Fino al 15 aprile, la Galleria Arianna Sartori di Mantova nella sede di via Ippolito Nievo 10, ricorda l’artista mantovano Alceo Poltronieri.
Alceo Poltronieri nasce a Bagnolo San Vito il 22 settembre 1924 e muore a San Giacomo Po il 17 agosto 1995. Pittore, grafico, musicista, scrittore, Poltronieri è un esempio di genialità multiforme. Intitolata “1995-2015: 20 anni dopo”, l’esposizione, curata da Arianna Sartori, vede esposte una selezione di dipinti realizzati nel corso degli anni dall’artista.
Alceo Poltronieri: un artista dentro e fuori dal tempo
Il tempo, come lo spazio, è una categoria. Una categoria della storia, della filosofia, della scienza e, naturalmente, anche dell’arte. Guardando oggi le opere di Alceo Poltronieri (1924-1995), a vent’anni dalla sua scomparsa, qualsiasi tipo di analisi non può che cominciare da qui.
Leggere storicamente le sue opere è quel che ci impone lo scorrere del tempo, un processo che chiamiamo “storicizzazione”, in questo caso di un artista contemporaneo, ma che ormai necessita di essere inquadrato secondo le conclusioni che questo processo ci induce a trarre: considerare, eventualmente, queste opere come portatrici di valori ritenuti eterni e universali.
Oggi per noi parlano soltanto i suoi dipinti, e così sarà nei giorni a venire. Alceo, l’uomo, l’artista, non potrà più darci indicazioni rispetto alle sue scelte, alle sue sperimentazioni, al suo modo di vivere l’arte in maniera totalizzante dipingendo, scrivendo versi, componendo musica. Ora possiamo confrontarci solo con quel che resta: i suoi quadri.
Di fronte alla produzione di Poltronieri, costituita da dipinti quasi sempre non datati, ci troviamo così a dover affrontare altre due grandi categorie dell’arte: il classico e il primitivo.
Il primitivismo, di cui fu precursore il filosofo svizzero Jean-Jacques Rousseau, era un insieme di correnti culturali moderne che individuavano la “vera dimensione dell’essere umano e della società” nell’abbandono della modernità e nel ritorno ad uno stile di vita primitivo e innocente. Questo è senza dubbio un tema importante nell’opera di Poltronieri che ha interpretato in chiave personale e spontanea queste istanze.
Uno “stato di natura” pensato come lo “stato felice” dell’umanità, e l’eccessiva modernizzazione della cultura e dell’uomo come l’origine delle diseguaglianze, sono temi forti dell’artista. Così come il pensiero anarchico basato sul rifiuto generale della svolta dell’arte verso il mercato, e un ritorno generalizzato ad una vita semplice ed austera, che rifiutasse tutto il progresso considerato superfluo.
Le figure di Alceo Poltronieri si muovono in uno spazio fuori dal tempo, quasi sempre simbolico, ma, soprattutto, libero. Libero da tutto, anche nella semplificazione delle forme e nell’esaltazione dei valori plastici, comune anche ai pittori naif da cui lui per altri versi è peraltro molto distante.
Ma anche di “classico”, o di “classicismo”, è permeata l’opera di Poltronieri, che sembra attribuire un valore esemplare ai modelli di arte dell’antichità, nei quali identifica la tendenza ad una concezione universale e immutevole da lui poi trasfigurata in una dicotomia che al classicismo contrappone l’anticlassicismo, con una sorta di “brutto” artistico. Il “classico” è per Poltronieri una sorta di categoria in senso extratemporale, eletto a rappresentare una polarità dello spirito dell’arte occidentale identificato nella tendenza alle forme razionali, statiche e limpide.
In Poltronieri infine non vanno trascurati gli impulsi provenienti dalla pittura del suo tempo. Espressionista e astratto – gestuale, arrivò poi a porsi il problema del recupero della figurazione risolta, anche risentendo delle influenze della Pop Art americana, sviluppando un racconto fantastico e ironico dove in interni spersonalizzati si dispongono oggetti banali, assunti come simboli, anche sessuali, della modernità. Uno stile pittorico che si distingue nell’uso di una materia cromatica in stesure piatte, lisce e continue, dentro le nette recinzioni nere del disegno.
Alceo è dentro e fuori dal tempo. Alceo è dentro e fuori dallo spazio. (Paola Cortese)
“(…) Le sue immagini sono velate da una soffusa mestizia, malinconia metafisica, colma contemplativa delle cose su cui sembra essersi depositata la polvere dei secoli. La sua figurazione ha modi della pittura quattrocentesca popolare. Le gesta dei suoi eroi si svolgono nell’area del fiabesco, muovendo la ricerca del pittore mantovano nella più vera delle varie esperienze espressive legate al mondo naif: quello della memoria e del racconto fiabesco. I ritratti di Poltronieri li direste eseguiti da un Bronzino senza accademia, e le immagini più complesse operate da un Simone Martini rabbonito e contadino. Ma soprattutto si nota, nella tematica di questo nostro pittore tra i più autentici dal dopoguerra, un che di nostalgico, una ricerca d’atmosfere rarefatte che hanno poco da spartire con i rappresentanti più in linea del naifismo. Poltronieri, in questo settore dell’espressione artistico contemporaneo, apre una nuova via”. (Renzo Margonari, 2008)