Gio. Nov 21st, 2024

La pittura è nuovamente protagonista con il dialogo tra le opere dei due artisti, in cui il colore grigio e l’interesse per il dettaglio fanno da filo conduttore.

La Galleria Massimodeluca presenta la nuova mostra Sedici sfumature di Grigio, bipersonale di Giovanni Sartori Braido (Venezia Mestre, 1989) e Vito Stassi (Palermo, 1980), a cura di Eva Comuzzi (dal 29 novembre 2014 al 16 gennaio 2015, inaugurazione venerdì 28 novembre 2014, ore 19).

Il titolo, riferimento ironico al best seller erotico di Erika Leonard James, al momento il più venduto della storia, è nato in modo divertente ed istintivo pensando a ciò che ad un primo, superficiale, impatto, unisce il lavoro dei due autori e il cui numero ne indica tutte le gradazioni di grigio percepibili dall’occhio umano.

“Oltre all’immediatezza e all’ironia con cui è apparso” afferma la curatrice, “mi piaceva l’idea che andasse a contrastare con i due titoli regali e colti usati nelle due precedenti esposizioni, Regio e Reginae, risultando da un lato riconoscibile e banale come la maggior parte delle cose che attraggono nella società odierna, dall’altro disorientante, così come lo sono i lavori dei due autori. La mia riflessione sulle tele e sul dialogo da instaurare fra Stassi e Sartori Braido è quindi proseguita tenendo come riferimento il libro: la freddezza di certe ambientazioni e amplessi, l’artificialità o surrealtà dei dialoghi ed in particolare il senso del controllo e l’attenzione ossessivo-feticistica del protagonista. Attenzione, che ritrovo sia nella ricerca della variazione del colore, che nell’interesse per l’oggetto/dettaglio. Dal momento che più volte è stato evidenziato il lato malinconico, silenzioso e spesso funereo della loro produzione, vorrei ora portare lo sguardo negli strati più profondi della superficie, in tutte quelle sedimentazioni che hanno formato la pelle della tela bianca e fra tutti quegli elementi che danno vita ad una quieta ma brulicante archeologia del vissuto”.

“Il mio lavoro è caratterizzato da figure enigmatiche, dall’aspetto artificiale e disumano, collocate all’interno di spazi algidi e senza atmosfera, con chiari riferimenti alla grafica computerizzata, dando a tutto ciò un forte senso di malinconia – così parla del proprio lavoro Giovanni Sartori Braido – I soggetti provengono dalle fonti più varie: vecchie fotografie, enciclopedie scolastiche, riviste nonché cinema e televisione. Sono frammenti di immagini dimenticate, provenienti da tempi e contesti diversi e riesumate dal loro oblio, collocate infine come dalla memoria di un computer fuori controllo, incapace di coglierne la loro natura”.

“Quando penso alla pittura mi viene in mente l’archeologia nella sua accezione di silenzio, di immobilità e attesa, di restituzione e ritorno alla luce. Sono queste le cose che cerco nel mio lavoro e credo che siano alcuni degli elementi che costituiscono l’essenza stessa della pittura – sostiene Vito Stassi – Cerco di superare il concetto di attualità, inteso come rappresentazione del sentire odierno. per puntare ad una dimensione atemporale e universale. La pittura vive una sua dimensione dogmatica. Una dimensione che risiede al di la della ragione e della rappresentazione puramente logica delle cose. Non a caso nell’atto pittorico vi è un momento in cui è la pittura stessa ad agire, a prendere una sua direzione. Ogni intenzione e idea a priori ‘fallirà’, verrà deviata”.

 

Galleria Massimodeluca

Via Torino 105/Q – Mestre Venezia

29.11.2014 > 16.01.2015

www.massimodeluca.it