Gio. Nov 21st, 2024

messicoNell’esposizione curata da Erik Castillo anche una selezione di antichi utensili da cucina conservati nel Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico.  Non sarebbero esistite la musica, la danza e l’allegria senza la protezione del dio Macuilxóchitl, il cui sguardo imponente rivive ora in una delle sale espositive del Padiglione Messico a Expo Milano 2015.

Comunicato a cura di SEC Relazioni Pubbliche e Istituzionali, Valeria Croce

Una scultura in pietra risalente al periodo post-classico (1250-1521), appartenente alla cultura tolteca e conservata nel museo di Teayo, nello Stato di Veracruz, e che rappresenta il «Principe dei cinque fiori», Macuilxóchitl appunto, simbolo della fertilità nonché protettore del mais.
Ritorna così il seme, quel chicco di mais che è il filo conduttore del padiglione e dell’identità culturale del Messico.
In una sala del Padiglione, Macuilxóchitl dialoga con tre sculture di pietra ossidana di Jorge Yázpik: una pietra, dall’alto valore simbolico nella tradizione delle culture precolombiane, che diventa ponte tra tradizione e modernità. L’insieme delle opere rappresenta la ciclicità della natura e il suo equilibrio.
Tutti gli oggetti esposti all’interno del Padiglione, esprimono la totalità del divenire del tempo nella storia del Messico, e non un mero passaggio cronologico dalla civiltà precolombiana all’attualità.

Le opere in argento, dell’artista Pedro Leites, sono parte della produzione di Tane, una delle storiche imprese di argenteria messicane e parte sono una selezione del Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico: tra questi il cántaro, la tipica anfora utilizzata per l’acqua e anche come strumento musicale a percussione; la vasijas, recipienti per liquidi e alimenti ancora molto diffusi; le mancerinas, vassoi utilizzati per le tazze del cioccolato.

Nell’opera di Alejandro Pintado, Hacia un nuevo orden, realizzata con una particolare tecnica di acquarello e collage su carta, rivivono alcune tra le principali  specie endemiche della flora messicana: un omaggio alla biodiversità del suo Paese.

Tra le opere esposte nel Padiglione un discorso a parte merita Árbol Nodriza di Daniel Lezama, che occupa un’intera parete nella sala dell’Albero della Vita. Secondo un mito azteco, dopo la vita terrena, esisteva un giardino fiorito dominato da un immenso albero dai cui rami sgorgava latte puro. Lezama – esponente di spicco della corrente naturalista contemporanea – ha reinterpretato questo mito: il giardino diventa il simbolo dell’innocenza rinnovata.