Ven. Nov 22nd, 2024

Augusto Garau, Contrappunto, 1982, olio su tela, cm. 89x130

Da Platone in poi, filosofi, artisti, letterati e poeti si sono interrogati su come le idee si potessero tradurre in forme intellegibili per l’uomo. Dal 7 novembre al 10 dicembre 2014, con la collettiva “La forma di un’idea”, la Galleria de’ Bonis di Reggio Emilia (Viale dei Mille, 44/B) si inserisce in questo secolare dibattito, trasformando il suo spazio espositivo in una platonica “caverna”, sulle pareti della quale dieci artisti – Pino Pinelli, Umberto Mariani, Giorgio Griffa, Mario Radice, Massimo Kaufmann, Augusto Garau, James Brown, Peter Schuyff, Tobia Ravà, Armando Marrocco – dispongono le loro idee tradotte in forma.

Comunicato a cura di CSArt – Comunicazione per l’Arte

 

Ognuno di loro ha scelto un modo per rappresentare la propria idea dell’essenza dell’arte e del modo attraverso le forme che sente più vicine.

Pino Pinelli (Catania, 1938) lavora su moduli geometrici e colori primari, alla superficie e al vibrato dei quali mostra molta attenzione e li combina insieme per formare un nuovo lessico. I suoi moduli monocromi sono simboli del concetto stesso di pittura e rientrano nella corrente della “Pittura analitica”.

Umberto Mariani (Milano, 1936) ci racconta che l’essenza del suo mondo – il mondo dell’Arte – è il panneggio: un elemento che si trova nelle opere di quasi ogni epoca e che ha costituito uno dei banchi di prova principali su cui si sono misurati da sempre gli artisti.

Giorgio Griffa (Torino, 1936) è uno tra i principali e più originali esponenti della ricerca pittorica contemporanea dagli anni ’60 e membro del MAC – Movimento Arte Concreta. Griffa sembra sempre alla ricerca di una formula matematica aurea, che incarni l’idea della perfezione. In questa sua indagine senza sosta combina numeri e tratti colorati in un’armoniosa fusione di rigore e fantasia. Ha conosciuto grande fortuna negli Stati Uniti dove ha lavorato con le celebri gallerie di Ileana Sonnabend e Casey Kaplan

Mario Radice (Como, 1898 – Milano, 1987) all’interno del fervido gruppo degli Astrattisti Comaschi, si cimenta sul dinamismo plastico di forme geometriche modulari che rivelano la frequentazione di famosi architetti razionalisti Terragni, Lingeri, Sartoris e Cattaneo.

Massimo Kaufmann (Milano, 1963) usa il colore come una partitura musicale e cerca un nuovo linguaggio per tradurre il mondo in forme diverse da quelle conosciute all’occhio umano. Le opere di Kaufmann sono state acquisite da importanti musei e istituzioni come la Fondation Cartier a Parigi, Martin Gropius Bau a Berlino, De Appel Arts Center a Amsterdam, Palais Lichtenstein e Fondazione Ludwig a Vienna, Sperone-Westwater e Bronx Musem a New York, Musee d’Art Contemporaine a Nizza, Galleria Nazionale d’arte Moderna a Roma, PAC, Triennale, Collezione Palazzo Reale a Milano oltre che da musei di Graz, Sarajevo, Tel Aviv.

Augusto Garau (Bolzano, 1924) è stato uno dei fondatori del MAC – Movimento Arte Concreta e la sua produzione più nota è basata su una ricerca geometrica estremamente pulita e analitica, con campiture di colore che si intersecano a creare nuove vibrazioni tonali all’interno di rigorosi labirinti su più piani compositivi.

James Brown (Los Angeles, 1951) e Peter Shuyff (Baarn, The Netherlands, 1958) fanno parte di una serie di autori che hanno visto la loro “esplosione artistica” negli anni ’80 e che astraggono il mondo in forme più morbide e dall’aspetto “organico” rispetto agli altri autori di questa collettiva e per questo costituiscono un interessante contrappunto alla ricerca.

Tobia Ravà (Padova, 1959) è un artista di cultura ebraica e muove la sua ricerca espressiva in vari contesti dall’ebraismo, alla logica matematica, all’arte contemporanea. Laureato in Semiologia delle Arti all’Università di Bologna, allievo di Umberto Eco, Renato Barilli, Omar Calabrese, Flavio Caroli, dal 1977 espone in mostre personali e collettive in Italia, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Spagna, Brasile, Argentina, Giappone e Stati Uniti. Nel 1983 è tra i fondatori del gruppo bolognese AlcArte, attivo all’Università di Bologna (DAMS), con l’intento di coniugare il fare arte all’epistemologia.

Armando Marrocco (Galatina, 1939), esponente di spicco dell’Arte Comportamentale, legato da rapporti di amicizia e collaborazione a Pierre Restany, Lucio Fontana, Jean Tinguely. Gran parte della sua ricerca ruota intorno al ruolo della materia assemblando insieme elementi diversi. Celebri sono i suoi “intrecci”, apprezzatissimi esempi di “arte cinetica”, di cui proponiamo un esemplare in mostra. Marrocco ha realizzato anche una serie di opere monumentali come la Città Palafitta, (1988), voluta da Pierre Restany per il Parco Olimpico di Seoul in Corea. Un discorso parallelo merita l’attività dell’artista in ambito sacro con innumerevoli installazioni in varie Basiliche d’Italia. Tra le tante si ricordano gli arredi sacri della Basilica di Santa Rita da Cascia (1978-88), i tre portali bronzei del Santuario di Santa Maria di Leuca (1999), il portale bronzeo del Duomo di Lecce (2000).

La collettiva è visitabile da martedì a sabato con orario 10.00-13.00 e 16.00-19.00, giovedì ore 10.00-13.00. Per informazioni: tel. 0522 580605, cell. 338 3731881, info@galleriadebonis.com, www.galleriadebonis.com.

Collettiva con opere di Pino Pinelli, Umberto Mariani, Giorgio Griffa, Mario Radice, Massimo Kaufmann, Augusto Garau, James Brown, Peter Schuyff, Tobia Ravà, Armando Marrocco

 

Galleria de’ Bonis

Viale dei Mille, 44/B – 42121 Reggio Emilia

www.galleriadebonis.com

7 novembre – 10 dicembre 2014

Orari: da martedì a sabato ore 10.00-13.00 e 16.00-19.00, giovedì ore 10.00-13.00