Tamara Ferioli ha inaugurato la personale Heimaey giovedì 16 ottobre presso la Galleria Officine dell’Immagine di Milano. La mostra narra le esperienze vissute durante il viaggio in Islanda e, in particolare, sull’isola Heimaey, a sud della costa.
Comunicato a cura di Marilena Pitino
L’esposizione, curata da Björg Stefánsdóttir, raccoglie disegni su tela, fotografie e un’installazione che indagano il rapporto intimo tra Uomo e Natura ed esprimono il profondo legame che l’artista ha instaurato con un luogo che sembra appartenerle da sempre.
L’isola di Heimaey – letteralmente ‘Casa Isola’ – è simbolo di questa relazione: vittima, nel 1973, di un’eruzione vulcanica che ha distrutto quasi metà della città, conserva ancora oggi il calore che si sprigiona dal terreno in prossimità del vulcano e riconduce le persone a un più profondo legame con la Natura.
Per Tamara Ferioli, instancabile viaggiatrice, il viaggio ha un ruolo chiave nel suo processo creativo, durante il quale raccoglie elementi naturali, come piante, fiori, pietre, sabbia lavica, ossa e altri materiali biologici.
Il percorso espositivo comprende la riproduzione di una casa che rievoca una natura aggressiva e al tempo stesso rassicurante e protettiva. Durante il suo viaggio sull’isola l’artista si è imbattuta in una casa abbandonata incastonata nella roccia che si fondeva perfettamente con lo scenario naturale fino ad assumerne le stesse sembianze.
L’abitazione è interamente ricoperta da ossi di seppia che si espandono sul pavimento e rivelano l’evoluzione continua e ciclica della natura. Dall’interno dell’uscio si diffondono suoni e presenze naturali, registrati in Islanda, come il vento, i ghiacciai che si sfaldano, l’eco di una cascata catturato all’interno della fabbrica di aringhe abbandonata di Djupavik. L’installazione cattura totalmente lo spettatore e coinvolge oltre alla vista, anche l’udito, il tatto e l’olfatto.
Il legame profondo con la natura è anche espresso nelle tele: i soggetti sono piante, pesci, fiori, foglie e altri oggetti trovati o corpi nudi che fluttuano e si fondono con la natura per imprimere intime emozioni.
Usa il sottile segno della matita per raccontare tensioni e trasformale in visioni, che fa vivere su tele bianche dove il colore è appena accennato per enfatizzare elementi chiavi della narrazione.
In tutte le sue tele come nelle fotografie scattate durante il suo viaggio lascia traccia della sua identità, attraverso i suoi capelli rossi, dove custodisce antichi segreti.
La mostra è accompagna da un catalogo Vanilla edizioni, con testi della curatrice e di Edda Halldórsdóttir.
Officine dell’Immagine
Via Atto Vannucci 13 – Milano
Fino al 22 novembre 2014
ORARI:
da martedì a venerdì dalle 15 alle 19
sabato dalle 11 alle 19
mattina, lunedì e festivi su appuntamento.
Ingresso libero