Ven. Nov 22nd, 2024

flyer fronte ZOLI copyIl mondo, riflesso in mille specchi più o meno deformanti, è il mondo vissuto dall’Arte. Ogni volta quando un creativo si interroga sull’esistenza e tutto quello che la compone (anche la sua assenza) scatta un meccanismo che genera una particella d’arte, più o meno fisica, più o meno oggettiva, ma sempre reale. Consapevole di tale dinamica, Wikiarte dedica 11 di Aprile prossimo a tre artisti che indagano sugli effetti e gli oggetti dell’automatismo naturale detto Arte.

Filippo Zoli nasce a Faenza il 17 marzo 1991 e la sua vita è un incessante viaggio artistico tra pittura, arti applicate, teatro e cinema. Solo pochi anni fa l’artista decide di “confessare” la sua pittura al pubblico, già esteriorizzata nell’anonimato dei murales di strada. L’arte di Zoli concentra in se tutto il dinamismo cacofonico, nervoso e deforme della nuova urbanità. La visione disincantata e diretta riflette un’ispirazione contemporanea, che rilegge le pagine del più espressivo graffitismo metropolitano con la nostalgia di un’infanzia passata piena di policromia naïf. Ma l’artista guarda oltre la strada, si sporge dalle altezze del mondo Arte e dalla vertigine nascono fotogrammi, spezzoni di un documentario che racconta la strada brutta nella sua sporcizia, rumorosa nelle voci dei passanti, mai dormiente nella luce di mille colori. Ma la sua non è una rabbia espressionista. La denuncia sociale avviene tramite la rozza semplicità dei tratti infantili e non grazie all’elaborata contorsione dei colori e delle figure caratteristica di quella corrente. E’ il pittore di oggi: obliquo, teso, contrario alla piattezza.

Un mappatura quasi geologica costruisce le opere del marchigiano Giancarlo Cuccù. La passione della sua vita è l’esplorazione estemporanei della realtà, incontrata nel paesaggio, nel volto e nel corpo umano, nella natura morta. Il principale attore e autore del figurativismo di Cuccù è il colore. Con la policromia vivace l’artista costruisce la sua personale visione del mondo sdoppiata tra concreto e immaginario, tra sensuale e intellettuale, tra barocco e classico. L’artista si divide tra, da una parte, il grande amore per il reale, quello che ha d’istinto e che gli permette di maneggiare la sua materia come uno scultore la creta, come un contadino la terra; dall’altra parte c’è la passione di vagare nel fantastico, affollato di pensieri e desideri, dove abbandonarsi alle gioie che procura lo spettacolo delle cose compiacenti nell’attività creatrice volontaria.

L’essenza dello spirito femminile  domina l’intero lavoro di Oria Strobino. Artista autodidatta, non cessa mai la sua ricerca artistica, sperimentando stilisticamente, curiosando storicamente, osando emotivamente. Una visione serena e delicata sullo stato delle cose permette all’artista di sviluppare un linguaggio grazioso e gradevole, che si espande davanti agli occhi in narrazioni di creature angeliche, immersi in colori che fioriscono e abbagliati di luci brillanti. Oria cerca, trova e trasmette tramite i propri lavori una insistita pace dei sensi che si discosta completamente dai complessi rapporti intellettuali dell’arte contemporanea. L’attualità della sua pittura sta, invece, nella consapevolezza di una bellezza ingenue ed eterna contenuta nell’assoluta semplicità. E’ un invito di vivere la bellezza, un memento mori che abbandona il macabro per abbracciare la vita. (Testo critico di Denitza Nedkova)

Galleria d’Arte Contemporanea Wikiarte

Via San Felice 18 – Bologna

dal 11 aprile al 23 aprile 2015

dal martedì al sabato dalle 11.00 alle 19.00 con orario continuato

Lunedì e domenica chiuso
Ingresso gratuito

www.wikiarte.com