Dal 5 al 14 giugno 2015 l’Atrio d’Onore del Palazzo della Provincia di Arezzo, con entrata da via Ricasoli 42/50, ospita “Mario Gallorini. Dipinti e Ceramiche”, una mostra antologica dedicata al grande artista aretino a due anni dalla scomparsa.
L’esposizione patrocinata dalla Provincia di Arezzo, a ingresso libero e gratuito, sarà visitabile sabato 6 e domenica 7 giugno dalle 10 alle 19,30, da lunedì 8 a venerdì 12 giugno dalle 16,30 alle 19,30, sabato 13 giugno dalle 10 alle 19,30 e domenica 14 giugno dalle 19 alle 13. Venerdì 5 giugno, dalle ore 17, il vernissage.
Articolo di Marco Botti
Il 12 aprile 2013 ci lasciava Mario Gallorini, uno degli artisti più importanti del secondo Novecento aretino. A due anni dalla morte, Arezzo ricorda questo pittore e ceramista profondamente legato alla sua terra, a cui ha dato lustro in Italia e all’estero aggiudicandosi la Coppa del Presidente della Critica francese a Parigi e il Leone d’Oro Unesco a Firenze.
Una mostra che ripercorre oltre sessant’anni di carriera. Dagli esordi nel Dopoguerra – con uno stile influenzato dal realismo di Rosai ma anche da figure come Soffici, Carrà, De Chirico e Sironi – agli anni Sessanta connotati da una maggiore stilizzazione dei soggetti e all’introduzione di un gusto surrealista con echi cubofuturisti e primitivismi, fino ad arrivare al naïf colto e distintivo degli ultimi decenni.
Senza mai farsi rinchiudere in correnti e movimenti, Gallorini ha portato avanti la sua carriera nel segno della sincerità e nell’attenzione per la forma, la composizione e l’uso del colore.
Un’arte intensa e solo in apparenza “facile e spensierata”, figlia di una profondità d’animo e di una sensibilità che emergono – in tutta la loro forza – in questa preziosa mostra celebrativa.
Mario Gallorini (1926 – 2013) nasce ad Arezzo. Fin da piccolo palesa doti artistiche non indifferenti, che durante le scuole superiori vengono valorizzate da insegnanti come il pittore e maestro vetraio Ascanio Pasquini e l’architetto Mario Mercantini, figure centrali nell’ambiente artistico cittadino del secolo scorso.
Poco più che ventenne, è tra i protagonisti del cosiddetto “gruppo dei pittori aretini”, formato da giovani artisti come Dario Tenti, Orlando Cavallucci e i fratelli Mario e Francesco Caporali, decisi a movimentare la vita culturale di una città alle prese con la rinascita postbellica.
Alla ricerca personale Gallorini affianca l’impegno didattico, insegnando Educazione artistica alle scuole medie.
Del 1951 è la prima esposizione, all’interno della Mostra di arti figurative organizzata dal Sindacato provinciale pittori e scultori di Arezzo.
Nel 1955 ottiene la cattedra di Ceramica alla neonata Scuola di arti e mestieri di Arezzo. Proprio nella ceramica l’artista trova la tecnica congeniale alla sua indole, sino a farne la forma espressiva prevalente e più apprezzata.
Nel 1963 esegue un’opera monumentale composta da tre ceramiche alte due metri e mezzo, collocata nell’atrio centrale degli Ospedali Riuniti di Santa Maria Sopra i Ponti di via Fonte Veneziana e oggi trasferita nel chiostro del Museo di Arte Medievale e Moderna di Arezzo.
Gli anni Sessanta e Settanta sono forieri di premi nazionali e internazionali, nonché di importanti committenze.
Nel 1972 una nuova tappa centrale nella carriera di Gallorini è segnata dall’incontro con il mercante d’arte Sergio Denti a Calenzano. Grazie a questo sodalizio inizia anche un’epoca di prestigiose mostre in Italia e all’estero, sia di ceramica sia di pittura, due settori che Gallorini porta avanti in parallelo fino agli ultimi anni della sua vita.