosciuta in tutte le sue vicende, sia nei periodi della crescita e del suo benessere, sia nei momenti della disfatta e dell’ abbandono. Tale conoscenza della storia, dell’impianto urbano e dei monumenti di Morgantina è il frutto di circa un trentennio di campagne di scavo, che hanno portato alla luce quasi la totalità del centro urbano, oltre che una parte dei quartieri residenziali, per un complessivo trenta per cento del totale che ancora giace sottoterra. Antica città sicula e greca, sito archeologico nel territorio di Aidone, la città fu riportata alla luce nell’autunno del 1955 dalla missione archeologica dell’Università di Princeton (Stati Uniti); gli scavi sinora compiuti consentono di seguire lo sviluppo dell’insediamento per un periodo di circa un millennio, dalla preistoria all’epoca romana. L’area più facilmente visitabile, recintata dalla Sovraintendenza, conserva resti dalla metà del V alla fine del I secolo a.C., il periodo di massimo splendore della città.
Il sito di Morgantina fu abitato fin dalla preistoria. I resti più antichi finora noti di un abitato sono stati ritrovati sul colle della Cittadella e risalgono al XIII secolo a. C., periodo in cui la zona centrale della Sicilia, secondo la tradizione storica, fu occupata dai Morgeti, popolazione proveniente dal continente, alla quale Morgantina deve probabilmente il nome.
Sempre sullo stesso colle, i coloni calcidesi arrivati dalla piana di Leontinoi, fondarono il loro insediamento urbano. Nel 459 a. C. l’abitato venne assediato e distrutto dai Siculi di Ducezio. Intorno alla metà del V secolo a.C. la nuova città sorse nella vicina Serra Orlando, con un impianto urbanistico ortogonale tipico delle città greche di nuova fondazione di cui restano poche tracce. A partire dal IV secolo a.C. si ha la fase più conosciuta e meglio documentata della città. Nel III secolo, soprattutto durante il regno di Ierone, la città crebbe in floridezza, come si evince dai resti degli edifici monumentali di quell’epoca. La risistemazione dell’agorà, dopo la distruzione del 211 a. C., e l’esistenza di edifici databili fino al 50 a. C. circa, documentano la fase romana della città che successivamente, in età romano-imperiale, scomparve a causa di un progressivo abbandono.
A Morgantina subiamo il fascino di un complesso di monumenti di grande interesse, in un paesaggio di straordinaria bellezza, che fanno del sito uno dei più suggestivi e significativi dell’Isola.

IL MUSEO DI AIDONE:
Il museo illustra la storia di Morgantina dall’età del bronzo all’età romano-repubblicana. La raccolta dei materiali esposti proviene dagli scavi condotti, a partire dagli anni ’50, dalla Missione
Americana delle Università di Princeton e Virginia e dalle Soprintendenze di Siracusa, Agrigento ed Enna. L’ordinamento, nelle sale espositive, è cronologico e tematico. L’esposizione dei reperti è corredata da carte topografiche e pannelli esplicativi.
Dal 2011, dopo un lungo contenzioso fra America e Italia, la misteriosa ed enigmatica statua della Dea di Morgantina è tornata a “casa”, diventando la protagonista del museo: alta m.2,20 si presenta con il corpo molto armonioso ed evidente sotto il panneggio. Il colore dato in antico resta in poche tracce di rosso, blu e rosa. Per le parti nude del corpo – viso e braccia – è stato utilizzato marmo bianco dell’isola di Paro, per impreziosirla ulteriormente.
La tecnica di lavorazione che abbina materiali di diversa consistenza e provenienza è la “pseudo-acrolitica“, già sperimentata in Magna Grecia e soprattutto in Sicilia, anche per la realizzazione delle metope del tempio E di Selinunte (450 a.C.). Il rendimento del corpo e del panneggio rivela profonde influenze dello “stile ricco” e fa pensare ad un artista della cerchia di Fidia, chiamato per la sua fama in Sicilia per scolpire Dee nei santuari di maggiore rinomanza, sull’esempio della madrepatria Grecia.
Dopo l’iniziale erronea identificazione degli esperti del Getty Museum, che videro nella statua la figura di Venere, oggi gli studiosi propendono per una identificazione con la dea Demetra, dea molto amata e venerata dagli antichi in queste zone, o Kore.

Lake PergusaLAGO DI PERGUSA:
Il lago di Pergusa è l’unico lago naturale ormai presente in Sicilia e si trova a pochi chilometri da Enna. È di modeste dimensioni ma di grande importanza geologica, faunistica e culturale e per questo vi è stata istituita la prima Riserva Naturale Speciale della Regione Siciliana, mentre l’Unione europea ha promosso il lago a Sito d’Importanza Comunitaria. E’ considerato un punto di nevralgico per i flussi migratori di volatili come l’airone rosso e il chiurlo.

RISERVA NATURALE ORIENTATA ROSSOMANNO:
Un’oasi verde, con un ricco patrimonio forestale, tra conifere ed eucalipti. Percorrendo la zona è possibile osservare concrezioni che assumono morfologie varie e spettacolari, come le famose ‘Pietre ballerine’ o ‘Pietre incantate’: oggetto di leggende contadine e pastorali, che le hanno definite simboli del demonio, le pietre sono delle formazioni di roccia quarzarentica dalle forme fantastiche, che assumono l’aspetto di persone impegnate in una danza festosa.

PIAZZA ARMERINA:
Una vera e propria città d’arte, con un patrimonio artistico perfettamente conservato. Ricca di monumenti, chiese e antichi palazzi barocchi, dal 1997 è diventata parte del patrimonio dell’UNESCO grazie alla famosa Villa Romana del Casale.

castello lombardia 01ENNA:
Capoluogo di provincia più alto d’Italia, tocca i 970 metri sopra il livello del mare. Definita “l’ombelico di Sicilia” per la sua posizione centrale rispetto all’isola, è famosa per il suo ricchissimo
patrimonio storico e artistico. Oltre al Duomo, luogo di pace dell’UNESCO dal 2008, Enna conserva il Castello di Lombardia, edificio simbolo della città di
Enna, una imponente fortezza che si erge sul punto più elevato della città. Con i suoi 26.000 m² di superficie è uno dei castelli di epoca medievale più grandi d’Italia e deve il suo nome ai soldati lombardi posti a difesa dell’antica fortezza durante la dominazione normanna della Sicilia. Dall’alto della sua Torre Pisana, torre principale tra le sei sopravvissute e grande attrazione turistica della città, si può godere di una straordinaria vista del lago di Pergusa, dell’Etna e della Piana di Catania, fino alle Madonie.

DEMETRA IN SICILIA:
Il comprensorio archeologico di Enna, Pergusa, Morgantina, Gela, Siracusa esprime la più ampia e significativa documentazione del culto di Demetra, dea delle messi e della fertilità femminile e dei campi.
Negli eventi storici della Sicilia greca (VI-V sec. a.C) si manifesta un uso “politico” del culto di Demetra da parte dei Dinomenidi, tiranni di Gela e poi di Siracusa che si proclamavano “ierofanti “, ovvero sacerdoti della dea Demetra.
La sopravvivenza di tale culto, con la trasformazione nella cristianità di alcuni aspetti legati alla Madonna e ai Santi patroni nelle feste di primavera e di ringraziamento del raccolto, permeano le tradizioni popolari ancor oggi conservate e il valore di un territorio vocato alla produzione del grano come al tempo dei Romani.
Proprio il lago di Pergusa fa da sfondo al mito “il ratto di Persefone”: la leggenda narra di Persefone, figlia di Demetra, che, mentre raccoglieva fiori nei pressi del Lago, fu rapita dal dio degli Inferi, Ade, e fatta sua sposa. Demetra la cercò in lungo e largo per nove giorni; la dea della Fertilità trascurò così il suo dovere e le messi cominciarono a venir meno. Il decimo giorno, Zeus, preoccupato per la carestia cui poteva essere soggetto il genere umano, fece svelare a Demetra il luogo dove l’amata figlia era stata violentemente trascinata. In seguito alle disperate suppliche della madre, il padre degli dei acconsentì che madre e figlia potessero vivere insieme, ma solo per un periodo dell’anno (secondo il mito omerico, Persefone ritornava sulla terra, al fianco della madre, per sei mesi l’anno, mentre per i restanti sei tornava nell’Ade assieme al marito; il mito orfico, invece, ci racconta di quattro mesi trascorsi nel regno dei morti e di otto nel regno dei vivi). Demetra accettò la decisione, ma anche lei emanò una sentenza: quando il suo sguardo fosse stato lontano dall’amata figlia, il sorriso avesse abbandonato le sue labbra e la tristezza riempito il suo cuore, allora la stessa sorte sarebbe toccata alla terra, dando così origine all’autunno ed all’inverno; col ritorno di Persefone, invece, anche la terra avrebbe esultato della sua presenza, la vegetazione e la fertilità sarebbero riapparsi, sarebbero sbocciati così i fiori, gli uccelli sarebbero tornati ai loro nidi, gli alberi avrebbero dato i loro frutti e gli uomini avrebbero giovato di tale ricchezza, dando origine, in tal modo, alla primavera ed all’estate.